Da giorni sui social non si parla d’altro, alcune testate ne hanno fatto persino una diretta: “nozze trans” le chiamano. Alessia Cinquegrani ha 29 anni e da tempo sognava di sposarsi con Michele, il suo amore di sempre, nonché migliore amico di infanzia, con cui convive già da sette anni. Ieri, finalmente, in una sala gremita del Comune di Aversa ha detto il fatidico “sì”. Una storia, la loro, uguale a tantissime altre, eppure, per molti, sorprendentemente diversa.
A rendere la notizia rilevante al punto tale da scatenare numerose polemiche, infatti, è stata la sessualità della giovane: nata come Giovanni, insegnante di ballo latino e stilista, la ragazza è la prima transessuale di Italia a essere riconosciuta come donna e ad approdare al matrimonio senza il completo cambiamento di sesso.
Sono sempre stata femmina dentro, fin da bambina, lo ripete in continuazione Alessia. Non ci sta a sentirsi definire uomo anche nel giorno del suo matrimonio. D’altronde, sebbene lo sia ancora in parte, almeno dal punto di vista fisico, i giudici – in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione del 2015, secondo la quale l’identità di un individuo può essere riconosciuta anche senza l’operazione chirurgica volta alla modifica degli organi genitali – le hanno convalidato dei nuovi documenti. Come potrei rifiutare questa rettifica, davanti a me c’è una donna.
Una donna che ha sofferto, sin da piccola, per affermarsi e giungere a vedersi bella, felice nel suo corpo, finalmente quello giusto. Io non sono diventata transessuale, sono nata così. Un’infanzia tra vestiti rubati alla sorella e una passione per la danza che le è servita a essere un po’ più vicina a se stessa, senza dover rispondere a troppe domande. Era evidente che non ero un ragazzo come gli altri ma se sei un ballerino, pensa la gente, è naturale che tu sia effeminato. Eppure, viene da controbattere, sarebbe naturale lasciare che ognuno abbia la possibilità di essere ciò che è, senza che se ne facciano articoli di giornale e reportage vari.
Nel 2017 i tempi per uno step successivo dovrebbero essere più che maturi per smettere di meravigliarsi e di accusare, di fare della discriminazione. Anche ieri Alessia ha dovuto rispondere agli ennesimi insulti, persino a una vile scritta in piazza – per fortuna, subito coperta – di qualche vigliacco che non ha avuto nemmeno il coraggio di manifestarle il suo vergognoso disprezzo guardandola in faccia o firmandosi, come succede su Facebook. Coraggio che la giovane, invece, ha da vendere. Questa è la vittoria di noi trans, una di quelle parole che in Italia fa rizzare ancora i capelli ai più.
Ad accompagnare Alessia nel lungo calvario – sia fisico che psicologico – che dura praticamente da sempre, ci sono la mamma e il suo compagno, due sorelle, un fratello, la nonna e gli amici. Suo padre, invece, ha smesso di parlarle undici anni fa, mosso dalla vergogna, privandola della sua presenza. Anche la famiglia di Michele lo ha lasciato solo nel giorno di festa, non approva il matrimonio. Li capisco, non è facile accettare la nostra unione. La sensibilità, come il sentimento che lega la coppia, Alessia ci ricorda che non ha un sesso definito.
Sono incredibilmente forti questi due ragazzi, l’amore e la fede – Sono devotissima alla Madonna di Sant’Anastasia – hanno portato via ogni paura, anche quella della morte. Il tunnel, lo sanno bene, non è ancora finito ma la voglia di stare insieme è più grande, come la caparbietà di chi non si è fermato dinanzi al dolore ma, anzi, racconta la propria storia affinché anche altri possano riuscire a vincere il bigottismo e a farsi meno male. Un discorso, quello del genere, che va affrontato in modo esaustivo e intelligente e di una libertà, quella della persona, di cui tutti si appropriano senza averne il ben che minimo diritto.
Alessia ha sposato l’uomo che ama, Michele la donna che ha scelto di avere accanto per la vita. Se questa, dunque, è una storia differente, allora tale diversità va trovata nell’onestà dei sentimenti di cui spesso, troppo spesso, per convenzione, per imbarazzo, per una società che costringe a nasconderli, ci dimentichiamo. L’amore, qualunque tipo di amore, è sempre diverso, è sempre una scelta sovversiva.