Il Comune di Napoli vive, forse, il momento più difficile dall’insediamento dell’attuale Sindaco della città, Luigi de Magistris. Tiene banco, infatti, da un paio di mesi, una noiosa discussione circa il bilancio comunale, ormai prossimo al dissesto e catalizzatore di tutte le attenzioni avverse al Primo Cittadino partenopeo, dalle forze politiche opposte alle associazioni presenti sul territorio.
È notizia di appena pochi giorni fa che un gruppo di sodalizi attivi del capoluogo campano ha scritto al Parlamento chiedendo che il nuovo pacchetto di aiuti previsto per i Comuni in pre-dissesto non sia erogato anche a favore della città all’ombra del Vesuvio: Riteniamo che il nuovo pacchetto di aiuti ai Comuni in pre-dissesto non sia assolutamente auspicabile se concesso anche alle amministrazioni comunali che manifestamente hanno fallito gli obiettivi dei piani di riequilibrio e che non hanno avviato alcun percorso di risanamento, come il Comune di Napoli.
A farsi firmatari della suddetta lettera indirizzata a Montecitorio Assoutenti, Cittadinanza Attiva, Comitato Porto Salvo, Associazione Mario Brancaccio, Comitato Civico Posillipo e alcuni membri del Coordinamento delle Associazioni civiche. Da Palazzo San Giacomo, intanto, non filtra alcuna reazione.
Uno strano tempismo, non c’è che dire. Avevamo già trattato la disputa associazioni-Sindaco in un articolo dell’11 ottobre scorso, analizzando come, con una straordinaria scelta di tempo, le associazioni cittadine avessero atteso il secondo – e quindi ultimo – mandato del leader di DemA per puntare il dito contro le criticità a cui la giunta da lui guidata non fosse stata ancora in grado di fronteggiare, peccando però di una memoria corta che non ricordava, ai fini di un’analisi onesta, del dissesto finanziario trovato all’indomani del primo insediamento e, ancor più, dell’occasione concessa dallo stesso de Magistris di condividere con le suddette associazioni il dibattito relativo alla cosa pubblica, facendosi promotore del risveglio di una coscienza popolare sopita sotto le disastrose amministrazioni precedenti firmate PD.
Questioni spinose come il piano per la riqualificazione di Bagnoli prima, e la crisi di ANM poi, oltre all’approvazione di bilancio in sede di Consiglio Comunale – mettendo in allarme il Sindaco anche sui numeri stretti della sua maggioranza – si sono ben prestate, quindi, a questo squallido gioco di forza che non prevede contraddittorio e non prende in considerazione tutti quei fattori che incidono sulle scelte di Palazzo San Giacomo.
Uno strano tempismo – dicevamo – che pare non solo non tener conto delle azioni discriminatorie di Regione e Governo a discapito del capoluogo campano, ma altresì non dimostra un concreto interesse a collaborare per un progresso concreto da cui trarre vantaggio in quanto cittadini della stessa città, svelando soltanto una spropositata voglia di ribalta. Si sa, i riflettori spesso accecano e facilmente capita di perdere l’orientamento sul palco.
Nei giorni in cui il Senato salva attraverso un provvedimento da quaranta milioni di fondi europei il servizio di trasporti pubblico di Torino, il GGT, anch’esso sul lastrico e a rischio di ingenti licenziamenti, e pochi mesi dopo la vergogna tutta campana che racconta di uno stanziamento da parte della Regione a favore di EAV e AIR, dimenticando proprio la principale azienda di mobilità cittadina, la ANM, una lettera al Parlamento indirizzata a incoraggiare l’ennesima mazzata verso una città già dimenticata dalle istituzioni, nonché la propria casa, è qualcosa che – ci consentiranno – appare quantomeno paradossale.
Come può un cittadino partenopeo che, per di più, attraverso molte di queste associazioni, sbandiera appartenenza qua e là, a volte anche in maniera anacronistica rispolverando obsolete bandiere del Regno, votare contro la propria terra, il luogo in cui i propri figli crescono, a noi risulta sinceramente difficile da comprendere. Anzi, questa improvvisa e fervente protesta, che addirittura stigmatizza l’amministrazione per i calcinacci caduti nella Galleria Laziale, appare strumentalizzata ad arte dalle forze politiche contrapposte a de Magistris, pronte a promettere cose che però – e qui torna la memoria corta – non hanno mai adoperato negli anni in cui la città era nelle mani di simboli diversi da quello dell’attuale Sindaco.
È un peccato che gruppi nati successivamente al riscetamento auspicato dall’ex magistrato e altri tornati in auge successivamente a provvedimenti come Monumentando dimentichino il nulla nel quale la propria voce si perdeva solo fino a sei anni fa, quando era la criminalità organizzata a fare il braccio di ferro con lo Stato per la questione rifiuti.
Oggi che il dibattito sui luoghi restituiti alla cittadinanza è aperto, è triste che questa occasione di confronto, invidiata in altre città d’Italia governate dalla sovrana legge della rete, non venga adoperato per un’analisi onesta dei difetti che certamente questa amministrazione ha dimostrato di avere e degli errori che certamente ha commesso, al pari delle difficoltà a cui si è dovuta rapportare.
Le idee in contrapposizione sono la base del progresso, appartenere a simboli e partiti diversi è lecito e garantisce un principio sacro quale la democrazia. Si può, come noi, non chinare il capo né agli uni né agli altri, ma un’opposizione priva di criterio, spesso di coscienza, spinge questo giornale verso tutta quella fetta di popolazione che, invece, nel movimento arancione ha trovato un’occasione di rilancio culturale atteso da sempre, un’appartenenza calpestata da una stampa spesso troppo reattiva nel mettere in mostra solo gli spari e la cronaca nera di alcuni quartieri. Ci sprona a offrire spazio a tutte quelle associazioni che nel freddo delle periferie, territorio di malavita, prive della bella vista delle zone bene, hanno proposto un’alternativa alla gente di quelle strade dimenticate, grazie all’aiuto delle municipalità e alla vicinanza delle istituzioni, applaudite pochi giorni fa in Parlamento da tutte le forze politiche presenti in aula per ciò che riguarda la rinascita di Scampia.
La libertà è il più grande dei doni, al pari della diversità e della multiculturalità, e Napoli, negli ultimi anni, è balzata alle cronache autorevoli per un atteggiamento in contrapposizione alla chiusura spesso razzista registrata in altre aree d’Italia, dimostrando una capacità di ascolto fuori dal comune, al netto di tutti i suoi difetti ancora da combattere.
Parlare di problemi reali o presunti senza offrire una mano per superarli, o quantomeno proporre una via alternativa a quella battuta da chi di dovere, puntare il dito chiudendo lo sguardo al contesto in cui le criticità si sviluppano, addirittura arrivare a remare contro se stessi, contro la propria città, auspicando dal Parlamento ciò che negli ultimi anni gli è riuscito meglio, ossia ignorare le realtà del Sud e le proprie difficoltà, è qualcosa che non può trovare accoglienza.