Hermann Hesse, artista dalla disarmante poliedricità, è l’autore tedesco del XX secolo più letto nel mondo. Numerose le maschere letterarie da lui magistralmente costruite: Peter Camenzind, Demian, Siddharta, Harry Haller (il famoso Lupo della steppa), Narciso, Boccadoro, Josef Knecht (lo stimato maestro del giuoco delle perle di vetro) e molte altre ancora. I suoi protagonisti sono tutti Suchende, persone alla continua ricerca di sé, viaggiatori che si interrogano sui rapporti che intercorrono tra loro e il mondo. Centrale nella poetica dello scrittore è il tema della polarità, ossia la reciproca dipendenza di due elementi contrapposti, che attraversa ogni singolo spazio della sua produzione. Dualismi che Hesse cerca di risolvere in unità, come in Narciso e Boccadoro, dove prende in esame i contrasti tra spirito e natura, tra eros e logos, tra arte e ascesi, tentando una loro possibile integrazione e conciliazione.
Lo spirito non può vivere nella natura, ma solo di fronte a essa, come suo contrapposto.
Hesse è influenzato dalla teoria di Nietzsche esposta ne La nascita della tragedia dallo spirito della musica e, in particolare, si rifà all’idea secondo cui fin dall’inizio la cultura occidentale si è formata su un terreno lacerato da principi e impulsi vitali contrastanti: l’apollineo e il dionisiaco. L’apollineo è l’emblema della razionalità, della misura, dell’ordine; il dionisiaco è il principio del caos e della distruzione ma anche della creazione e della liberazione. In sostanza, entrambi riflettono le due nature opposte di Narciso e Boccadoro.
Narciso è un religioso, dedito allo studio delle scienze e amante della lingua greca e latina; Boccadoro un artista vagabondo che si lascia sedurre dalla vita e dai piaceri del mondo. Il primo, dotto e ascetico, è espressione della dimensione spirituale; il secondo, curioso e inarrestabile, di quella materiale. Tra i due nasce un’amicizia intensa che affonda nel terreno della diversità le radici di un legame indissolubile. Destinato a una brillante carriera religiosa, Narciso è capace di leggere l’animo delle persone, un’abilità che viene straordinariamente fuori con Boccadoro, inviato dal padre nel convento di Mariabronn affinché riceva una rigida educazione, e che in uno dei colloqui confessa all’amico di essere tormentato dalla figura della madre, morta prematuramente, avvolta da un alone di mistero. Narciso impara subito a conoscere e riconoscere la natura diversa dell’altro, inadeguata alla vita religiosa perché natura d’artista.
Noi due caro amico siamo come il sole e la luna, il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro ed imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto, il nostro completamento.
Abbandonato il convento, inizia il lungo pellegrinaggio di Boccadoro: incontra e si innamora di alcune donne, vive diverse avventure, fa esperienza del mondo, apprende l’arte della scultura. E così, mentre la vita di Narciso si svolge al sicuro, al riparo dal mondo e dalla storia, la sua esistenza si consuma sotto il tetto stellato, esposta continuamente alle intemperie del cuore. Tutto ciò che Boccadoro trova alla fine di ogni strada è soltanto l’ombra di un altro viaggio; ciò che cerca è il viso di sua madre, che indossa di volta in volta vesti diverse: quelle delle donne che ama, della natura e dell’arte. Ed è proprio quella madre, quel ritorno all’essenziale, all’originario, che sembra costituire il senso del suo vagare che rende incerta la costruzione della propria identità.
Ma come vuoi morire un giorno, Narciso, se non hai una madre? Senza madre non si può amare. Senza madre non si può morire: è questo il testamento di Boccadoro, lasciato in eredità all’amico e ritrovato alla fine del suo cammino. Parole che scuotono l’animo di Narciso mettendo in discussione un’intera vita trascorsa nelle aride regioni della mente, un’intera vita spesa nell’esercizio dello spirito per giungere alla Verità. Narciso e Boccadoro, apollineo e dionisiaco, spirito e natura si nutrono a vicenda, siedono ai poli opposti di una catapulta che tenta invano di trovare un equilibrio duraturo: non si possono sintetizzare ma solo incontrare a metà strada.