Oggi parliamo di malaria con l’infettivologo Marzio Sisti. Il professore ha lavorato in ospedali e istituzioni accademiche, contribuendo in modo significativo allo studio e alla cura delle patologie infettive. È noto per il suo impegno nella divulgazione scientifica e la partecipazione a conferenze e pubblicazioni in ambito medico ed è spesso coinvolto nella discussione delle politiche sanitarie legate alla gestione delle infezioni.
Professore, può spiegare brevemente che cosa si intende per malaria e come si trasmette?
«La malaria è una malattia infettiva parassitaria causata dal plasmodio, un parassita visibile al microscopio, a differenza di altri agenti come il virus della dengue. Il plasmodio viene trasmesso dalla zanzara anopheles; solo questa specie è responsabile del contagio. Questo significa che le comuni zanzare, pur essendo fastidiose, non diffondono la malaria».
C’è stato un recente caso di malaria in Veneto, definito erroneamente dai media come malaria autoctona. Cosa ne pensa?
«Purtroppo, c’è stata confusione in Veneto. Dal 1970, l’Italia è libera dalla malaria autoctona che è esistita nei secoli scorsi, soprattutto in zone paludose. Oggi parliamo principalmente di malaria d’importazione: le persone che si recano in Paesi dove la malaria è endemica possono rientrare con il parassita. È sufficiente dunque chiedere se il paziente ha viaggiato recentemente. Il termine autoctono si riferisce a una trasmissione locale per cui la persona avrebbe contratto la malaria senza aver viaggiato all’estero. È importante chiarire che abbiamo ancora casi di malaria, ma si tratta sempre di malaria di importazione».
Che cosa significa malaria di importazione e perché è importante questa distinzione?
«La malaria di importazione riguarda persone che sono state in aree endemiche, come molti Paesi africani o asiatici dove sono state punte da una zanzara anofele infetta. È possibile che una persona abbia i sintomi dopo il rientro in Italia ma che il contagio sia avvenuto altrove. La trasmissione della malaria in Italia richiederebbe una popolazione stabile di zanzare anofele infette, cosa che al momento non si verifica».
Come avviene il contagio?
«Quando una zanzara punta una persona che già è infetta, succhia il sangue contenente i parassiti del genere Plasmodium. Questi parassiti, una volta entrati nel corpo della zanzara, si sviluppano al suo interno. Quando questa zanzara punge un altro individuo, i parassiti vengono trasmessi nel soggetto e iniziano a maturare. La malaria non si trasmette direttamente da persona a persona ma attraverso il vettore della zanzara infetta. Questo rende fondamentale la prevenzione contro le punture di zanzara, soprattutto nelle aree a rischio. Esistono diversi tipi di Plasmodium, ma il più pericoloso e responsabile delle forme più gravi di malaria è il Plasmodium falciparum. La malaria falciparum è particolarmente insidiosa perché può causare complicazioni severe e può essere letale se non trattata tempestivamente. In altre forme di malaria i sintomi possono essere meno gravi e la malattia ha un andamento meno aggressivo».
Come si diagnostica la malaria?
«Grazie ai test molecolari, rispetto ai tradizionali esami al microscopio che possono essere più lenti e meno sensibili, la diagnostica è molto più precisa e rapida, permettendo di individuare anche piccole quantità di parassiti»
Quali sono questi sintomi?
«I sintomi della malaria possono variare, ma generalmente includono febbre alta, brividi, sudorazione profusa, mal di testa, dolori muscolari e nausea. In alcuni casi, se la malattia non viene trattata tempestivamente, può evolvere in forme più gravi, come la malaria cerebrale, che può portare a danni neurologici e, nei casi più gravi, alla morte. È fondamentale, quindi, un trattamento rapido e adeguato a prevenire complicazioni. In molte aree endemiche, la malaria è una delle principali cause di morbilità e mortalità, ma grazie ai progressi nella medicina, è possibile trattarla efficacemente con farmaci antimalarici».
Potrebbe ritornare la malaria autoctona in Italia?
«Solo se si stabilisse una popolazione significativa di zanzare anofele infette potremmo assistere a una trasmissione locale della malaria. Questo richiederebbe sia una popolazione di zanzare anofele, sia persone già infette che possano fungere da serbatoi del plasmodio. Tuttavia, allo stato attuale, il rischio è basso».
Cosa si può fare a livello di politiche di prevenzione per evitare l’insorgere di casi autoctoni?
«Le politiche di prevenzione rivestono un ruolo cruciale nel mantenere la malaria fuori dall’Italia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e i Paesi europei raccomandano un approccio coordinato, che prevede la sorveglianza continua sulle popolazioni di zanzare e sui casi di malaria d’importazione. In Italia, la presenza delle zanzare anofele è monitorata costantemente e si interviene nelle aree a rischio per evitare che si stabiliscano focolai. In ambito domestico, la sensibilizzazione della popolazione è essenziale, specialmente per evitare accumuli d’acqua, che costituiscono il principale ambiente di proliferazione delle zanzare. Raccomando ai cittadini di evitare ristagni d’acqua nelle loro case e giardini, come in sottovasi, bidoni scoperti, piscine gonfiabili o recipienti lasciati all’aperto, dove le zanzare possono deporre le uova. Anche svuotare e pulire frequentemente i contenitori d’acqua all’aperto è fondamentale».
Il professor Sisti ci parla del vaccino per la malaria di recentissimo sviluppo, commercializzato come Mosquirix. Si tratta di un’importante innovazione nella lotta a questa malattia che colpisce milioni di persone, principalmente in Africa subsahariana. Il vaccino rappresenta un passo significativo verso la riduzione dell’incidenza e della mortalità della malaria, specialmente nei bambini. Mosquirix è stato approvato nel 2021 dall’OMS per l’uso su larga scala in alcuni Paesi ad alta endemia, dopo anni di studi clinici che ne hanno dimostrato una certa efficacia nel prevenire le forme più gravi di malaria. Il vaccino agisce stimolando il sistema immunitario a riconoscere e difendersi dal parassita Plasmodium falciparum nella fase iniziale del suo ciclo vitale.
La prevenzione delle malattie da vettori è una grande sfida che richiede equilibrio tra salute pubblica, protezione dell’ecosistema e buone pratiche. Coinvolgere i cittadini in queste misure di prevenzione domestica è fondamentale per ottenere risultati duraturi nella lotta contro le malattie trasmesse da zanzare e per proteggere la salute della comunità. È importante considerare che le alterazioni nei modelli climatici possono favorire la proliferazione degli insetti vettori e l’espansione della malattia in nuove aree. In questo contesto, è fondamentale continuare a monitorare l’evoluzione di questi fattori per prevenire l’emergere di nuove epidemie e rafforzare le strategie di prevenzione.