Il diario segreto di Giulietta è un poema in versi liberi scritto da Emanuela Sica e edito da Controluna Edizioni. L’autrice, avvocato cassazionista, scrittrice e giornalista pubblicista, investe molte delle sue energie nelle più attuali e scottanti problematiche sociali e femminili. Responsabile dello Sportello Legale Irpinia e dell’Area Violenza di Genere per il Corpo Internazionale di Soccorso ODV, offre con altri colleghi il patrocinio legale gratuito in favore dei non abbienti e delle donne vittime di violenza. È ideatrice, inoltre, del progetto #PanchinaRossa #AmoreTossico #EducazioneAffettiva per la sensibilizzazione e la lotta contro la violenza di genere.
Questo ultimo lavoro poetico pubblicato è perfettamente coerente con il suo saggio Il sogno di Edipo e mitici amori. Qui Emanuela Sica analizza la natura e gli aspetti, negativi e positivi, dell’amore, illustrando la metamorfosi degli “amori” e la logica dei comportamenti e delle reazioni di chi ama. Inoltre, sottolinea più volte la capacità oblativa delle donne nella relazione amorosa e intreccia la questione con lo studio approfondito della mitologia greca, che si fa portavoce della sofferenza umana, attraverso le tragiche vicende dei suoi personaggi.
Il mito viene definito il racconto dei racconti, narrazione esteriorizzata con cui la psiche si racconta, ritrovando l’impronta dei processi mentali e relazionali che condiziona. Il mito disegna, inoltre, lo stato di primitività filogenetica, assumendo un ruolo importante nella costruzione di ogni persona. Attraverso i grandi miti dell’umanità si realizzano le idee sul mondo, sul potere e tra i generi. Il loro linguaggio simbolico rimette in contatto l’uomo con la propria profondità.
Otto Rank, filosofo e psicanalista austriaco, studiò gli elementi costitutivi del mito dell’eroe, il cui nucleo narrativo di base esprime simbolicamente il percorso dell’io del bambino verso l’emancipazione e l’autonomia. Anche Erich Fromm, psicologo psicanalista e filosofo tedesco, ha analizzato le implicazioni mitologiche del passaggio dalle società matriarcali e quelle di stampo patriarcale. Carl Gustav Jung, psichiatra e psicanalista svizzero, diede una grande importanza psicologica al mito. La sua teoria degli archetipi dell’inconscio collettivo, dove i miti rivestono un ruolo imprescindibile, sarà una fonte di illuminazione per ogni studio antropologico successivo.
Il mito esprime un modo di sentire e di restituire significato a ciò che con la sola razionalità non si comprende. Esercita un potere magnetico sulla persona, parlando direttamente all’inconscio. I sogni, la poesia, la pittura e i film sono pieni di questi simboli mitologici che accompagnano l’uomo da sempre.
Il tema mitologico del viaggio dell’eroe corrisponde al percorso esistenziale che consente all’uomo di superare prove e confronti col mondo esterno per conquistare una nuova consapevolezza di sé. L’epica è infatti l’espressione del processo di formazione dell’uomo. Maureen Murdock, psicologa di estrazione junghiana, propone anche per l’eroina un viaggio simbolico/esistenziale articolato in dieci tappe, non necessariamente consequenziali, ma disposte in un cerchio che simbolizza il divino femminile. All’interno di questo percorso si possono collocare i due testi di Sica.
Infatti, l’operazione che mette in atto, prima nel saggio e poi nel poemetto, è proprio dare voce alle donne della mitologia, cercando di restituire la prospettiva femminile alle narrazioni tradizionali, spesso essenzialmente basate sul punto di vista maschile e sulle stereotipie patriarcali di genere. I mitici amori sono quindi il pretesto per riequilibrare la storia, accennando a una lettura riparatrice. In questo caso la riscrittura del mito serve per dissacrare il mito stesso, dando un ventaglio ulteriore di prospettive valoriali che possa restituire dignità e spessore alla presenza femminile.
Così Emanuela Sica riscrive le parole di Daphne, trasformata in alloro per sfuggire alla persecuzione amorosa di Apollo; l’indignazione disperata di Medea che si confessa vittima del meschino tradimento di Giasone e non feroce assassina; il canto doloroso di Euridice che per colpa di Orfeo e del suo bisogno incontrollato di possesso la spinge nuovamente negli abissi della morte; il monologo di Penelope che grida il suo coraggio nell’affrontare stoicamente, con astuzia e intelligenza, tutte le difficoltà dovute al viaggio di Ulisse. Infine, l’ultimo capitolo dedicato al mito di Romeo e Giulietta viene ripreso in forma poetica nel testo Il Diario segreto di Giulietta.
Il tema dell’amore impossibile, un amore senza speranza, ostacolato dal destino familiare e dall’odio viene riletto e ampliato. La traduzione in lingua inglese, a cura di Antonella Anzalone, conferisce preziosità a un’opera complessa per temi e piani di lettura.
