Se è stato molto divertente riportare i risultati del sondaggio che chiedeva quale fosse il personaggio letterario più antipatico, odioso e tremendo di sempre (trovate qui l’articolo), altrettanto stimolante è stato lanciare la domanda opposta: qual è il personaggio letterario più amato? Quello che non si dimentica? Anche stavolta le risposte sono state le più diverse.
La prima che mi è saltata all’occhio, e che in moltissimi hanno dato, è stata per merito di Michail Bulgakov. Roberta ha aperto le danze, seguita da altre risposte identiche, eleggendo Margherita de Il maestro e Margherita come il miglior personaggio letterario di sempre. Daniela invece le preferisce Woland, ovvero il diavolo in persona.
Proseguo la lista restando sulla letteratura russa: Francesca cita Oblomov di Ivan Aleksandrovič Gončarov, ricordando la sua condizione di ozio e domandandosi chi è che non vorrebbe passare la vita a letto a lamentarsi. Alberto invece preferisce Anna Karenina dell’omonimo romanzo di Tolstoj.
Un altro personaggio letterario citatissimo, da Mario, Giulio e altri, è stato Edmond Dantès, il protagonista simbolo della vendetta del romanzo Il conte di Montecristo: l’empatia che si prova per lui è quasi sconfinata, diventando una vera e propria reclamazione della dignità personale, della conquista di una posizione nel mondo, seppur sofferta ma bruciante. Mario dice testualmente: “Dico Dantès perché quant’è bello andare in culo a tutti quanti?”. Come dargli torto.
Gisella e Mario ricordano la famiglia Joad del romanzo Furore di John Steinbeck: capolavoro dello scrittore statunitense, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1962, romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni Trenta, narra l’epopea della famiglia Joad che si vede costretta ad attraversare il paese per trasferirsi dall’Oklahoma alla California. Un classico imperdibile.
Antonio ricorda due capolavori della letteratura mondiale scegliendo il capitano Achab di Moby Dick scritto da Melville e Don Chisciotte che, insomma, non ha bisogno di presentazioni. Alessia dice Alicia Western di Stella Maris (uno dei pochissimi personaggi letterari contemporanei citati) dell’autore Cormac McCarthy; Paola decide per Modesta, personaggio femminile del romanzo di Goliarda Sapienza L’arte della gioia, in questo periodo anche nelle sale cinematografiche con un film tratto dal libro; Marco invece nomina il dottor Faustroll, “negromante moderno, mescolanza di uomo e di marionetta, di trasposizione mitica e di caricatura” del romanzo di Alfred Jarry Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico.
A sorpresa, ci sono alcune risposte che hanno prediletto personaggi non propriamente positivi in senso stretto (anzi, citati nell’articolo sui personaggi più odiosi di sempre): Gerardo riprende un protagonista maschile con il giudice Holden di Meridiano di sangue, di nuovo McCarthy; Federico elegge una figura odiatissima da molti (anche da me) con Heathcliff di Cime tempestose; Dino pesca un nome curioso: Accio, il protagonista de Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi.
Spostandoci sulla letteratura italiana, Francesco elegge il dottor Pereira come suo personaggio preferito, preso dal libro di Tabucchi Sostiene Pereira. Una testimonianza; Riccardo cita Tony Pagoda di Hanno tutti ragione di Sorrentino, personaggio amato praticamente da tutte le persone a cui è stato chiesto; Giulio menziona Alex di Jack Frusciante è uscito dal gruppo; Federico sceglie Zeno Cosini de La coscienza di Zeno di Italo Svevo; Sara non può fare a meno di ricordare Pin de Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino; Adele e Diego fanno i nomi di personaggi di romanzo contemporaneo: rispettivamente Delia e Amalia de L’amore molesto di Elena Ferrante e Cesco di Ferrovie del Messico di Griffi.
