L’omeopatia genera per la collettività un costo stimato di 30 milioni. I prodotti omeopatici, sebbene interamente a carico del cittadino, godono dei benefici di detraibilità fiscale. Che cosa significa? Significa che questo mercato genera detrazioni pagate, di fatto, dalla comunità, che vanno a sommarsi alle detrazioni per le visite dei medici omeopati.
La cosiddetta “lotta allo spreco” viene ribadita, in più occasioni, anche dalla Presidente Meloni. Eppure, anche l’omeopatia è uno spreco. Perché? I prodotti omeopatici non sono efficaci per curare nessuna malattia e, come tali, non sono integrativi né tantomeno alternativi ai trattamenti di provata efficacia.
Viviamo in un periodo storico dove non possiamo fare sconti a chi mette a rischio la salute dei cittadini e/o a chi promuove disinformazione. Quando lo sconcerto arriva sfogliando il sito istituzionale della regione in cui vivi è molto grave ma partiamo con ordine. Prima di darvi la definizione di omeopatia è importante ribadire che la comunità scientifica internazionale non riesce a documentare alcun beneficio nell’omeopatia che si riduce, dunque, a una pratica senza alcun fondamento.
Online potete avere accesso, su Pub Med, all’articolo Omeopatia: una vivace reliquia dell’era pre scientifica, 2023. Questo titolo vi dice già molto. Non esiste, difatti, uno studio o una revisione sistematica, fino a oggi, che certifichi in modo affidabile l’omeopatia per avere un effetto oltre quello placebo e altri a esso contestuali.
L’omeopatia è una pseudoscienza basata sul principio di similitudine del farmaco e viene formulata dal medico tedesco Samuel Hahneman nella prima metà del XIX secolo. Secondo questo concetto, il “rimedio” per una determinata malattia è costituito da una sostanza che in una persona sana induce sintomi simili a quelli della malattia stessa. Quando viene individuata, questa “sostanza” viene somministrata alla persona malata in forma diluita. Il prodotto finale è talmente diluito da non contenere neppure una molecola della sostanza di partenza o ve ne sono così poche da non sortire effetti sull’organismo.
Tramite analisi di laboratorio, se si hanno due preparati omeopatici è impossibile distinguere l’uno dall’altro (se si togliesse l’etichetta) data l’assenza di molecole del principio attivo. Il preparato finale risulta, spesso, unicamente costituito da eccipienti. Il processo di diluizione, secondo AIFA, è responsabile dell’effetto di non rilevabilità del contenuto di partenza del ceppo omeopatico, anche se alcuni medicinali omeopatici possono essere costituiti da sostanze in concentrazione ponderale (analiticamente rilevabile).
L’omeopatia chiama, tuttavia, il processo di diluzione processo di “potentizzazione” affermando che una sostanza sia più “potente” e “curativa” quanto più diluita (dunque impossibile da trovare). Molti sostenitori dell’omeopatia si appellano al principio della memoria dell’acqua e degli effetti energetici forniti dai campi elettromagnetici. Una teoria non provata scientificamente.
Adesso vi starete legittimamente chiedendo: se questa terapia non ha alcun tipo di effetto sul fruitore della stessa, perché preoccuparsi? Ed è proprio questo atteggiamento che ha portato, per molto tempo, a trascurare la pericolosità delle pseudoscienze. L’omeopatia, difatti, può provocare procrastinazione terapeutica ovvero la sua percezione come un metodo di guarigione serio e collaudato causa ritardo nelle terapie veramente efficaci. Vi è anche il fenomeno dell’abbandono, da parte di molti pazienti, delle terapie convenzionali.
Adesso voglio parlarvi del sito online, ufficiale, della mia regione. La Regione Toscana definisce omeopatia metodo clinico e terapeutico basato su legge di similitudine secondo cui è possibile curare un malato con una sostanza che produce sintomi analoghi a quelli della malattia. Capiamo bene che un utente che apre questo sito senza competenze scientifiche e/o mediche potrebbe essere portato a pensare che l’omeopatia sia una terapia.
Il sito della Regione Toscana elenca i presunti “dati della letteratura scientifica” con la dicitura: Secondo i dati della letteratura scientifica internazionale, le malattie trattate più spesso con l’omeopatia sono e vengono elencati vari disturbi, tra i quali allergie, malattie atopiche, disturbi dell’apparato gastrointestinale etc. Il sito riporta le malattie trattate, non le malattie trattate con beneficio perché a oggi la comunità scientifica, come abbiamo visto, non riconosce benefici nell’omeopatia. Capiamo, tuttavia, che può risultare difficile comprendere questa sfumatura e la dicitura risultare ingannevole. Proseguendo con l’analisi della pagina del sito vi è una serie di strutture regionali di riferimento e ambulatori di medicina complementare.
Già nel 2005 Lancet pubblica The End of Omeopaty mettendo un punto all’inefficacia della pratica. Successivamente, nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che l’omeopatia non rappresenta una cura e che essa non deve sostituire le terapie tradizionali. Nel 2015 ha definitivamente messo la pietra tombale sull’omeopatia la revisione sistematica condotta dal National Health Medical Research Council (NHMRC) australiano.
A questo punto mi domando: perché, sul sito della mia regione, queste avvertenze non compaiano a caratteri cubitali? E intendo la dicitura l’omeopatia non funziona. Quello, invece, che il sito offre a un utente che naviga è un “menù a tendina” dove la voce Medicine complementari è assieme a quelle di: Oncologia, Dolore e Cure Palliative, Celiachia, Malattie rare etc. Pseudoscienza assieme a scienza.
Tutti i professionisti dovrebbero essere sinceri con chi si rivolge a loro: ti sto dando un prodotto omeopatico ma sappi che non risolverà il tuo problema quindi non si tratta di una soluzione. Omettere questa premessa significa “ingannare” il cittadino. Non è più possibile essere neutrali, o indifferenti, su questo tema. L’etica scientifica pone chiunque agisca, secondo scienza e coscienza, a stoppare la propaganda sull’omeopatia nell’interesse dei pazienti ai quali va fornita consapevolezza e chiarezza.
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