Il Patto per Napoli, ribattezzato da tanti – tra cui questo giornale – il “Pacco”, ha cominciato a prendere forma nella giornata di giovedì 30 novembre, quando la Giunta Comunale guidata dal Sindaco Gaetano Manfredi ha dato il via libera alla vendita di alcuni tesori della città. Galleria Principe, Palazzo Calvalcanti, il deposito Anm del Garrittone sono solo alcuni dei beni pubblici messi sul banco da Palazzo San Giacomo, di fatto, una grossa svendita natalizia che svilisce il patrimonio immobiliare e regala ai privati la possibilità di usufruirne come il Comune non è stato in grado di fare.
Quarantatré milioni di euro è la cifra che Manfredi si aspetta di incassare, circa dodici quella che verrà versata in anticipo da Invimit, la società di Stato che si occuperà della vendita. Prezzo giusto? Forse no, ma non importa. Quel che conta è l’incapacità dichiarata dal Comune di valorizzare i suoi gioielli, di renderli accessibili e godibili alla popolazione. Così, il pegno promesso a Draghi alla vigilia delle ultime elezioni amministrative da parte dell’ex Rettore dell’Università Federico II si compie.
La misura, tuttavia, non è un’estemporanea delibera del Municipio, ma il risultato di un accordo siglato nel 2022 con cui il Comune si impegnava a mettere in vendita alcuni pezzi pregiati del suo patrimonio, un’appendice del Patto per Napoli che il governo allora guidato dall’ex BCE si impegnò a onorare nel caso in cui Gaetano Manfredi avesse rimpiazzato Luigi de Magistris alla guida della città.
E, in effetti, un bel gruzzoletto è finito nelle casse di Palazzo San Giacomo sin dai primissimi mesi della sindacatura sostenuta da PD e 5 Stelle, motivo per cui, anche di fronte a una misura che fa storcere il naso a tanti, quei tanti stanno in silenzio.
La vendita di Galleria Principe, su tutti, rappresenta la totale mancanza di progettualità e valorizzazione del patrimonio comunale. Quello che nell’esperienza arancione era immaginato come un raccordo tra il MANN, l’Accademia delle Belle Arti e il Conservatorio, oltre che la casa di esperienze sociali e culturali di spessore come il centro destinato alla Coop Lazzarelle o la sede della fiera Ricomincio dai Libri, verrà affidato – chissà – all’ennesima multinazionale che, sì, si adopererà per un decoro mai riuscito del tutto del sito, ma vedrà l’ennesimo polo artistico partenopeo lasciato in pasto alle logiche del turismo selvaggio e della gentrificazione.
Chiedersi che fine faranno le attività che hanno consentito alla Galleria di restare in vita, il caffè Lazzarelle, BicycleHouse e il nuovo bistrot ScottoJonno, è solo la prima delle perplessità che insistono nella popolazione, a cui si uniscono i ragionevoli dubbi sul valore attribuito agli immobili stessi. Dubbi che, però, sembrano toccare esclusivamente il popolo napoletano che prova a dire la propria e a sfornare il malcontento sui social network. Non una parola da Palazzo San Giacomo, ancor meno dai giornali spesso critici rispetto al governo della città. Come mai tanto silenzio?
Luigi de Magistris, il Sindaco che ha preceduto Gaetano Manfredi alla guida di Napoli, aveva governato con una prospettiva e una visione diametralmente opposta a quella messa in campo dall’ex Ministro. Durante gli undici anni di amministrazione arancione, infatti, i beni pubblici avevano costituito un punto di riferimento importante per il mondo dell’arte e della cultura, messi al centro di un programma fatto di affidamento ad associazioni, artisti, cooperative. Che fine fa tutto questo? Ed è proprio all’ex magistrato che abbiamo chiesto di rispondere alle nostre domande, di mettere ordine nel forte sentimento di amarezza e sconforto.
Innanzitutto, mettiamo ordine: da dove nasce il Patto per Napoli? E perché porta alla svendita dei beni immobiliari della città?
Galleria Principe è stata uno dei punti d’interesse su cui più aveva puntato la Sua amministrazione. Tra alti e bassi, e un progetto di riqualificazione mai ultimato, aveva rappresentato, però, un centro culturale importante. Che ne sarà con questa delibera? Palazzo San Giacomo sostiene che non cambierà nulla, è vero?
Abbiamo appena denunciato un silenzio politico e mediatico attorno alla vicenda. Secondo Lei perché?
Come dicevamo, in Galleria sono sorte delle iniziative sociali diventate punto di riferimento per la città, su tutte il bistrot gestito dalla Coop Lazzarelle, che – ricordiamo – offre lavoro alle ex detenute del carcere femminile di Pozzuoli. C’è il rischio che tutto questo venga smantellato?