Siamo tutti diversi. Non è strano, tutto è possibile. Leggere questa frase lieve, alla fine dell’albo illustrato Siamo tutti diversi di Kim Ter Host, tradotto da Anna Patrucco Becchi per Il Gatto Verde Edizioni, è come ascoltare lo scorrere di un fiume senza intralciarne il corso. È vedersi magri o grassi, introversi o estroversi, dolci o spigolosi, incisivi o decentrati e inquadrare ogni precisa o imprecisa caratteristica come una parte vitale del sé. Induce a guardare la vita con una lente panica sull’universo e dell’Universo. Porta a rifiutare il concetto di stranezza.
L’etimologia dell’aggettivo strano deriva dal latino extraneus e vuol dire estraneo, straniero. Extra vuol dire fuori. Chi è l’estraneo? Chi è lo straniero? È estraneo, è straniero, solo ciò che si percepisce come tale. Se diverso diventa estraneo e straniero, il mondo diventa inaccessibile. L’umano diventa estraneo e straniero sì, ma a se stesso.
Cos’è l’essere umano? Chi è l’essere umano? Sono queste le domande che sembra porsi la giovane casa editrice di letteratura per l’infanzia Il Gatto Verde, generata con entusiasmo, cullata con calore da Nicoletta Del Giudice e Luca Misso, alimentata dalla professionalità solare di ogni componente della squadra.
Potrebbe sembrare atipico per una casa editrice per l’infanzia, invece è un atteggiamento ambizioso e fiducioso nei confronti dei bambini e degli adulti. È l’atteggiamento di chi ancora crede che alla banalità possa contrapporsi ed essere feconda l’attenzione agli intrecci, uno sguardo vasto e accorato sull’identità del singolo e sull’importanza del creare squadra. Pare voglia inculcare nei bambini, ai quali si rivolge, la fiducia nel colore e nella sfumatura. E dei colori non esclude il nero e le sue conseguenze, proprio nel loro rispetto.
Le illustrazioni stesse hanno una identità forte, ma non appaiono ferme, non incastrate dentro di sé. È sia il caso di Siamo tutti diversi, in cui le immagini sono delicate, sia per Khat, dove i colori vivaci accompagnano la narrazione cruda e scomoda. Sono passaporti per il viaggio, non destinazioni preconfezionate.
Durante la Bologna Children’s Book Fair, c’è stato l’incontro Margini e confini, differenze come risorse con al centro gli albi illustrati Khat (Il Gatto Verde) e Golia (BeccoGiallo) con l’autore Ximo Abadía, Luca Misso e Federico Zaghis (editore di BeccoGiallo), con l’interprete Luna Di Meglio e la moderazione attenta, coinvolta e coinvolgente di Marina Lepore dell’accademia Drosselmeier.
Khat è l’albo illustrato finalista al Premio Andersen 2024, nel quale è narrata la storia di un bambino che a soli quattro anni è stato costretto ad abbandonare la sua Eritrea con il padre, in cerca di una vita migliore. La madre, invece, ha scelto di non partire per far scappare altra gente. L’albo racconta gli stenti, la fame, i soprusi e gli abusi subiti. Racconta l’invisibilità.
Luca Misso ha citato metaforicamente, e attraverso le illustrazioni mostrate, il percorso che rifugiati e migranti sono costretti a fare. Ciò che di loro non si vede, quando sono solo un puntino impercettibile nella vastità del mare sui barchini, o quando sono solo numeri in qualche CPR sovraffollato, chissà perché, distante da noi. E poi il dolore che se li si guarda ogni giorno sempre un po’ più da vicino si prova. Il dolore che deve diventare responsabilità. La responsabilità che è necessariamente dolore quando in altre parti del nostro stesso mondo i bambini come i nostri figli non hanno acqua potabile da bere.
Il Gatto Verde, con la scelta di pubblicare Khat in Italia, tradotto da Loredana Serratore, ha mostrato la propria fiducia in ogni bambino. E la speranza in ogni adulto di riferimento per i bambini, che possa imparare dai più piccoli a scorgere la magia e la risorsa in ogni puntino scuro in mezzo al mare e in ogni numero anonimo che anonimo non è mai, quando contiene degli esseri umani.
Presso il loro stand alla Bologna Children’s Book Fair, era sempre pronto un caffè. La moka era lì, fumante per chiunque volesse abbeverarsi, come se Il Gatto Verde volesse dire “non ho bisogno che tu mi dia perché io possa darti”. Sembra essere tutta qui l’autenticità e la coerenza di una casa editrice che non vuole minimamente fare quello che non è e non vuole essere quello che non fa. Quindi, letteratura e modus operandi e vivendi sembrano combaciare. E convincere.