Qualche mese fa mi sono ritrovata, grazie anche all’aiuto di lettrici e lettori appassionati, a stilare una lista (potete leggere l’articolo qui), chiaramente non esaustiva, dei libri, fumetti, saggi che trattano il tema dell’erotismo. Stavolta il campo di ricerca è ancora più di nicchia, perché oggi parliamo di testi che hanno per tema centrale la prostituzione. Tema tabù sui social, dove si è costretti a usare ogni escamotage possibile per celare la parola, suscita invece grande interesse negli appassionati di letteratura “altra”, soprattutto se ci riferiamo a testi dei secoli scorsi. Un esempio su tutti, Nanà di Zola. E allora, come per la volta precedente, ho chiamato all’appello la conoscenza delle persone che seguo e che mi hanno suggerito le loro letture preferite a tema.
Cominciamo con Antonio che consiglia William T. Vollmann con Storie della farfalla, un testo a metà tra il romanzo e il reportage. La sinossi fa così: Nell’inferno della Cambogia, ancora segnata da un profondo retaggio di stragi e violenze, un giornalista si innamora perdutamente di Vanna, una prostituta proveniente dalla capitale. Ma anziché trovare un impossibile e forse ipocrita riscatto nell’amore, continua le sue peregrinazioni in un mondo nel quale degradazione e purezza formano un binomio inestricabile. Una storia dunque di un uomo che si perde per una donna del vizio.
Simile per narrazione, ma chiuso nella sfera del vero e proprio romanzo “classico”, è Un amore di Dino Buzzati, suggeritomi da Andrea. Testo cult fin dalla sua uscita, come ci dice lo stesso sottotitolo, parla di un borghese che impazzisce d’amore per una ragazza squillo. Una Milano che è insieme ritratto della metropoli e simbolo della babele d’ogni tempo. Su questo sfondo si muove il protagonista di Un amore: un uomo inconsapevole di aver atteso troppo, che è rimasto nell’intimo un giovane e crede che il sentimento possa compiere miracoli. E così il professionista maturo si innamora perdutamente di una donna giovanissima, ma già carica della cinica spregiudicatezza e della stanchezza morale di un’epoca.
In un certo senso, come dice Marta, potrebbe rientrare nel genere anche La noia di Moravia, nella forma di Dino che comincia a pagare Cecilia, la sua amante, immaginandola come una prostituta. Perché? Per sbarazzarsi di lei e della noia che lo attanaglia.
Continuiamo con uomini che perdono la testa con il testo suggerito da Gerardo, Città della pianura di Cormac McCarthy: Primi anni Cinquanta. John Grady Cole e Billy Parham lavorano in un ranch fra il Texas e il Messico. Insieme allevano cavalli, ascoltano sotto le stelle i racconti dei vecchi cowboy, si divertono al bar o al bordello. E al bordello John Grady incontra una sedicenne così bella da cambiargli la vita. Così contesa da costringerlo a scontrarsi con il protettore-filosofo Eduardo, in un duello allo stesso tempo epico e metafisico. Ultimo capitolo della “trilogia della frontiera”, Città della pianura parte dove arrivavano i primi due romanzi, Cavalli selvaggi e Oltre il confine.
Se ci riferiamo invece a uomini ingannati da una prostituta il ricordo scolastico di Florinda, che spolvera anche la mia memoria, fa riferimento al Decameron di Boccaccio, precisamente alla quinta novella della seconda giornata, quella che racconta la vicenda di Andreuccio da Perugia, giovane e ingenuo mercante che si trova a Napoli per affari e che cade vittima di una truffa da parte di una prostituta siciliana.
