Leggere questo libro è come mandar giù un boccone appetitoso che lascia un retrogusto amaro: la piacevolezza della lettura fa i conti con la crudezza della vita che racconta. È un viaggio nell’uomo moderno, alla ricerca del suo inconscio attraverso l’analisi dei suoi vizi.
Racconti di sale, polvere e cemento è l’ultimo lavoro degli Alieni Metropolitani, un gruppo di ragazzi evidentemente disincantati che ha deciso di guardare in faccia la realtà in cui vive, con occhi aperti e nessuna paura di scoprire cosa c’è dietro. E quello che vede lo racconta, soprattutto sul web.
La sua storia ha inizio nel 2011, sotto la spinta di un professionista nel settore delle comunicazioni, Giorgio Michelangelo Fabbrucci, ormai stanco di doversi adattare a un mondo che mal si adattava a lui. Di qui l’esigenza di scrivere la sua disapprovazione, il suo distacco da un contesto che non sentiva appartenergli: è così che è nata la corrente letteraria, Alieni Metropolitani non a caso.
Il loro percorso è andato avanti, nel tempo, arrivando ora a concretizzarsi materialmente con una raccolta di racconti che contiene tutti gli ingredienti per infondere nel lettore stupore e rinnovata consapevolezza.
Si tratta di un’immersione nel proprio mondo, fatto di sale, polvere, cemento e un egocentrismo che ormai colpisce tutti i figli del XXI secolo, chi più chi meno. La trama, o meglio gli argomenti trattati, si intuiscono già dando una scorsa veloce alle tre sezioni in cui il libro è diviso: Alienazioni – che non poteva certo mancare – La fine dell’umanità e Leggende metropolitane.
Nel lavoro, curato da Andrea Corona, cinque autori propongono i loro punti di vista sul mondo, e ognuno riesce ad arricchire il lettore in modo diverso: qualcuno con domande aperte e problemi irrisolti, altri con il sorriso, senza rinunciare mai a una sprezzate e lucida ironia.
Il dibattito postmoderno è aspro, critico e intriso di futurismo. Soprattutto, ciò che emerge con maggior chiarezza è l’insoddisfazione che prorompe dalla voce dei giovani che sono “fuori dal coro”, che non riescono a identificarsi nei modelli che propone la città di cemento.
Nel libro vengono messe in discussione le basi stesse sulle quali poggia la nostra società: l’apparenza, la superficialità del consumismo compulsivo, l’ossessione per la perfezione, l’esigenza di produrre, produrre senza sosta, dimenticando, nel processo di mercato, il produttore stesso: l’uomo.
Il vero soggetto della raccolta è proprio lui: l’uomo disumanizzato, alienato, in una società che di vero sembra conservare ben poco, gettando invece l’essere umano in un vortice di caos e finzione. La follia, in questo contesto, sembra essere l’unica conseguenza, o, forse, una possibilità di salvezza. Una cosa è certa: non identificarsi nei protagonisti delle storie narrate, sembra impossibile. Che si sia pronti ad accettarlo o meno, siamo tutti Alieni Metropolitani.