È il tardo pomeriggio del 15 marzo 2024, a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, quando un gruppo di circa dieci ragazzini, poco più che infanti, dà fuoco a decine di libri di una casetta di book-crossing progettata, creata, realizzata e fortemente voluta da Maria Carmela Polisi della libreria Mio nonno è Michelangelo. Idee, sogni, fantasie, orizzonti, colori, pensieri, viaggi, speranze al rogo. Libri e quindi liberi, bruciati da minorenni imprigionati nell’ideale dell’onnipotenza e della distruzione come compimento dell’essere umano.
È accaduto nel Rione 219, quartiere periferico di palazzine popolari, non propriamente abituato ai colori, alla cura e alle parole gentili. Un posto dove provare ad alimentare le idee per qualcuno può sembrare pericoloso. In un posto grigio, dove si vede solo il grigio, dove si conosce solo il grigio, gli altri colori possono far paura. Lo sconosciuto, l’inaspettato fa paura. Il colore può diventare un affronto. E un nemico. I libri l’affronto peggiore.
La libraia Maria Carmela Polisi, quando ha deciso di aprire la sua libreria indipendente per bambini a Pomigliano d’Arco, ha scelto di creare un presidio di cura e di affetto, prima ancora che di cultura. Perché crede fortemente che l’educazione culturale non possa prescindere dall’educazione affettiva. Crede non possano nemmeno procedere una dietro l’altra, ma solo una accanto all’altra. A costo di stringersi per allargarsi. Ha compreso fin dall’inizio la necessità di esserci per ogni bambino che non entrerebbe mai in una libreria, semplicemente perché purtroppo non verrebbe accompagnato.
Durante il lockdown più ferreo della pandemia, ha raggiunto fisicamente decine e decine di bambini, in diverse periferie, è andata a bussare alle porte della loro case, ha percorso da sola tanti chilometri, soltanto per portare un libro in dono e per chiedere ai più piccoli se avessero bisogno di altro. Si è diretta in luoghi apparentemente senza speranza per poi scoprire che speranza c’era. E speranza c’è. Ha scelto di essere ascolto e spalla. Non si sentiva al sicuro sapendo che tanti bambini e tante famiglie al sicuro non erano.
La pandemia è passata da tempo, ma il suo modus operandi è rimasto invariato. Continua a star più fuori che dentro la libreria, per portare le storie dove altrimenti non arriverebbero. Continua ad aprire i libri, a leggerli, a viverli e a farli vivere. A regalarli a chi non può comprarli. Continua a essere discreta e limpida. Continua a installare casette di book-crossing, dove c’è più bisogno esistano, una pratica per incentivare la lettura. All’interno delle casette vengono fatti circolare libri con assoluta gratuità, dove chiunque può aggiungere e prendere volumi in prestito per poi, si spera, restituirli e continuare a far circolare idee e bellezza per tutti.
Continua ad apprendere e condividere, senza mai voler insegnare né giudicare. Continua a esserci, soprattutto per chi non comprende l’importanza della sua presenza. Nonostante non sia la prima volta che una sua iniziativa viene barbaramente distrutta. Continua a crederci.
Più viene a conoscenza di gesti come quello di quei ragazzi e più avverte quanto ancora ci sia da lavorare per allenare alla bellezza chi a essa non è stato educato. Chi non ha assolutamente gli strumenti per poterla riconoscere e quindi proteggere. Più vede calpestati i semi che prova a piantare e più comprende di quanta cura possa aver bisogno chi viene educato alla distruzione. Quanto può sentirsi bruciato un minorenne che avverte l’istinto di bruciare? Come può essere terribile il pensiero che bruciare qualcosa possa essere normale? Può essere spaventoso non riuscire a vedere un libro come una risorsa. Quando la comunità è stata lasciata così sola da poter pensare questo? E, soprattutto, perché?
Un’altra realtà che, seppur ferita e vittima di furti e atti vandalici, resiste e costruisce e nutre ogni giorno il proprio desiderio di donare e donarsi alla comunità è la libreria e bar in via Duomo a Napoli A&M Bookstore di Anna Minucci e Andrea Ambrosino. Nata dal grande atto di civiltà e dalla volontà di creare bellezza e alternative, si è fatta carico anch’essa del territorio in cui è sorta, senza dimenticarlo o far finta di non vederlo. Lo scorso 8 marzo, l’A&M Bookstore è riuscita a realizzare un suo sogno insieme a Davide D’Errico già realizzatore del vicolo della cultura nel rione Sanità: la riqualifica del vicoletto Donnaregina, attiguo alla libreria, fino al loro intervento abbandonato e desolato.
È stato inaugurato, dunque, il secondo vicolo della cultura a Napoli con l’installazione di casette di book-crossing e la realizzazione di opere di street art dell’artista napoletana Trisha raffiguranti donne che hanno fatto la differenza nel mondo della cultura e non solo come Frida Kahlo, Rita Levi Montalcini, Artemisia Gentileschi, Matilde Serao e Michela Murgia.
Queste realtà cercano di rispondere alla violenza con la bellezza. Capiscono ogni giorno quanto possa essere complesso dare delle opportunità e mostrarne l’importanza, ma sanno che per cambiare le cose bisogna essere pazienti e perseveranti. Chi è stato educato alla distruzione faticherà a comprendere di essere capace di creazione. Ma giorno dopo giorno, con perseveranza, costanza, pazienza e soprattutto senza smettere di ascoltare i segnali dei ragazzi, qualcosa potrà cambiare. È necessario non lasciare sole realtà come quelle descritte, è necessario non considerare l’indifferenza un’opzione perché, come sosteneva Sassoli, l’indifferenza un’opzione non lo è mai.
Credere che i minorenni che oggi hanno dato fuoco a dei libri possano creare qualcosa di bello domani non è un’utopia ma una possibilità concreta ed è la base per poter costruire una società migliore. Per poter creare nuove casette per far circolare i libri gratis, fino a quando un giorno non verranno più bruciati e magari anche un solo ragazzo aggiungerà un nuovo libro per tutti.
La soluzione non è mai la repressione. Potrebbero essere la presenza instancabile e l’ascolto continuo. Inasprire le pene per i ragazzi che spacciano, come previsto dal Decreto Caivano non risolve i problemi, molto probabilmente li ingigantisce soltanto, togliendo loro la possibilità di riscatto. Un ragazzo colpevole è un adulto colpevole. Un ragazzo distruttivo è un bambino che è stato educato alla distruzione. Provare a rieducarlo è dovere di tutti. Dell’intera società che non ha saputo far fronte ai suoi bisogni quando avrebbe dovuto, fin dalla prima infanzia.
Questo è il senso di una comunità e di chi vuole fare comunità e cultura. Una cultura che non contempla il libro come oggetto polveroso ma come un paesaggio amico, capace di indicare il fascino di nuove strade. Quando Dostoevskij ne L’idiota ha scritto che il mondo lo salverà la Bellezza forse sapeva che la via della bellezza non sarebbe stata semplice. Ma sapeva sarebbe stata l’unica percorribile solo e unicamente perché Bella.