Richard Long nel 1967, l’anno dopo la pubblicazione del viaggio di Tony Smith, realizza A Line Made by Walking, una linea retta scolpita sul terreno calpestando l’erba. Quest’azione, racconta Francesco Careri nel suo Walkscapes, produrrà un segno che rimarrà impresso soltanto nella fotografia scattata in quel momento e che il crescere dell’erba farà scomparire nuovamente.
A Line Made by Walking diventa quindi un momento molto importante nella storia dell’arte contemporanea, perché è allo stesso tempo radicale e così semplice nella sua forma. Rudi Fuchs la paragona al quadrato nero di Malevič: una fondamentale interruzione nella storia dell’arte. Guy Tosatto, invece, la considera uno dei gesti più singolari e rivoluzionari della scultura del XX secolo. Hamish Fulton, artista inglese che ha spesso accompagnato Long nelle sue erranze, valuta l’opera dell’amico come uno di lavori più originali dell’arte occidentale del XX secolo. A soli ventitré anni Long combina due attività apparentemente separate: la scultura (la linea) e il camminare (l’azione). A Line (Made by) Walking. Con il tempo la scultura sarebbe scomparsa.
La linea infinita di asfalto nero di Smith, anche se non diventa un oggetto vero e proprio, riesce comunque a prendere forma, e la stessa sensazione di infinito viene prodotta da A Line Made by Walking. Si tratta di un segno, fermato da tutto quello che lo circonda, da tutto quello che quindi diventa un ostacolo fisico, che ne chiude la visuale, ma se non fosse per questi impedimenti, potrebbe non fermarsi mai e percorrere tutto il pianeta. Careri scrive che l’erba calpestata racchiude in sé la presenza dell’assenza: un’assenza dell’azione, del corpo e dell’oggetto. Inesorabilmente, però, si tratta proprio dell’azione di un corpo e di un oggetto, di qualcosa che si trova tra la scultura, una performance e un’architettura del paesaggio.
Tutte le opere, sia di Long che di Fulton, che sono state create successivamente, racchiudono in sé il desiderio di continuare questo primo gesto, anzi arricchirlo, seppur con il passare del tempo, di questo loro passaggio non resta traccia.Non c’è il tempo, ciò che conta davvero è il camminare, lo spazio naturale che fa da sfondo è un paesaggio primordiale, e già la presenza dell’artista rappresenta un atto simbolico, quel segno che c’è, ma che poi non è più visibile.
Careri scrive che per Fulton il camminare non è altro che la celebrazione del paesaggio incontaminato, un pellegrinaggio rituale nella natura. Fulton ha una forte preoccupazione e sensibilità verso l’ambiente e il suo lavoro e i suoi viaggi possono essere spesso letti come una sorta di protesta: Il mio lavoro può inserirsi evidentemente nella storia dell’arte, ma mai nel passato c’è stata un’epoca in cui le mie preoccupazioni avevano tanto significato come oggi […] gli spazi aperti stanno sempre più scomparendo […] per me essere nella natura è una forma di religione immediata. Del resto, Long riconosce che la natura produce molto più effetto su di me che non io su di lei. Per questi due artisti la natura e Madre Terra coincidono, un luogo inviolabile dove è possibile camminare, disegnare, spostare pietre, ma non è concesso trasformarlo in modo radicale.
Partendo da questo presupposto, Long e Fulton prendono le distanze dagli artisti della Land Art, perché la considerano un’arte troppo invasiva, che tende a trasformazione in maniera eccessiva il paesaggio, mentre la loro ricerca affonda le radici nella cultura del megalitismo. Long interviene senza apporti tecnologici, senza incidere in profondità la crosta terrestre, si limita a trasformarne soltanto la superficie in modo reversibile. Careri scrive che il mezzo attraverso cui Long compie la sua arte è il solo corpo, le possibilità di movimento sono dettate dagli sforzi delle braccia e delle gambe; quindi la pietra più grande utilizzata è quella che è possibile spostare con la propria forza e il percorso più lungo è quello che il suo fisico può sostenere in un certo periodo di tempo.
L’artista con il suo corpo misura le proprie percezioni, i cambiamenti dovuti agli agenti atmosferici, usa il suo camminare per cogliere il mutare della direzione dei venti, dei suoni, della temperatura. Long non fa altro che individuare dei punti che hanno tra loro degli intervalli che seguono una direzione specifica, un ritmo particolare e anche in questo trova una radice primordiale: la geometria come misura del mondo.