Negli anni bui del leghismo più sfrenato, dei respingimenti, del reato di clandestinità e di tutte le idiozie e proclami del padre padrone di quel movimento che ha dettato per quasi vent’anni l’agenda dei governi Berlusconi, una giovane Laura Boldrini, giornalista e portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’ONU, non mancava occasione di prendere posizione contro le politiche razziste e contrarie all’accoglienza.
Dopo aver lavorato in una piantagione di riso in Venezuela e aver viaggiato in tutti i paesi dell’America Latina, tornata in Italia condivise molte scelte dell’allora segretario e fondatore di SEL Nichi Vendola e, nel marzo 2013, al quarto scrutinio, venne eletta Presidente della Camera dei Deputati.
Da quel momento, già nel corso dello stesso mese, non si fece attendere il primo attacco di uno dei giornali di Silvo Berlusconi alla donna che aveva osato contrastare le continue posizioni razziste della Lega, con l’appoggio o, peggio, con il silenzio degli alleati della coalizione.
Da subito, fu un susseguirsi di invettive sui social contro la Presidente della Camera, mediante post a opera di singoli e fantomatici giornali online che hanno pubblicato, in questi tre anni, ogni sorta di bufale e falsità, corredate, talvolta, anche di foto di personaggi noti del mondo dello spettacolo come Jessica Jones, indicandola come la sorella della Boldrini, Luciana, purtroppo scomparsa da tempo, responsabile di 340 cooperative di assistenza agli immigrati.
Non sono soltanto le bufale e i tanti creduloni morbosi felici di poter attaccare un’esponente delle Istituzioni e, per giunta, donna, ma anche le decine e decine di idioti che, a ogni post della Presidente su Facebook, pubblicano commenti con ogni sorta di offese e volgarità intrise di odio sessista, tanto da indurla a pubblicarne qualche squallido esemplare in occasione della recente giornata contro la violenza sulle donne.
Rilevo con amarezza che sono anche tanti, i cosiddetti “normali”, a mostrare consenso a questa campagna vergognosa che dà ragione al compianto Umberto Eco che dichiarò che i social danno diritto di parola a legioni di imbecilli e, aggiungo, utili idioti di una politica becera e ignorante.