A questo punto la questione non è solo diventata scegliere un nome, ma chiedersi perché ci viene così spontaneo e immediato rispondere citando romanzi moderni o classici o antichi, se parliamo in termini di momento della pubblicazione o di periodo storico. Alla domanda: dimmi qual è il tuo personaggio preferito o qual è il personaggio letterario più insopportabile, istintivamente il primo pensiero va a romanzi scritti molto tempo fa. Quasi nessuno cita libri usciti, dico per dire, un anno fa, due anni fa e così via. La maggior parte delle scelte si orienta sul romanzo moderno novecentesco o al massimo su quello dell’Ottocento. Molte le risposte che prediligono i “classici” storici, ad esempio Camilla cita addirittura Orlando di Orlando furioso o i capolavori della letteratura – penso a chi ha citato Malaussène, Anna Karenina, Don Chisciotte, Aureliano Buendía, Margherita – e mi domando: perché? Il motivo è perché oggi si fa troppa autofiction? Perché si scrive peggio? Perché il romanzo “vecchio” ha avuto più tempo per sedimentare, è stato studiato a scuola, ha avuto tutto un ciclo vitale che ha permesso di mettere radici nel lettore?
Queste alcune delle risposte: Francesca: “Oggi si fa troppa autofiction? Assolutamente sì. I personaggi dei classici sono scritti meglio rispetto a quelli di oggi? Assolutamente no. A primo istinto ho risposto Oblomov, ma ti direi Marianne di Persone normali di Sally Rooney, Daniel de L’ombra del vento, Malinverno del libro omonimo di Domenico Dara […] Probabilmente si va sul classico come per dire che si va sul sicuro, qualcosa conosciuto da più persone e quindi anche più capito”.
Diego (che ha citato Ferrovie del Messico): “Secondo me in generale si ha poca voglia di scommettere sulla letteratura contemporanea (soprattutto italiana) perché si ha difficoltà a muoversi nell’immenso mare letterario, quindi più facile comprare classici (se la vogliamo mettere su un punto di vista economico con 20 euro vado a Port’Alba e compro dai quattro ai sei libri), però allo stesso tempo è difficile identificarsi con personaggi della letteratura classica dove gli ideali e le morali sono molto lontane dal mondo moderno, anche a me piacerebbe rispondere Alëša Karamazov o Martin Eden ma mentirei a me stesso! In generale sì, i classici sedimentano meglio e sono scritti meglio, però non smetterò mai di sponsorizzare Ferrovie del Messico come caso incredibile di letteratura italiana, probabilmente il miglior libro di realismo magico italiano, da cui molti fuggono solo per le dimensioni grosse (che già lo rende un caso straordinario della letteratura contemporanea)”.
Giulio: “Per me è il contrario in realtà, nei classici ho trovato immensa bellezza e il senso dell’eterno, ma i personaggi che ho amato di più in realtà sono quelli che ho letto in adolescenza e spesso in libri più o meno contemporanei. Da bambino Inkiostrik del Battello a Vapore (collana mai abbastanza elogiata) poi Greg Trofer di Guerre in famiglia di Jerry Spinelli e al liceo Alex in Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Brizzi. Otello, Candido, Zeno Cosini… Tutti personaggi che ho amato e in cui mi sono rivisto ma che non porto addosso come tatuaggi”.
Camilla: “Forse perché i classici si leggono da ragazzi/giovani e i personaggi a quell’età rimangono appiccicati addosso in maniera diversa? Io ho detto Orlando, ma potrei dire anche Jo e Amy March, che definiscono interamente la mia personalità, penso. Ma anche Legolas. Tutta gente incontrata da bambina/ragazza. Da grandi forse si è più ignifughi, quindi si rimane più indifferenti? Da adulta l’unico personaggio che potrei avvicinare a questi è Archie 4 di 4321, enorme personaggio (di un libro che, tutto sommato, manco è il migliore fra quelli di Auster)”.