La politica moderna è ormai diversa da quella a cui ci eravamo abituati, in particolar modo per ciò che concerne la comunicazione. In passato, i partiti affidavano alla stampa ogni notizia o informazione di cui necessitavano massima divulgazione. Per ciò che riguardava le piccole sedi di città, invece, i manifesti, i giornalini autofinanziati, le manifestazioni con immancabile megafono a seguito facevano la parte che oggi è attribuita ai social network.
Tutto è cambiato, quindi, ai comunicati stampa si sostituiscono i post su Facebook, alle interviste le invettive direttamente affidate alla pagina web personale. Ogni gruppo parlamentare ne fa ormai uso assiduo, ogni esponente politico cinguetta direttamente dal suo cellulare per raggiungere nel minor tempo possibile la fetta più ampia di seguaci. Anche Matteo Renzi, pochi mesi fa, ha dato la svolta definitiva al suo rapporto con la rete: ha aperto, infatti, un blog di confronto con i lettori – e noi gli abbiamo scritto –, cominciando persino a intraprendere veri e propri botta e risposta in calce a ogni contenuto pubblicato sulla sua pagina Facebook, talvolta corredando il tutto con una videochat.
Eppure, sono i movimenti di carattere populista che sfruttano l’enorme capacità di propagazione che offrono i social network, forti del fatto che in queste piazze virtuali un virus accuratamente confezionato colpisce i nervi scoperti di una percentuale altissima di popolazione e si diffonde a una velocità e violenza incontrollabili. Per il loro gioco di perenne campagna elettorale non c’è nulla di meglio. Chiedere a Salvini per le referenze o un corso accelerato, è il numero uno.
Fa eco al leader della Lega Nord il MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo in testa. I pentastellati, d’altronde, devono la loro genesi proprio all’utilizzo di internet e, con lo stesso metodo, svolgono le principali attività della coalizione, dalle nomine per le elezioni, ai referendum, alle espulsioni dei dissidenti. Non si può non riconoscere agli ideatori del Vaffa Day una grande attitudine a questo nuovo modo di comunicare, di tenere incollato il proprio gregge al pastore con continui fischi, ben ponderati, spesso rivolti contro gli allevamenti vicini.
È da leggersi in questa stessa direzione di sottile utilizzo dei canali mediatici la svolta sul tema dell’immigrazione partita dal Sindaco di Roma, Virginia Raggi, e spalleggiata dall’intero movimento. Matteo Renzi – manco a dirlo – dal proprio profilo Facebook ha ben fotografato la strategia dei grillini all’indomani delle elezioni amministrative che li hanno visti uscire sonoramente sconfitti dai seggi di tutta Italia. Devo fare i “complimenti alla concorrenza”. – Ha scritto il Segretario del PD – Già, perché quelli del MoVimento Cinque Stelle sono stati bravi. Dico davvero. Infatti: Grillo prende una storica sberla alle amministrative. […] A quel punto cosa inventano i grillini? Un bell’attacco a immigrati e rom. E così: tutte le prime pagine dei quotidiani smettono di parlare del flop alle amministrative e sguazzano sulla loro svolta a destra. Sono stati bravi e lo dico senza ironia: perché gestire il registro della comunicazione richiede capacità e competenza. Duole ammetterlo, ma quando l’ex Premier guarda agli accadimenti del Paese senza l’onere della leadership rischia di vederci giusto e di puntare il dito nella direzione corretta.
È indubbio che la vile virata contro i richiedenti asilo della Capitale vada osservata dal suddetto punto di vista, cioè, quello di seppellire sotto un tappeto di polvere elettorale – no, non facciamo riferimento ai servizi delle Iene in Parlamento! – le delusioni ricavate dalle votazioni comunali di domenica scorsa al fine di non mostrarsi deboli e disuniti all’elettorato che, invece, qualche domanda, proprio a causa dei tanti dubbi che si sollevano attorno all’operato della giunta capitolina, comincia a porsela.
Che dire, missione compiuta! Basta infatti digitare l’indirizzo di qualsiasi testata giornalistica del Paese per notare alla voce “MoVimento 5 Stelle” il dibattito sul tweet di Virginia Raggi che ha cambiato idea sui migranti, prima accolti nella propria città – ricevendo anche un Bonus Gratitudine dallo Stato di 2 milioni e 340 mila euro (500 euro a migrante per i Comuni che hanno aperto all’accoglienza dei profughi) – e che poi, all’indomani dello spoglio delle urne, ha richiamato a sé l’attenzione tentando di bloccare il flusso migratorio che porterà a Roma ancora poche migliaia di rifugiati.
I numeri, però, danno torto al Sindaco, come sottolinea anche il Ministro Minniti. Gli stranieri abbracciati dal capoluogo laziale, infatti, sono ben al di sotto dei 7.250 migranti previsti in base alla quota dei 2,5 ogni mille abitanti. Attualmente, sul territorio di Roma, sono ospitati in 4.694.
Cala la maschera, quindi, il partito di Casaleggio, e svela il suo strizzare l’occhio alla Lega, alla destra più estremista, come quella che ieri, attraverso CasaPound e Forza Nuova sfilava dinanzi al Senato contro lo Ius Soli.
Nulla che non fosse stato già largamente previsto, a dire il vero, nulla che non ci aspettassimo. Resta soltanto l’amarezza di una classe, quella dei giornalisti, spesso attaccata proprio da Grillo e compagni, a dir loro rea di divulgare notizie false. Beh, le prese in giro, i voltafaccia, le ipocrisie, il cieco razzismo sono forse pure peggio, soprattutto quando associate a potere e responsabilità.