Sono giorni di grande fermento misto a sorpresa per i coraggiosi ragazzi che nel cuore della Scampia di Gomorra, lì dove in quarant’anni un centro aggregativo per arti e laboratori non era mai sorto, hanno dato vita a una libreria che è anche una bottega di mestieri e prodotti tipici di una terra spesso dimenticata. Sabato scorso, alla presenza di centinaia di amici e curiosi La Scugnizzeria ha aperto le porte con l’intenzione, come nella fiaba di Peter Pan, di non girare più la chiave nella toppa. Da quella data, tante le TV regionali, italiane e persino estere che si sono avvicendate per raccontare la realizzazione del sogno impossibile. Dopo il taglio del nastro da parte dell’Onorevole Michela Rostan, anche il mondo della politica rende omaggio agli spacciatori di libri. L’ultimo a visitarne i locali, infatti, è stato Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, accolto oltre che dai proprietari Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo da un folto numero di scugnizzi del quartiere che non si sono fatti sfuggire l’occasione di sfidare l’ex segretario del Partito Democratico a una partita di biliardino così come faceva Antonio Landieri prima di essere colpito alle spalle, innocente, dal fuoco della camorra.
Il Ministro ha piacevolmente preso coscienza delle attività che La Scugnizzeria promuove come alternativa alla malavita e delle difficoltà che purtroppo si affrontano nel proporre una strada nelle periferie apparentemente inesistente o quantomeno impervia da praticare come l’arte, quindi, come per tradizione napoletana, ha lasciato il suo contributo per l’iniziativa del libro sospeso, da donare poi a qualche lettore meno abbiente.
Successivamente alle foto di gruppo, alle immagini scattate direttamente dal cellulare personale alle curiosità offerte dal posto, ai saluti e agli auguri di rito, Dario Franceschini si è concesso ai nostri microfoni, in esclusiva assoluta, per alcune domande sul suo ultimo libro, Disadorna, nelle librerie già da una settimana.
Ministro Franceschini, a proposito di librerie, di libri, Lei ha appena pubblicato il Suo ultimo scritto, Disadorna. Ce lo racconta?
«È difficile da raccontare. Si tratta di racconti alcuni molto brevi, altri nella mia testa sono capitoli primi di romanzi che mi impegnerò a terminare e che sono anche una sfida al lettore, un invito a proseguire come vuole.»
In Disadorna i racconti, appunto, sembrano incipit. Potrebbe essere un esercizio di creatività, di scrittura, oltre che di lettura. Ci aveva pensato?
«Mi piace molto l’idea che il lettore sia lasciato libero. L’autore quando ha finito di scrivere dovrebbe scomparire e lasciare totalmente libero il lettore. Del resto, lo stesso libro nelle mani di dieci persone prende la forma di altrettante storie diverse, con le facce diverse dei personaggi, con le storie interpretate ognuna a proprio modo. Racconti così brevi aprono, fanno entrare nella trama e poi lasciano la possibilità di proseguire in autonomia.»
L’ultimo racconto del Suo libro tratta di un ex Ministro che, colto da Alzheimer, dimentica la passione della sua esperienza politica, e per recuperarla si serve di una giovane, la nipote diciassettenne, e del suo luogo d’origine, Ferrara. Assomiglia un po’ a uno spot, a un monito alla politica attuale, non Le pare? O è ciò di cui Lei stesso ha paura?
«L’autore non deve darne un’interpretazione autentica. Se è autobiografico, se rispecchia o meno aspetti della vita di chi lo ha scritto è comunque un’attività che spetta al lettore determinare.»
C’è una forma di pregiudizio, secondo Lei, dietro la lettura di un libro scritto da un Ministro? Ci si fa influenzare dalla propria tifoseria politica?
«Assolutamente sì. Soltanto in Francia, dove non ho un ruolo pubblico, dove non sono conosciuto come un personaggio politico, ho provato l’ebrezza di essere soltanto uno scrittore. Che in Italia questo passaggio di separazione delle due sfere personali risulti difficile lo capisco, si fa fatica quasi a immaginare che un Ministro possa scrivere un libro di narrativa. È complicato… però non dispongo di due vite, quindi ho fatto tutto in questa.»
Franceschini, ci lascia con la promessa che viene a presentare Disadorna qui a Napoli? Magari con noi di Mar dei Sargassi?
«Assolutamente sì.»