Non bruciano come i ventimila ettari in California con fiamme che i duemila Vigili del Fuoco impegnati nell’opera di spegnimento non riescono a domare per il forte vento e la siccità che da tempo interessa quei territori, ma in molte zone di mezza Italia come ogni estate, gli incendi la fanno da padroni.
Il piromane, questa personalità ossessionata dal fuoco, è stato per anni il comodo rifugio di organizzazioni interessate a gestire l’emergenza per lo spegnimento e per le fasi successive di rimboschimento, film già visti per l’eterna crisi dei rifiuti di Napoli che tanto benessere portava a pochi – a danno di tutti – e di cui qualcuno un giorno, come primo atto della sua sindacatura, decise di spezzare la catena perversa. Ma è ancora attuale questa figura di comodo o rimane soltanto l’utile stupido utilizzato per interessi ben più importanti di organizzazioni criminali e anche di piccoli privati locali?
È l’interrogativo che negli ultimi giorni ha maggiormente calamitato l’attenzione su uno dei più gravi disastri ambientali del Sud Italia che sta interessando una vasta area del Vesuvio e che ha già distrutto circa cento ettari di vegetazione, vigneti e alberi da frutta.
Il vulcano che ben altra attenzione ha ricevuto nei secoli, fonte d’ispirazione dei più grandi poeti, scrittori e pittori, oggi oltre agli stupri perpetrati negli anni e ancora in quelli più recenti, è costretto a registrare anche la barbarie di qualche carta stampata – che non oso chiamare giornale – a firma di chi tuttora gode di ingenti sovvenzioni pubbliche a fronte di una scarsa diffusione e grazie a una proprietà che in passato qualche responsabilità pur l’ha avuta nella gestione scellerata di questo Paese.
Uno sciacallaggio, quello di Libero e del suo Direttore – atteggiatosi sempre a nuovo Montanelli ma più somigliante a Sallusti e Belpietro –, che si aggiunge agli atti criminali che la magistratura vorrà certamente farci conoscere, non il piromane di comodo, ma i mandanti, siano essi componenti di organizzazioni camorristiche o cani sciolti legati a singoli personaggi o politici, eventuali protettori dai colletti bianchi o insozzati di melma e possibili benevolenze nei palazzi che contano.
Responsabili che non occorre individuare, perché fin troppo chiari, se solo ci si concentra sulla mancata difesa di questo territorio, sulla soppressione del Corpo Forestale da parte del Governo Renzi e sul passaggio all’Arma dei Carabinieri finora limitato al cambio di nome sulle auto di servizio, sul rifiuto da parte della Regione Campania di sottoscrivere il protocollo d’intesa proposto dai Vigili del Fuoco e sulle responsabilità del governo sull’inadeguato e scarsissimo organico dei pompieri.
Ha ben detto il Sindaco di Napoli sulla necessità che il governo cominci una volta per tutte a stabilire delle priorità. Non è possibile continuare a sborsare circa sessantaquattro milioni di euro al giorno per le spese militari o altri milioni di euro per salvare le banche venete e nulla per la difesa del territorio.
Occorrono anche atti coraggiosi da parte dello Stato verso una criminalità organizzata che oggi sembra volersi misurare e lanciare messaggi palesi con prove di forza. Quanto accade sul Vesuvio potrebbe essere un lampante segnale alle istituzioni tutte per dire a chiare lettere che loro ci sono e se è guerra, che guerra sia.