Il dato che in pochi hanno considerato, e in molti hanno messo a tacere, ma che meglio di qualunque altro fotografa la tornata elettorale dei ballottaggi per le Elezioni Amministrative 2017 è, senza dubbio, quello relativo all’affluenza: 46% alla chiusura dei seggi, solo il 31% registrato alle 19.00.
Più di un cittadino su due, infatti, ha scelto non intervenire nell’importante decisione di affidare la propria città nelle mani di un sindaco piuttosto che di un altro, di uno schieramento a dispetto di quello avversario, segno evidente che la rassegnazione sta toccando quote record. Non ci si fida più di nessuno, ognuno è uguale a ciò che combatte e viceversa.
Soprattutto, l’elettorato italiano ha dimostrato di non fidarsi di Matteo Renzi, o, quantomeno, sperava di essersene liberato all’alba dello scorso Referendum Costituzionale, quando l’ex Premier annunciò l’addio alla politica. Dietrofront del neoeletto Segretario del PD e caos alle urne, con il popolo del centrosinistra che non conferma il supporto al partito figlio dell’Ulivo dopo le imbarazzanti politiche degne del miglior ventennio berlusconiano o, addirittura, degno della Democrazia Cristiana. La sinistra divisa, quella delle scissioni interne e delle battaglie tra i vari esponenti di spicco del PD, non ha pagato. Orlando fotografa con parole simili la débâcle, Renzi, invece, minimizza dalla sua pagina Facebook, mostrando come il suo gruppo sia uscito vincitore dalla maggioranza dei ballottaggi in programma.
Ci prova, l’ex Sindaco di Firenze, a mitigare la delusione, ma la realtà è ben altra. La Sinistra esce sconfitta dai seggi semplicemente perché non esiste più. Le politiche del lavoro, dell’aiuto alle classi più deboli, all’istruzione, hanno ceduto il passo alle mani strette ai banchieri, alle lobby, ai pochi, spianando la strada a una lotta poveri contro poveri che ha visto, manco a dirlo, la Destra – quella vera e non surrogata del PD – prevalere nelle principali piazze dove il faccia a faccia misurava il peso della sfida. Genova, città Medaglia d’oro alla Resistenza, in mano ai rivendicatori delle manovre del Duce – dalla Lega, a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia –, fa male a chiunque, non solo a Renzi.
Altra storia, però, è quella che si scrive in Campania, dove il centrosinistra ha prevalso praticamente ovunque. E se Bacoli racconta la delusione per il giovanissimo Sindaco uscente Della Ragione che non è riuscito a mantenere la fascia tricolore, ad Arzano la bandiera del movimento del Primo Cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, DemA, sventola dagli uffici del Municipio, per una prima, importante svolta e affermazione fuori dalla città capoluogo della Campania.
Sorride anche Grillo, uscito con le ossa rotte dalla prima tornata, ma che si afferma in città come Carrara. I giorni che verranno, come di consueto, scioglieranno le tesi dei vari protagonisti.
Le prime reazioni, ovviamente entusiaste, vedono Matteo Salvini farsi carro trainante di una nuova destra da riunire sotto le regole del Carroccio, in tensione, però, con il mai domo Berlusconi. La sensazione è che il risultato di queste elezioni li spingerà a trovare un accordo in ottica delle Politiche 2018. Conviene a tutti loro, e lo sanno. Per limare le differenze si troverà il tempo.
Può sembrare assurdo affermarlo adesso, ma questo quadro apparentemente nero potrebbe tornare utile proprio ai movimenti della sinistra radicale. Dimostrare di aver chiuso con alleanze volte a governi-inciucio dal precario equilibrio potrebbe essere la chiave per fare breccia nella disillusione di chi è stanco di vedere i propri colori associati a politiche lontane dai valori in cui l’Italia del dopoguerra si è fatta. Riavvicinarsi alla gente, alle strade, ai cantieri, alle scuole, alla sanità pubblica è la sola strada per risorgere.
Diffidate da chi, nel PD, ha sempre sostenuto che la Sinistra sia fallita perché radicale. Tutto il contrario, i voti a Mattarella anziché a Rodotà, ipocritamente pianto da mezza scena governativa nazionale, sono la foto di ciò che affermiamo. La Sinistra per tornare a decidere deve riappropriarsi dei propri simboli e dei propri valori, non può più prescindere dal portare le voci della gente fin dentro i palazzi. Altrimenti Salvini e compagni avranno ancora di che festeggiare.