Non si sono mai placate, in America, sin dal giorno della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, le iniziative popolari contro Donald Trump e le sue politiche restrittive, retrograde e nazionalistiche. Nelle principali città degli States, hanno già sfilato decine e decine di cortei, femministe in testa, con i cosiddetti VIP che non hanno mai perso occasione per criticare aspramente l’operato del nuovo inquilino della Casa Bianca, portando la polemica per i suoi provvedimenti limitanti verso alcune popolazioni, o per alcune sue frasi razziste e sessiste, fino al palco degli Oscar.
Sono aumentate, nel frattempo, le richieste di residenza permanente nella terra vicina del Canada, con gli ispanici messi al muro – è proprio il caso di dirlo – che hanno dato fondo a ogni azione possibile per affermare i propri diritti di cittadini americani.
C’è un fenomeno, però, quantomeno singolare, che, di pari passo, è andato spopolando tra la gente a stelle e strisce: 1984, il romanzo capolavoro di George Orwell, è tornato fortissimamente in voga.
Sono aumentate, di fatto, di oltre il 10% le vendite in libreria, con il volume che ha ripreso, inaspettatamente, le vette di ogni classifica, sconfinando anche in altri Stati che ne hanno seguito la moda, dal Sud America all’Europa.
1984 è, senza dubbio, la fatica letteraria più apprezzata dell’autore britannico. Pubblicato nel 1949 per la prima volta, il libro è un concentrato di aspra critica contro la politica del mondo intero, una denuncia contro i diritti umani sotto attacco. Un’opera sempreverde, anzi, attuale oggi ancor più che allora, ed ecco che la gente ne rispolvera le pagine, le librerie ne riempiono gli scaffali, i cinema ne ripropongono il film.
Già, perché il 4 aprile, proprio per dar vita alle parole dell’incipit del romanzo – Era un giorno luminoso e freddo di aprile, e l’orologio stava battendo le 13 – oltre duecento sale indipendenti appartenenti a 187 città, di ben 44 stati USA, hanno proiettato il lungometraggio diretto da Michael Radford tratto proprio dalle frasi di Orwell.
Un messaggio chiaro contro la manipolazione della verità da parte dell’attuale amministrazione. “Proiettarla oggi” – dicono gli organizzatori – “serve per denunciare i fatti alternativi”, espressione coniata da una consigliera di Trump, nella strategia anti-media del Presidente, per sostenere che non esiste una sola verità e dare un nome più gradevole alle falsità pronunciate in campagna elettorale dal magnate per giustificare alcuni dei suoi provvedimenti per far breccia nella pancia della gente.
L’iniziativa, replicata anche in alcune sale di Canada, Svezia, Olanda e Croazia, si poneva come obiettivo la possibilità di aprire un dibattito formativo e concreto sulla necessità di un’informazione non veicolata e sull’urgenza del rispetto dei diritti umani, fortemente in pericolo in America come nel mondo intero.
Ancora una volta, la cultura, attraverso i libri soprattutto, dimostra come i temi principali che accompagnano e scandiscono la vita, spesso ne turbino l’esistenza, di generazioni di ogni tempo, non abbiano età e ritornino puntualmente a interrogarci. Il mondo, purtroppo, non solo dimostra di non impararne mai la lezione, ma ripete quegli errori, amplificandoli ogni volta con l’ausilio della tecnologia che avanza, delle nuove scoperte, pagando un prezzo per le conseguenze sempre più drammatico.
Sembra incredibile pensare che solo ieri la guerra mondiale sia finita, senza vincitori, soltanto milioni di morti civili, e che le immagini dall’intero globo raccontino di stragi ignobili che ben ricordano proprio quelle del conflitto planetario. La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, scriveva Orwell. Alzi la mano chi non ha creduto di poter attribuire queste frasi a qualsiasi dei potenti che tiene in mano il gioco del mondo. Big brother is watching you.