Era l’anno 2000 quando su iniziativa della Primary Flight, un’associazione che aveva come scopo di creare un museo all’aperto in una delle zone degradate di Miami dove c’erano degli insediamenti industriali e depositi vari, furono invitati numerosi artisti del mondo a decorare i muri di edifici abbandonati.
L’idea non sfuggì a Tony Goldman, un immobiliarista proprietario di buona parte degli immobili della zona, nonché appassionato d’arte, il quale mise subito a disposizione degli artisti convenuti da più parti del pianeta i muri delle strutture in disuso, che con il passare del tempo cominciavano ad assumere colori e motivi che pian piano sembravano cancellare quel degrado che aveva reso la zona sempre meno frequentata.
L’area indicata da Goldman andò sempre più allargandosi e fu ben presto denominata Wynwood Walls, oggi il più grande street artist museum al mondo con decine di gallerie d’arte, negozi e ristoranti. La zona fa parte di Midtown Miami ed è ancora oggetto di consistenti interventi immobiliari, essendo divenuta di grande attrattiva turistica e ritrovo di giovani. Un quartiere degradato in pochi anni divenuto centro di interesse di artisti di tutto il mondo, inserito negli itinerari turistici e divenuto punto di riferimento di molti ragazzi nelle serate del fine settimana e non solo.
Un’idea che mi ha riportato ai graffiti di recente definizione a Napoli nei quartieri Sanità, Spagnoli, Ponticelli e Forcella, realizzazioni di bravi artisti inseriti in contesti urbani differenti storicamente ma simili in quanto a degrado sociale, tuttavia ben lontani da scritte e disegni improvvisati con bombolette spray che imbrattano vagoni e stazioni, pur essendo testimonianze di creatività giovanile cittadina.
A Wynwood, artisti provenienti dal Giappone e dall’America latina espongono nelle numerose gallerie d’arte riscuotendo successo di pubblico e di vendita. Perché non ipotizzare una maggiore diffusione di esempi di street art nella città di Napoli? Di certo, potrebbe rappresentare una buona occasione di valorizzazione di zone come i Quartieri Spagnoli dove potrebbero tornare a vivere botteghe artigianali e luoghi espositivi e intensificarsi ulteriormente l’apertura di ristoranti, trattorie e centri di ritrovo al fine di riportare vivibilità per gli abitanti stessi della città e dei turisti sempre più numerosi che da qualche anno scelgono il capoluogo campano per le loro vacanze. Non ultimo, si potrebbe rivitalizzare la piccola economia dei quartieri coinvolti.
Wynwood si è sviluppata da un’idea di un’associazione culturale che ha incontrato i favori di un imprenditore il quale al business ha unito la sua passione per l’arte, un’idea che oggi definiremmo nata dal basso, senza incorrere in una maledetta burocrazia, che ha facilitato il progetto di recupero di un’ex zona industriale in disuso e occupata da ambienti malavitosi. Una realtà adesso in crescita che ha modificato l’economia e la realtà ambientale senza drammi, soltanto con grande determinazione e voglia di cambiare.