A vent’anni dalla nascita del maghetto più famoso e popolare dei nostri tempi, la saga di Harry Potter resta un cult a cui tutt’oggi sono ispirati negozi, hotel e parchi, in perfetto stile Hogwarts. Minerva McGranitt, fin dal primo libro, aveva profetizzato il destino che attendeva l’allora piccolo Harry, non solo nel fittizio mondo della magia, ma anche tra i reali lettori di tutto il mondo.
Lui diventerà famoso… leggendario! Non mi stupirebbe se in futuro la giornata di oggi venisse designata come la festa di Harry Potter. Su di lui si scriveranno volumi, tutti i bambini del mondo conosceranno il suo nome!
Ma perché tanto successo? Cos’ha fatto breccia nel cuore di grandi e piccini, in quella che viene solitamente – ed erroneamente – etichettata come una storia per bambini?
Sarà stata la straordinaria fantasia, mista ad abilità, con cui J. K. Rowling è riuscita a creare un vero e proprio mondo a sé, che sfugge a tutto ciò che i cosiddetti babbani considerano normale e logico, tanto più che elude le leggi della fisica. Basti pensare alle scope volanti, la capacità di attraversare i muri, il Mantello dell’Invisibilità…
“Che cos’è?” Harry raccolse da terra lo scintillante tessuto argenteo. Era stranissimo al tatto, come fosse tessuto con l’acqua.
“Il mantello che rende invisibili” disse Ron, e sul volto gli si era dipinto un timore reverenziale. “Ne sono sicuro… provalo!”
Harry se lo gettò sulle spalle e Ron diede un grido.
… e, naturalmente, la Tana. Se Harry ha trascorso dieci anni della sua vita nella casa della famiglia più ordinaria al mondo, la casa dei Weasley pullula di magia, stramberie, figli – più di quanti se ne potessero permettere – e amore.
Ma saranno state anche la sensibilità e l’empatia con cui l’autrice si è immedesimata in ciascun personaggio, dall’età infantile a quella adulta, guidando il lettore a sentire come propri ogni gioia e dolore, sconfitta e vittoria, perdita e conquista, timore e coraggio.
Abbiamo tutti sentito la nostalgica frustrazione di Harry di fronte allo Specchio Delle Brame, esultato e disperato durante le partite di quel gioco avvincente che è il Quidditch, conosciuto e amato i Malandrini e imparato a memoria la celebre espressione Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso
Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori
sono fieri di presentarvi
La Mappa del Malandrino
Abbiamo incrociato le dita con il cuore all’impazzata quando Harry affrontava le sfide del Torneo Tremaghi, pianto per Cedric Diggory, lacrimato per Sirius Black, odiato e poi amato Severus Piton e lo stesso con James Potter. E, soprattutto, il nostro cuore si è spezzato insieme al piccolo mago per il tremendo dolore della perdita di coloro che, se solo avessero potuto, l’avrebbero amato per tanti anni ancora.
Era a Godric’s Hollow che, se non fosse stato per Voldemort, sarebbe cresciuto e avrebbe trascorso le vacanze scolastiche. Avrebbe potuto invitare degli amici a casa… forse avrebbe avuto fratelli e sorelle… sarebbe stata sua madre a preparargli la torta per i diciassette anni. La vita che aveva perduto non gli era mai sembrata reale come adesso che stava per vedere il posto nel quale gli era stata sottratta.
Ma come dimenticare gli scherzi di Fred e George, il ballo del Ceppo, le battaglie sulla neve, le feste di complemorte, l’eccentricità della Cooman e le stravaganze di Silente (molti di questi tristemente omessi nei film)?
“Benvenuti!” disse [Silente]. “Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!”
[Di fronte allo Specchio delle Brame]
“Lei che cosa vede, quando si guarda in quello specchio?”
“Io? Mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana”. Harry lo guardò incredulo.
“I calzini non bastano mai” disse Silente. “È passato un altro Natale, e nessuno mi ha regalato un solo paio di calzini. Chissà perché a me regalano soltanto libri.”
Con Harry Potter abbiamo abbattuto ogni barriera, soprattutto quella razziale, conoscendo per mezzo di Voldemort le atroci conseguenze della discriminazione e dell’emarginazione. Abbiamo imparato che le persone che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, seppure attraverso un ricordo o un momento bizzarro. Abbiamo conosciuto la bellezza di tutto ciò che non rientra nell’ordinario e nel normale, incontrato esempi di donne in gamba e audaci e di uomini la cui straordinaria personalità ha oscurato ogni pregiudizio sull’orientamento sessuale.
Nella saga della Rowling è possibile identificare se stessi in un personaggio, una vicenda o una frase e trarne lezioni di vita, in un percorso di crescita emotiva e intellettuale. I bambini degli anni in cui la storia è iniziata hanno avuto la possibilità di crescere con Harry, Ron, Hermione, Ginny, Luna e Neville. A partire dal primo libro, la sintassi risulta adatta a un pubblico di piccini, per poi ampliarsi e crescere con la storia, i personaggi e il fedele lettore, proponendo di volta in volta temi più complessi e ancora attuali e al centro di forti dibattiti. Harry Potter significa tendersi la mano, sempre, al di là della provenienza e della casata di appartenenza. Eppure, si tratta di un concetto che ancora oggi appare astratto e, spesso, per la massa guidata dall’egoismo e la chiusura mentale, sintomo di stoltezza.
Incoraggiare bambini e ragazzi a letture come la suddetta, non può che aiutarli ad aprire gli occhi sul mondo e su come l’amore salvi l’anima.
Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima e inesauribile fonte di magia.
P.S. È leviòsa, non leviosà!