Ciò che definisce la qualità di una lotta sociale non è solo l’impeto della provocazione, ma anche la capacità di rendere “quotidiani” gli elementi di un nuovo orizzonte, di attuare passaggi consapevoli dall’immaginazione alla realtà. È per questo motivo che l’Associazione culturale e studentesca Unidea, presente in terra lucana e ubicata presso l’Università degli Studi della Basilicata, ha deciso di “ibridare” i propri festeggiamenti per la fine dell’anno accademico, invitando anche tutte quelle realtà associative che contribuiscono a migliorare le condizioni socio-culturali del territorio.
In questo modo, una semplice – seppur divertentissima – festa a tema hawaiiano si è trasformata in un luogo di scambio e in un’occasione di conoscenza. Erano presenti, difatti, Legambiente, Arcigay Basilicata, Emergency Potenza e la prima scuola di fumetto e illustrazione lucana, RedHouse Lab. Riportiamo qui di seguito le interviste che ci sono state rilasciate dai rappresentanti delle varie entità locali.
La prima a essere intervistata è stata Daniela Casorelli, socia di Legambiente Potenza.
Ciao, Daniela. Si sente spesso parlare dei progetti di Legambiente e della loro utilità sul territorio. Tu, personalmente, cosa consiglieresti a un ragazzo che ha intenzione di iscriversi alla vostra associazione?
«Innanzitutto, colgo l’opportunità per ringraziare i ragazzi di Unidea per questa meravigliosa occasione. È bella, riesce a mettere in contatto tante realtà importanti. Perché consiglierei di iscriversi all’associazione? Perché è dinamica, perché ci fa svegliare motivati, appassionati, ci fa avvicinare a dei temi importanti. A Legambiente si unisce chi ha a cuore l’ambiente, la natura.»
Che valore ha per voi il rinnovo generazionale, l’entrata di nuove persone giovani?
«Mi piacerebbe fare il paragone con una pianta. Per essa la linfa è ciò che la mantiene in vita. Questo è importante anche in un’associazione come la nostra. Il circolo Legambiente Potenza è molto giovane, quindi il ricambio generazionale non credo si addica troppo alla nostra situazione, però di novella linfa c’è sempre tanto bisogno. Accettiamo volentieri chiunque si voglia avvicinare.»
Un’ultima domanda. Sappiamo che i vostri festival sono ricchi di personaggi di rilievo del panorama culturale. Qual è, quindi, il valore dell’arte per Legambiente?
«Immagino che vi riferiate ai Festambiente. Bene, noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di creare un mondo migliore. E questo credo che sia una forma d’arte, realizzata con la natura, con l’ambiente. Mi piace sempre ricordare un piccolo aneddoto: durante una conferenza stampa che si è svolta a Bologna qualche settimana fa, dove abbiamo presentato il nostro progetto di apicoltura urbana, il Presidente di CONAPI ci ha fatto i complimenti e ci ha definiti ortisti, volendo unire la figura dell’ortolano con quella dell’artista, perché noi – inconsapevolmente – con gli orti urbani abbiamo creato una piccola opera d’arte.»
Conclusosi il piacevole dialogo con Legambiente Potenza, abbiamo incontrato la vicepresidente di Arcigay Basilicata Antonella Giosa e Marco Tancredi, sociologo e membro fondatore del direttivo dell’associazione.
Cari Antonella e Marco, sappiamo che il vostro è il primo Arcigay presente in Lucania. Iniziamo da Marco. Qual è, secondo te, il senso di un’associazione del genere in questa terra?
«Il significato di Arcigay Basilicata è molto semplice, ma anche molto importante, poiché rappresenta un messaggio fondamentale per tutta la comunità LGBT lucana, per poter dire che non si è soli qui, ma che anche in questa terra stiamo lavorando per costruire qualcosa di prezioso con il fine di assicurare un presente più inclusivo e rispettoso delle differenze, dell’Altro.»
Benissimo. Adesso ci rivolgiamo a te, Antonella. Per tutte quelle persone che, a causa del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere, sono state costrette ad andare via, adesso è possibile essere riaccolte in Basilicata a braccia aperte?
«Che bel quesito. Questa domanda è davvero bella perché molti pensano che si vada via dalla nostra terra solo per questioni lavorative. E, invece, non è così, perché abbiamo le testimonianze di tantissime persone che sono dovute andar via proprio perché non si sentivano accolte, incluse. E, allora, Arcigay Basilicata e questo primo Pride possono rappresentare un punto di partenza. Magari, quei ragazzi non torneranno perché avranno trovato la loro vita altrove, ma di certo sapranno che questa terra non li rifiuta più, li accoglie e li abbraccia per quello che sono. Ognuno dovrebbe avere la possibilità di vivere e di essere felice dove vuole. Non siamo tutti uguali, siamo tutti diversi l’uno dall’altro e dobbiamo assolutamente insegnare ai nostri figli che devono poter essere quello che sentono di essere, senza temere di essere giudicati, categorizzati, messi in “caselle”, dove la società ha deciso che debbano stare. E le diversità, l’essere lontani da convenzioni e stereotipi, sono solo un valore, che – anche in questa terra – deve diventare percepibile.»
