Francesco Carrasco, classe 1985, nonostante la giovanissima età è il Presidente dell’Arcieri Club Napoli con sede a Scampia, un vero e proprio punto di riferimento per lo sport dell’area nord napoletana. Chiunque, per quelle strade – e non solo – conosce lui e i suoi piccoli, grandi Robin Hood, anche grazie all’incetta di titoli conquistati sui campi di gara campani, nazionali, e persino esteri. L’impegno, poi, che l’associazione promuove nel sociale la rende un fiore all’occhiello per l’intera città metropolitana.
Tuttavia, nonostante un titolo mondiale in bacheca – vinto da Anna, sorella minore di Francesco – e una stella al merito riconosciutagli dalla federazione, l’Arcieri Club rischia di chiudere i battenti dopo nove anni di battaglie.
Francesco, cosa succede all’Arcieri Club Napoli, come mai c’è il rischio di vedervi sparire?
«Il silenzio e l’indifferenza sono, da sempre, i più grandi nemici di questo mio adorato quartiere. Fa comodo a tutti parlare di una Scampia che spaccia, che spara, che delinque, ma la realtà è un’altra ed è fatta di associazioni come la nostra che, però, ai politici non interessano se non in momenti di campagna elettorale o durante passerelle opportunamente riprese dalle telecamere. Non appena l’obiettivo si sposta e la luce si spegne, si spegne pure la speranza a cui ci aggrappiamo. Sono ben nove anni che gestiamo con le nostre sole forze l’Arcieri Club e i risultati che abbiamo ottenuto in Italia e nel mondo sono un grande motivo d’orgoglio, soprattutto in relazione ai nostri sforzi. Siamo vittime di un sistema che non ci vede, che non ci ha mai concesso l’utilizzo di una sede per gli allenamenti, e la palestra che, a oggi, adoperiamo ha costi per noi insostenibili. Abbiamo più volte chiesto un aiuto, un’agevolazione, ci hanno sempre chiuso le porte in faccia. In nove anni un Paese come la Grecia fallisce, elegge un nuovo governo, si rialza, si risana. Qui non cambia mai nulla.»
Raccontaci meglio, quanto pagate alla città metropolitana per l’affitto dei locali e di cosa avreste bisogno, invece?
«La nostra difficoltà principale sta nel tariffario proposto dalla città metropolitana per la palestra che utilizziamo per gli allenamenti: dodici euro l’ora nei giorni feriali e dieci per i festivi. Per una realtà economica come quella di Scampia, in cui la metà delle famiglie che da noi iscrive i propri figli non gode della possibilità di accollarsi quelle spese, quel tipo di richiesta è criminale, volta a scoraggiare l’approccio al nostro sport. Allora, entriamo noi in gioco, garantendo comunque a quei ragazzini in difficoltà di allenarsi ugualmente. Ma un bambino, un giovane che tira con l’arco vuol dire visite mediche, assicurazione, tasse, iscrizione alla federazione, attrezzatura, spesso iscrizione alle gare. Ho chiesto, quindi, un aiuto, un’agevolazione nei costi. Non voglio avere spazi gratis, tantomeno sovvenzioni, voglio però che venga garantito a questi ragazzi di praticare lo sport che amano.»
Qual è stata la risposta della città metropolitana di Napoli?
«No. Una perentoria chiusura dal momento che soltanto una ONLUS può avere accesso a questo tipo di trattamenti particolari. Non accorgersi del nostro impegno sociale, però, è da ciechi: abbiamo coinvolto cinquecento bambini delle scuole in maniera gratuita, accollandoci le intere spese; abbiamo promosso programmi di inserimento nel mondo del lavoro per i ragazzi dell’ITIS Galileo Ferraris in modo da impiegarli come istruttori nei villaggi turistici durante la pausa estiva, stipulando accordi anche con un’agenzia d’animazione; abbiamo portato un nutrizionista a parlare di sport e alimentazione; a breve partirà un progetto di prevenzione rivolto alle donne, con mammografie gratuite, coniugando attività sportiva e salute. Insomma, cosa dobbiamo fare di più?»
Ce l’hai la risposta?
«Io no, ma loro sì: delinquere! Mi assumo la responsabilità di quanto dichiaro: spesso ci hanno invitato ad andare contro la legge. Pagate la palestra per un’ora soltanto, poi, usufruitene per quanto tempo vi serve. Roba del genere. Il nostro sport è fatto di armi, frecce, non rischierei mai la salute di un ragazzo per qualche ora di palestra gratis. Inoltre, i rappresentanti della politica compiono le loro passerelle a Scampia riempiendosi la bocca di paroloni quali legalità, lotta alla malavita, alla delinquenza, e poi istigano le associazioni come la nostra, che di quei valori fanno il proprio vanto, a compiere scelte sbagliate.»
Cosa chiedete alla città, al Sindaco, e a chiunque possa fare qualcosa per voi nelle competenze del suo ruolo?
«Anzitutto, di prendere a cuore la situazione allo stesso modo in cui sono venuti a farsi le fotografie con mia sorella quando ha vinto il mondiale o nel periodo elettorale. Non siamo ben visti siccome non ci siamo mai piegati alla promessa di regalare pacchetti di voti. Siamo una A.S.D. e, per statuto, la politica deve restare fuori dai nostri spazi.»
In che modo, invece, la gente può aiutarvi? Non saprei, una raccolta firme, dei fondi…
«L’utenza, negli ultimi giorni, è addirittura aumentata, a fronte di una quota associativa di venti euro mensili. Se aumento di un solo euro rischio seriamente di veder sparire tutti. Dov’è la dignità nel gestire le cose così? Hanno deciso che gli sport olimpici a Scampia sono il karatè, il basket, il volley, mentre l’arco non rientra tra questi. Una raccolta fondi risolverebbe un problema per un anno soltanto, poi sarei punto e daccapo. C’è bisogno di creare rete, noi siamo pronti ad andare con il nostro “esercito dell’arco” fuori Palazzo San Giacomo per farci sentire. Devono dirlo a questi bambini che non possono esercitare lo sport che amano.»
Francesco, chiudiamo quest’intervista con una bella immagine dopo tanto veleno e malumore?
«Sì, ce ne sono tantissime, ma me ne viene in mente una in particolare. A volte, faccio servizio al carcere. Qualche detenuto mi ha riconosciuto dopo avermi visto alla TV e mi ha detto: Ti ringrazio tanto perché permetti a mio figlio di conoscere una strada diversa dalla mia.»