Non lasciando Napoli in termini di autori, non possiamo non nominare Curzio Malaparte: sempre Gerardo ricorda l’ultimo racconto della quarta parte di Kaputt, Le ragazze di Soroca. Le ragazze in questione sono ebree che tentano di nascondersi dalle mani dei soldati tedeschi, scappando nei campi di grano, senza successo però perché vengono stanate e costrette a prostituirsi in un bordello militare. Purtroppo questa è una vicenda vera, una vicenda alla quale Malaparte ha assistito con i propri occhi. Quindi, romanzo con spessi tocchi autobiografici.
Riprendo il tema delle “meretrici infelici” ovviamente sollevando il consiglio di Grazia con l’immancabile Márquez e il suo meraviglioso Memoria delle mie puttane tristi: anche in questo caso abbiamo come protagonista un giornalista, non più giovane, che decide, alla soglia dei novant’anni, di regalarsi una notte con una prostituta vergine. Questo libro, lo dicevo anche nell’articolo dedicato ai libri erotici, è stato ispirato da un altro capolavoro della letteratura, ovvero La casa delle belle addormentate di Kawabata Yasunari. Volendo, è stato pubblicato un volume contemporaneo dal titolo Memoria delle mie puttane allegredi Carlotta Vagnoli per Marsilio.
Restiamo nell’ambito delle case chiuse con il suggerimento di Antonio, Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata di Felix Salten: si tratta di un racconto in prima persona da parte di Josefine, una ex donna di piacere ormai cinquantenne che evoca le sue brillanti avventure di letto nei bordelli viennesi.
Sempre in forma di confessione e sempre su suggerimento di Antonio, possiamo citare Puttana di Nelly Arcan, dal tono completamente diverso, molto più cupo e drammatico: Nella camera del grande edificio di Montreal in cui svolge la sua professione, una prostituta aspetta tra un cliente e l’altro. L’attesa si nutre di ricordi e i ricordi danno voce all’incalzante, impudica confessione con cui Cynthia è il suo nome da puttana – si racconta ai lettori. L’autrice muore suicida.
Antonio conclude con Moll Flanders di Defoe, chiudendo un trittico di testi raccontati dalle protagoniste: Moll Flanders trascorre gli ultimi suoi anni nella prosperità e nel pentimento per le colpe commesse nel corso d’una vita di continui mutamenti, in cui è stata prostituta, cinque volte moglie, ladra, deportata in Virginia e infine ricca e onesta. Ormai vecchia e dedita a una vita misurata decide di scrivere le sue memorie.
Se non ci muoviamo dal XVIII secolo tirando le fila da Daniel Defoe, inevitabile è suggerire, come fa Marco, Fanny Hill di John Cleland, probabilmente il libro erotico più tormentato e bandito della letteratura, considerato da Foxon in Libertine Literature in England, 1660-1745, “la prima pornografia inglese originale in prosa, e la prima pornografia a ricorrere in forma di romanzo”.
Il romanzo, come molta letteratura del Settecento, è scritto in forma epistolare e narra le vicende di una giovane ragazza che vive nei pressi di Liverpool. Dopo la morte dei genitori, viene presa a servizio da una signora che lei crede ricca, ma che in realtà è la tenutaria di un bordello, in cui la ragazza viene progressivamente impiegata. Da lì le sue descrizioni delle immaginifiche situazioni a cui si trova ad assistere o partecipare.
In tema di donne del piacere pentite, Antonella ricorda Undici minuti di Coelho: racconta la storia di Maria, una giovane ragazza brasiliana che, seguendo il miraggio di una vita più facile, si trasferisce da Rio de Janeiro in Europa, a Ginevra. Qui, dopo il tentativo di lavorare come modella, comincia a esercitare la prostituzione e, dagli incontri con i suoi clienti, sviluppa la sua particolare conoscenza del mondo. Gli undici minuti del titolo, il limitato arco di tempo che Maria dedica a ciascun uomo, diventano quindi lo strumento attraverso il quale la ragazza entra in contatto con l’anima degli sconosciuti che incontra.
