Signorina mia, stasera Lei scriverà qualcosa per me, e allora voglio scrivere anche io qualcosa per Lei. Faccio appello a tutto il Suo animo e non si spaventi di fronte alla domanda che Le rivolgo con queste righe: vuole diventare mia moglie? Io l’amo e per me è come se Lei fosse già mia. Non dica nulla sulla natura improvvisa della mia passione per Lei. Di questo almeno non c’è colpa, e non v’è nulla di cui uno debba scusarsi. (…)
Augurandole ogni bene e fortuna da qui all’eternità,
Friedrich Nietzsche
Con un certa sicurezza, si potrebbe affermare che la difficoltà di identificare quest’uomo come il celebre filosofo Friedrich Nietzsche, il quale – dopo nemmeno due giorni dall’incontro con una avvenente ventitreenne russa di nome Mathilde Trampedach – le chiede di sposarlo, sia ben fondata. In pochi sarebbero stati in grado di riconoscere, tra queste infuocate e avventate parole, l’austero pensatore tedesco, noto per la propria serietà e meticolosità. Siamo nel 1876 e l’autore si trova a Ginevra, dove il direttore d’orchestra Hugo von Senger gli presenta la giovane fanciulla. Spinto dalla voglia di cercare una compagna che abbia cura di lui, Nietzsche azzarda una proposta di matrimonio, che avrà – come è facilmente immaginabile – un esito negativo.
Un’immagine così differente, rispetto a quella tramandataci dai suoi scritti, trova una perfetta rappresentazione nel mosaico offerto dalla raccolta di lettere d’amore Mia venerata, edita da L’orma Editore, per la traduzione e la curatela di Matteo Attanasio. In questa composizione di frammenti, il lettore ha la possibilità di incontrare il volto nascosto di uno dei filosofi più celebri dell’epoca contemporanea, osservandolo in contesti privati, intimi e insoliti. Preso da una sorta di balbuzie sociale – così in contrapposizione con la sua prosa pungente – il pensatore tedesco si espone e si rivela in tutta la sua fragilità, remissivo e rispettoso del prossimo, spesso incerto e in balia delle passioni, talvolta maldestro, ma soprattutto disperatamente bisognoso di affetti. Una vittima costante del proprio corpo, i cui affanni non lo abbandonano nemmeno per un istante, della propria solitudine e delle pene di continui amori non corrisposti.
Un episodio singolare è rappresentato dall’incontro con Louise Ott, avvenuto lo stesso anno. La donna, all’epoca già sposata e con un figlio, subisce immediatamente il fascino del filosofo, tanto da voler instaurare con lui una relazione adulterina, che non troverà mai compimento a causa dei forti principi morali dell’uomo. I due, infatti, restano in buoni rapporti, mantenendo una conoscenza casta e intellettuale.
Mia cara signora Ott,
si è fatto buio attorno a me, quando Lei ha lasciato Bayreuth è stato come se qualcuno mi togliesse la luce. Dovetti prima ritrovare me stesso. L’ho fatto, e ora Lei può prendere questa lettera senza preoccupazioni. Teniamo fede alla purezza di spirito che ci ha fatto incontrare, rimaniamo fedeli nel bene l’uno all’altra. Penso a Lei con un tale sentimento fraterno che potrei amare Suo marito solo perché è il Suo sposo. E non ci crederà: penso al Suo piccolo Marcel almeno dieci volte al giorno. (…)
Con i sentimenti più candidi,
il Suo Friedrich Nietzsche
Tuttavia, le uniche due donne che abbiano mai suscitato un vero e proprio sentimento di venerazione in Nietzsche sono la celebre Lou Salomè, la libera, intelligente e audace ragazza contesa e amata sia dall’amico Paul Rée che dal filosofo, e Cosima Wagner, a cui quest’ultimo confesserà come ella sia stata l’unica donna che egli abbia mai davvero venerato. Secondo alcuni studiosi, la figura di Cosima, moglie del noto compositore, va a sovrapporsi, negli ultimi anni, con quella del marito, contribuendo a generare un’enigmatica ed esplosiva passione amorosa. L’ammirazione destata in Nietzsche da Wagner, prima della irreparabile rottura tra i due, probabilmente non cesserà mai di esistere.
Ad accompagnare le ultime lettere, arriverà anche la preoccupante condizione clinica del nostro studioso, che negli ultimi anni della sua vita lo porterà a intingere l’inchiostro nei primi sintomi della futura follia. A Cosima, scriverà nel 1889:
Alla mia principessa Arianna, mia amata.
È un pregiudizio che io sia un uomo. Io però ho già vissuto molto tempo fra gli uomini e conosco tutto ciò che essi possono provare in vita, dalle cose più basse alle cose più alte. Tra gli indiani sono stato Buddha, in Grecia Dioniso, Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure il poeta Shakespeare, Lord Bacon. Da ultimo sono stato anche Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner. (…)
Arianna ti amo,
Dioniso.