Emanuela Sica riprende il tema degli amanti infelici, tema classico della tradizione letteraria che si intreccia a quello della morte apparente e temporanea del personaggio, riscrivendo però la partitura del personaggio femminile, moderna eroina del principio di libertà e di autodeterminazione esistenziale.
Giulietta non aspetta ferma e muta il suo Principe Azzurro come vuole la tradizione popolare fiabesca, ma gli va incontro, tesse la trama di un complotto contro l’autorità paterna, inscena una tragedia per salvarsi da un matrimonio combinato, vuole lei stessa determinare il suo destino e non essere vittima passiva di un dispotismo patriarcale che non rispetta la sua volontà. In questo assume in pieno le caratteristiche dell’eroina.
L’amore libera in lei la forza dirompente del coraggio. Diventa eroina e non martire laica. Non a caso l’autrice unisce Giulietta a Giulia, la santa cristiana da cui ebbe il nome, affermando una corrispondenza tra il suo amore e quello della martire per Cristo: Giulia amava Cristo. Io amo l’amore. In questa metafora mistica Romeo diventa l’icona dello sposo spirituale.
Anima e animus sono nel dramma l’uno alla ricerca dell’altro in un movimento esistenziale allegorico che ricorda le fiabe della psicanalista Clarissa Pinkola Estess, nel suo libro Donne che corrono con i lupi. In alcune fiabe popolari infatti la giovinetta agisce il suo Guerriero Interiore per rompere gli schemi tradizionali e trovare l’unione con la sua parte maschile.
L’adolescenza nei racconti fiabeschi è l’età della vita dove il rito di iniziazione è una prova sanguinosa per arrivare all’età adulta. Con abilità semantica Emanuela Sica ci conduce in questo viaggio emozionale, aprendo uno squarcio emblematico sull’epica femminile. Con una profonda sensibilità umana e intellettuale, ci apre uno spiraglio di indagine e di esplorazione sia letteraria che filosofica.
Riscrivere il mito per fornire un’altra prospettiva è un’operazione letteraria trasformativa e rivoluzionaria, affrontata da molti letterati. Ricordiamo il mito di Orfeo ed Euridice attraverso la riscrittura di Cesare Pavese ne I Dialoghi con Leucò e la poesia Euridice a Orfeo di Marina Tsvetaeva. I due scrittori dipingono un Orfeo e un’Euridice diversi rispetto alla versione classica fornita da Ovidio, rendendo le due figure più consapevoli di sé e del mondo.
Un altro esempio significativo è The Penelopiad di Margaret Atwood, che ripropone gli eventi dell’Odissea attraverso un nuovo testo epico incentrato sul punto di vista di Penelope. Anche Medea, guaritrice ed esperta di magia, emersa da epoche in cui i figli erano il bene supremo di una tribù, è stata oggetto di una profonda rivisitazione attraverso la riscrittura dell’autrice tedesca Christa Wolf, affermando che la versione tradizionale era il parto di una mente patriarcale e altre fonti precedenti non riportano l’infanticidio per opera della madre. Christa Wolf ha preso Medea e Cassandra e ha rovesciato completamente le vicende mitologiche, affidandosi a un accurato lavoro storico e filologico, andando alla ricerca delle fonti pre-euripidee che confermavano tutta un’altra storia.
Pure Anne Carson ha utilizzato la versione alternativa del mito greco, riproposta anche da Euripide, per scrivere Era una nuvola, opera teatrale in versi liberi, che intreccia la storia e il destino di Elena, regina di Sparta, a quella di Marilyn Monroe, due emblemi del fascino femminile. Anne Carson recupera un’altra verità: Elena e il suo tradimento furono solo una copertura politica per giustificare la guerra tra Sparta e Troia. Spesso la mitologia esalta solo la verità dei vincitori e della società maschile e misogina e nasconde altre versioni considerate minoritarie e perdenti.
In questo senso la Giulietta di Emanuela Sica propone una versione non tragica del mito degli amori interrotti. L’amore romantico ha in sé la genesi epica della tragedia. L’interruzione del legame a causa della morte rompe lo schema del lieto fine. Giulietta era infatti l’adolescente ribelle e coraggiosa che sfida l’ordine paterno (patriarcale) del matrimonio combinato per determinare autonomamente il suo destino. La tradizione letteraria punisce con il fallimento del complotto l’audacia dei giovani eroi, stabilendo con forza l’ineluttabilità della regola. La scelta di Sica vira verso un altro compimento: l’amore rende libera l’eroina dai lacci della storia e rivoluziona il suo paradigma culturale. La prova diventa il gradino esistenziale verso l’età adulta.
Rivisitare il mito in una chiave diversa dal solito è operazione ancora attuale e meritoria che permette di esplorare parti nascoste di noi, facendo emergere la nostra ombra.