Le storie di ragazze dal passato complicato e provenienti da famiglie disfunzionali si prestano molto bene a romanzi che le vedono prendere la strada della prostituzione per sopravvivere. È quello che succede alle due protagoniste dei testi suggeriti da Francesca e Andrea, rispettivamente Stupro a pagamento di Rachel Moran e Passeggiare la notte di Leila Mottley: nel primo testo, autobiografico, l’autrice racconta la sua esperienza come donna di strada. Il secondo, un romanzo, vede Kiara nella stessa situazione, costretta a vendere il proprio corpo per mantenere se stessa e la famiglia. Entrambi testi crudi, violenti, che trattano non solo il tema della prostituzione ma anche dell’abuso, del razzismo e del riscatto sociale.
Per chiudere, due suggerimenti sui generis: il primo di un altro lettore, Andrea, che mi fa conoscere una commedia scritta da Angelo Beolco (detto il Ruzante), drammaturgo, attore e scrittore italiano del XV secolo, di nome il Primo dialogo di Ruzante.
Un testo teatrale dunque con questa trama: Ruzante torna, frastornato e sconfitto, forse fuggitivo, dal campo di battaglia. Si reca nel paese dove si sono rifugiati sua moglie, Gnua, ed il compare Menato, a sua volta amante della donna. Incontratolo, gli racconta gli accadimenti del campo. Segue l’incontro con Gnua, che nel frattempo si è data alla prostituzione ed ora è sotto la protezione di un bravaccio. Ruzante tenta di convincerla a tornare con lui, ma lei rifiuta. Quando il contadino fa per trascinarla via con la forza, entra il protettore, che lo picchia selvaggiamente, lasciandolo a terra quasi morto. Rientra Menato, che ha assistito all’intera scena. Ruzante, per difendere la propria ignavia, dapprima finge di essere stato battuto da una folla, poi di essere stato vittima di un incantesimo, per cui, sebbene aggredito da uno solo, ne vedeva centinaia. Infine scoppia a ridere, ed i due escono insieme. La risata finale è stata variamente interpretata, sia come un inizio di dolorosa e problematica follia, sia come la derisione del dolore di una classe politica, il contado, che è stata troppo a lungo la vittima delle vicissitudini storiche.
Il secondo suggerimento sui generis, ma solo perché non si tratta di un romanzo ma di una canzone, è di Piero: De André con la sua immortale Bocca di rosa.
E infine i miei, di consigli: riprendendo Chiara, ovviamente non posso che nominare una delle mie autrici preferite degli ultimi tempi, Camila Sosa Villada, una donna transgender, ex prostituta e ora scrittrice di successo. I suoi due testi, Le cattive e Sono una pazza a volere te, entrambi pubblicati da SUR, sono perfetti per chi cerca storie di prostituzione dedicate alle donne trans.
In apertura citavo Nanà di Zola, ma rilancio con Il luogo senza confini di José Donoso, la storia di un travestito vecchio di nome Manuela, la cui figlia chiamata la Giapponesina è la tenutaria di un bordello. Un romanzo straziante, vivo, sulla scia di testi come Scende giù per Toledo di Patroni Griffi e la poetica di Lemebel.
Un altro romanzo che ho amato moltissimo è stato Teresa Batista stanca di guerra di Jorge Amado: Teresa Batista è una donna forte e bellissima, con la pelle di rame e il cuore di miele. Rimasta orfana di entrambi i genitori, quando non ha ancora compiuto tredici anni viene venduta come schiava al capitano Justiniano Duarte da Rosa. Da questo momento la sua esistenza scorre come un torrente, moltiplicandosi nei rivoli di mille avventure: prostituta e poi amante di Emiliano Guedes, prodigiosa danzatrice di samba, eroina in grado di debellare il vaiolo, anima affamata di libertà e di vita, Teresa Batista fa tesoro di ogni esperienza, anche delle violenze, dei soprusi e dei lutti, costruendo sulle ferite la propria leggenda.