Nutrire l’affamato, accogliere lo straniero, visitare l’ammalato sono gesti di restituzione e, dunque, atti di giustizia.” – Don Andrea Gallo
È la notte fra il 2 e 3 dicembre, a Treviso la temperatura è bassa, molto bassa, come sempre d’inverno. Un ragazzo indiano di trentadue anni, Mandeep Singh, senza fissa dimora che riposa in un parcheggio, muore. Non solo di freddo, muore anche di indifferenza. Don Giovanni Kirschner, parroco di Santa Maria del Sile, frazione di Treviso, scosso, pochi giorni dopo la tragedia spalanca le porte della sua chiesa per accogliere tutte le persone senza fissa dimora e i migranti in difficoltà dando loro cibo, acqua e ospitalità per la notte.
Ad ascoltare questa storia sembra abbia fatto un gesto raro e bello, assolutamente coerente con i valori cristiani. Un gesto profondamente etico, civile, umano. Un esempio di civiltà e responsabilità, prima ancora che di qualsiasi fede. Un gesto opposto e contrario a ogni forma di indifferenza. Ed è così. Eppure, alcuni residenti del quartiere di Santa Maria del Sile, guidati dal rappresentante della Lega Remigio Zanata, hanno avviato una raccolta firme per chiedere al vescovo della Diocesi di cacciare il prete dalla loro parrocchia.
Un parroco che rischia di essere mandato via per aver offerto riparo ad altri esseri umani. L’assurdo che prende forma. L’assurdo che prende forma, partorito da esponenti politici. Ma la politica non dovrebbe essere l’arte di amministrare uno Stato? Che politico è colui che accetta passivamente che qualcuno non abbia un tetto sulla testa sotto il quale poter riposare e, peggio ancora, decide di infangare una persona che ne offre uno, provando a sopperire alle sue mancanze?
Don Giovanni Kirschner al giornale Il gazzettino ha dichiarato: «È chiaro che la chiesa non è un dormitorio: in questo senso non è giusto che le persone dormano lì. Ma noi possiamo pensare di essere giusti in un mondo sbagliato? In una città ricca, piena di alloggi vuoti, che lascia la gente dormire in strada, che lascia la gente morire per strada? Oppure, se preferite, in un mondo profondamente ingiusto, diviso tra ricchi e poveri, dove i poveri cercano di venir fuori dalla miseria mentre i ricchi fanno di tutto per ricacciarli indietro? Ecco, in questo mondo carico di ingiustizie, abbiamo scelto di non restare a guardare, di non dare la colpa agli altri, ma di caricarci noi di un po’ di ingiustizia e se volete anche di colpa».
Quale turbamento può essere celato dietro un uomo o un gruppo di uomini che si sentono disturbati da un essere umano che tenta di restituire ad altri esseri umani la dignità umana di dormire sotto un tetto? Come ci si può scagliare contro di lui, senza fermarsi, nemmeno per un istante sui bordi dei marciapiedi a guardare negli occhi le persone che vivono per strada?
Forse si potrebbe comprendere che la diversità è un pretesto stupido delle menti chiuse. Perché gli occhi degli esseri umani, tristi, felici, smarriti o centrati sono tutti uguali. E tutti meritano condizioni favorevoli e proficue alla vita. Nessuno merita di non aver un luogo dove poter andar in bagno, lavarsi, riposare. Nessuno merita di non avere cibo da mangiare e acqua da bere. Perché vivere così, temendo e combattendo con il freddo che potrebbe uccidere da un momento all’altro, è una condizione disumana che non dovrebbe spettare a uomo alcuno.
Se si fosse provveduto alla presa in carico di queste persone, se ognuna di loro non fosse stata lasciata a vivere in condizioni incompatibili con la propria vita, forse il prete avrebbe lasciato le panche della chiesa vuote.
Ogni essere umano, prima o poi, entra in contatto con la mutevolezza della vita. Se chiunque oggi abbia una casa di proprietà domani fosse costretto a venderla, e non avesse i soldi per pagare una casa in affitto, come si sentirebbe a vivere disidratato, denutrito e in ipotermia? Il male che stanno tentando di fare al parroco è male che stanno facendo a persone che potrebbero morire. Ed è un male che stanno facendo, inconsapevolmente, a loro stessi.
Se il progresso di una civiltà può davvero far bene all’essere umano, come si è arrivati, oggi, a pensare, disumanamente, che chi non può pagare non sia? Che chi non può pagare non esista? È tutta qui la disumanità. E forse non ci resta altro da fare che questo. Provare ad aggiungere un po’ di umanità a questa disumanità nella quale siamo circondati e immersi, provare a essere giusti in un mondo sbagliato. Prendere esempio da Don Giovanni, qualunque sia la nostra fede. Ripudiare l’indifferenza.
Sentire il peso dell’ingiustizia e della colpa, per ogni uomo morto senza essere visto. Per ogni persona oppressa ai bordi delle strade, alla quale presi dalla fretta inutile dell’io nemmeno rivolgiamo uno sguardo. Siamo tutti ugualmente responsabili della loro non vita. Sentiamoci tali.
Proviamo a non perdere di vista “la pietà che non cede al rancore” perché è quel gesto lì a insegnare l’amore. Quello che non rovista nel portafogli prima di allargare le braccia. L’amore vero.