Periodicamente sul web prendono vita nuove tendenze, spesso scabrose o depravate, caratteristiche che garantiscono un’altissima viralità a quelle iniziative che, invece, meriterebbero di sparire nel momento stesso in cui la mente umana ne produce l’idea.
In molti casi, inoltre, basta davvero poco – un episodio neanche accertato – per accendere la fiamma della fantasia di molti giornalisti ed etichettare un singolo evento con un’espressione con la quale, da quel momento, si identificherà un fenomeno il cui livello di diffusione è ancora sconosciuto.
È il caso di Pull a pig, lemma che in pochi giorni è arrivato a un vasto pubblico di utenti di internet e che fa riferimento a una presunta moda tra ragazzi di sedurre la più brutta e grassa del locale in cui si trovano. Il significato letterale dell’espressione è, infatti, Prendi un maiale.
Tutto è partito dalla denuncia da parte di una ventiquattrenne inglese, Sophie Stevenson, a Jesse Mateman, un ragazzo olandese di ventun anni. I due si sono conosciuti in un viaggio a Barcellona, dove pare che tra loro sia scattata la scintilla. La ragazza, infatti, ha affermato di aver mantenuto i contatti con Jesse anche dopo il rientro, ognuno nel suo Paese, fino a decidere di rivedersi. Sophie avrebbe, quindi, comprato un biglietto aereo e sarebbe volata ad Amsterdam per incontrarlo ma, una volta arrivata nell’hotel concordato, avrebbe trovato un messaggio per lei con su scritto Era tutto uno scherzo, sei stata pigged.
Dal suo canto, il giovane olandese ha dichiarato che questa storia è inventata. È una caccia alle streghe. Dopo quel pezzo su Geenstijl (un blog olandese), i miei genitori, mia sorella e io siamo stati minacciati.
È soltanto la parola di Sophie contro quella di Jesse, quindi.
Sembra difficile risalire alla verità, giacché il ragazzo mette in dubbio anche la partenza di lei per Amsterdam. Non ci sarebbe mai stata alcuna storia fra i due, nessun flirt che possa averla spinta a prendere un volo per rivederlo.
Come succede per la maggior parte delle tendenze, nonostante esistano già da anni, si inizia a parlarne soltanto quando il giusto scoop le rende interessanti. Così, sebbene non si possa verificare la veridicità dell’evento, è bastato questo racconto per portare a galla una realtà molto dolorosa che riguarda le ragazze sovrappeso. Diversi sono i giochi e le scommesse che prevedono il loro adescamento, per poi insultarle e umiliarle in privato – come nel caso del Pull a pig – o di fronte agli amici complici.
Già da tempo, infatti, si accennava non solo alla pratica del Prendi un maiale, ma anche a scommesse come il Fat girl rodeo: si abborda una ragazza grassa mentre balla in un locale e le si sussurra yee-hah o, addirittura, frasi come sei bruttissima e da quel momento si conta quanto tempo il ragazzo riesca a resistere accanto a lei, che nel frattempo tenta di respingerlo.
Sono vere e proprie molestie nei confronti di una categoria molto comunemente presa di mira da bulli e individui che non hanno ancora chiaro il concetto di rispetto verso il prossimo. Sono persone che vengono infastidite per puro divertimento, trattate come obiettivi da centrare per scommessa, la cui umiliazione e sofferenza diviene motivo di diletto.
C’è chi addirittura difende azioni del genere affermando che alle ragazze piace perché si sentono al centro dell’attenzione, oppure che semplicemente se lo meritano per la scarsa attenzione che dedicano alla loro salute.
O dimagrisci o convivi con gli insulti. Come se esistesse, da qualche parte nell’umanità come principio, una valida ragione per mortificare qualcuno per il modo in cui conduce la propria vita e cura la propria persona. Le cause di tale superficialità e crudeltà, inoltre, sono spesso devastanti per le vittime, poiché molte di esse fanno da tempo fatica ad accettarsi da sé, e cadere nel mirino di simili individui significa ricevere il colpo di grazia. Piuttosto che decidere se certe azioni e parole siano meritate o meno, giuste o sbagliate, bisognerebbe ricordare che ci sono persone che vivono insicurezze e incubi che noi, con un gesto incurante e che ci fa sorridere, alimentiamo in maniera determinante e, in certi casi, fatale.