Mentre scrivo, non so come andrà a concludersi il contratto concordato tra la Lega e il M5S e quali saranno le decisioni del Presidente Mattarella che in questi giorni ha tenuto a puntualizzare il suo ruolo certamente non notarile, unico elemento positivo che fa sperare nel fallimento di un’operazione che porterebbe al comando della nazione una forza politica che nel ventennio berlusconiano ha dettato l’agenda di governo rendendosi corresponsabile dei disastri che hanno condotto sull’orlo del baratro il nostro Paese.
L’improvvisa inversione di rotta del partito di Umberto Bossi e famiglia, la cui dinastia si interruppe con la truffa milionaria e l’allegra amministrazione, è stata voluta dall’attuale leader Matteo Salvini, assurto al comando della Lega cavalcando principalmente il tema dell’immigrazione che sta particolarmente a cuore alla gran parte degli italiani visceralmente razzista, tema che il vecchio Segretario assicurò di aver risolto con una legge ancora in vigore controfirmata anche da Gianfranco Fini.
La strana metamorfosi salviniana è proseguita negli anni recenti e particolarmente in vista della competizione elettorale, con frasi degne dei più bei bigliettini inseriti nei Baci Perugina rivolte a quegli straccioni e fetidi meridionali, a quei giovani scansafatiche e debosciati del Mezzogiorno, a quei puzzolenti napoletani che di punto in bianco sono stati deterronizzati e ritenuti degni di poter essere posti sullo stesso piano dei conterranei settentrionali.
Una commovente svolta che ha cominciato a funzionare tra tanti delusi, precari, disoccupati e incazzati di ogni genere ma soprattutto fomentata dai trombati dei vari partiti della politica locale che hanno fatto a gara per dimostrare il loro peso nelle singole realtà. Non a caso, qualche risultato dal Sud Italia è arrivato puntuale, con la punta massima del 4% in Campania, la regione del Meridione che ha maggiormente premiato il Salvini dal volto buono.
Questa Lega è una vergogna, cantava nel ’91 il mai dimenticato Pino Daniele con la sua canzone ‘O scarrafone, ma molti, affetti da quella patologia tipicamente italiana che è la perdita della memoria, hanno scordato le ridicole adunate del Carroccio tra armature e magliette con scritte anti-italiane, anti-meridionali e contro la Roma ladrona, al cui banchetto però ha mostrato negli anni del potere di sapersi ben adattare, con l’inutilità di gran parte dei ministri di cui la storia non ricorderà riforme, se non l’aver avallato le uniche leggi fatte in maniera rapida per salvare il deretano del Silvio nazionale, in queste ore restituito alla politica e al Parlamento con manovre tali che qualche sospetto sul via libera al contratto con i 5 Stelle pur è lecito avere.
La perdita di memoria da parte degli elettori, comunque, seppur riprovevole, non potrà mai superare chi della politica pretende di mostrare il volto nuovo, come il movimento pentastellato che oggi è disposto a sottoscrivere un patto con quella Lega della vergogna che per anni ha predicato la divisione del Paese. Evidentemente, è talmente forte l’intesa sul punto che interessa maggiormente il Salvini anti-immigrati.
Va detto che se la metamorfosi opportunistica del Matteo felpato è una presa per i fondelli per il Sud e anche per quella parte di Nord culturalmente diversa, quella del movimento di Beppe Grillo così attento nel far fallire il patto proposto da Bersani, con giravolte e cambiamenti nell’arco di poco più di due mesi, appare quantomeno incomprensibile per chi ha una visione della politica degna di un Paese democratico e lontana anni luce da accordi con chi in due decenni ha dimostrato incapacità di governo e nelle realtà locali è tutt’altro che modello rappresentativo di una sana e trasparente gestione.
A ogni modo, nelle prossime ore sapremo se questo nostro amato Paese sarà governato, con un ruolo primario, da una forza già ampiamente sperimentata e facente parte di quella coalizione che ha lasciato il marchio del malcostume e dell’incapacità di riformare la nazione e salvarla dal baratro cui l’ha condotta per mano e constateremo fin dove il movimento della rivoluzione e dei vaffa è stato capace di arrivare pur di andare al potere. Solo così avremo il sacrosanto diritto di chiedere l’attuazione di tutte quelle promesse che sanno tanto di proponimenti in stile renziano.
15.05.2018 – By Nino Maiorino – Antonio, io sono convinto che i due stiano prendendo per i fondelli Mattarella e tutti gli italiani, in quanto non riusciranno mai a trovare una “quadra”; e se pure trovassero qualche intesa, non troveranno mai una persona che sarà disponibile a fare il “loro” premier perchè, in tal caso, sarebbe un pedissequo esecutore di un programma al quale non ha contribuito: a quel punto Mattarella dovrebbe designare un “suo” candidato premier che non avrà l’appoggio del parlamento che dovrà essere sciolto e si tornerà alle urne, ma non prima del prossimo anno in quanto occorre almeno giungere a fine anno per approvare la legge finanziaria e scongiurare l’aumento dell’iva. Questo è lo scenario che intravedo, mi chiedo solo se Mattarella sarà all’altezza della situazione (credo e spero di si) ma io avrei preferito che ci fosse ancora Re Giorgio che aveva un’altra tempra. Comunque staremo a vedere e …in bocca al lupo (spero che ci vadano i due bellimbusti!!!)
Per carità, il re Giorgio, meno male che c’è ne siamo liberati. Mattarella fino ad ora mi è sembrato rispettoso dei suoi limiti e del rispetto della Cistituzione.