In perfetto stile hawaiiano, cosa rispondete a coloro che hanno definito il Pride una carnevalata?
«ALOHA!»
È stata, poi, la volta di Emergency Potenza, rappresentata egregiamente dalla volontaria Rosangela Lamorte.
Ciao, Rosangela. Per iniziare, vorremmo chiederti di spiegare al nostro pubblico in cosa consiste l’operato di Emergency Potenza.
«Emergency è un’associazione che si occupa del diritto alla cura. Il principale obiettivo è, difatti, quello di garantire cure gratuite di alta qualità a tutte le persone che ne abbiano bisogno. Non solo, quindi, gli italiani, ma anche chi non ha diritto a tutto questo, come i nostri migranti, che dovrebbero essere introdotti non solo nell’ambito lavorativo, ma anche in quello sanitario.»
In che modo il vostro lavoro e la vostra dedizione possono originare un’azione sensibilizzatrice sul territorio lucano?
«Sul territorio di riferimento, Emergency opera principalmente nelle zone di Boreano, dove – durante la raccolta del pomodoro – assistiamo a un enorme flusso di migranti che si ritrovano a vivere in situazioni inumane. Si è preoccupata, inoltre, negli anni scorsi di garantire la prima assistenza con i poliambulatori mobili, che si spostavano dalle zone del foggiano fino ad arrivare in Basilicata, cercando di indirizzare il migrante verso una piena assistenza sanitaria, non composta solo dal medico di base. Tutti hanno, infatti, diritto a un tesserino sanitario temporaneo anche se non hanno un permesso di soggiorno. Generalmente, Emergency non cerca di dare una risposta totalizzante, di risolvere interamente il problema. Vuole, invece, rispondere con atti di pace ad atti di guerra. Cerca, quindi, innanzitutto di dare informazioni e, poi, opera concretamente con i poliambulatori mobili e altre strutture fisse che si trovano in Calabria, in Sicilia, a Marghera e a Napoli. A Milano, invece, c’è grande necessità di assistenza di base e ci siamo attrezzati con i politrack, ovvero dei camion allestiti con mediatori culturali, psicologi e medici di base.»
Infine, quali passi deve compiere un cittadino lucano che vuole diventare volontario Emergency?
«Per essere volontario, bastano solo la buona volontà e la condivisione di un ideale. A Potenza, siamo presenti come gruppo territoriale che si incontra periodicamente ogni quindici giorni presso la fumetteria di Giulio Laurenzi in via Mazzini. Chiunque voglia avvicinarsi alla nostra associazione può mettere un “mi piace” alla pagina o cercare sul sito di Emergency i numeri telefonici di riferimento.»
Le interviste si sono concluse con la piacevole conversazione con Giulio Giordano, fondatore e docente della RedHouse Lab, avvenuta durante il suo live painting.
Ciao Giulio. Ci racconteresti la storia della tua scuola e il suo operato in Basilicata?
«La RedHouse è nata a Potenza circa sei anni fa, grazie ad alcuni appassionati di fumetto provenienti da Potenza e dintorni. I docenti siamo Gianfranco Giardina, che ha origini siciliane, e io. Avevamo la stessa passione, riguardante il fumetto, appunto, l’illustrazione e tutto ciò che è arte.»
Sappiamo che avete aperto una sede anche a Matera. Quali pensi che potranno essere i futuri sviluppi del vostro progetto?
«La cosa bella di questa regione era il fatto che fosse l’unica, da un po’ di tempo, a non avere una scuola simile. Questo ci ha aiutato a capire che c’era un’esigenza fisica, quella di dover dare a questi ragazzi la possibilità di non doversi spostare in altre città. Abbiamo ricevuto una risposta importante e la nuova sede ci sta regalando molte soddisfazioni.»
Sappiamo, inoltre, che voi docenti siete artisti estremamente impegnati nel panorama editoriale. Cosa consiglieresti a un giovane ragazzo che vuole intraprendere la vostra stessa carriera?
«I fondatori sono entrambi disegnatori presso importanti testate italiane. Io, ad esempio, lavoro a Martin Misteri, per la Sergio Bonelli Editore, una casa editrice che produce generalmente Tex e Dylan Dog. Allo stesso tempo, il mio collega, lavora a Diabolik per la Astorina, altra importante casa editrice. Quello che vogliamo dire ai ragazzi che vogliono seguire la loro passione è che il nostro è un campo dove forse è ancora possibile fare un discorso meritocratico. Se sei bravo, puoi provare a lavorare in questo settore.»