Una diagnosi di tumore cambia la vita. Sia a chi la riceve, sia al nucleo affettivo di persone che egli ha intorno. Lo chiamano il male del terzo millennio, ma i progressi scientifici si sono evoluti tanto da migliorarne la prognosi e la sopravvivenza a lungo termine.
La principale causa dell’aumento delle diagnosi di tumore rimane l’invecchiamento della popolazione, tuttavia l’impatto della pandemia sulla riduzione del numero di screening oncologici è stato devastante. Il dato confortante è che le percentuali di sopravvivenza, comunque, migliorano grazie alla ricerca.
Per quanto riguarda i fattori di rischio individuali, anche i comportamenti non salutari sono in netto incremento. In Italia fuma 1 persona ogni 4; 1 persona su 10 fa uso di alcool eccessivo; il 31% della popolazione in età adulta è sedentaria; più di 4 adulti su 10 sono in sovrappeso o obesi soprattutto in ambienti sociali ed economici svantaggiati. È infatti dimostrato che le persone con livello socioeconomico più basso hanno una probabilità più elevata di morire di tumore.
Quella della disuguaglianza sanitaria è una vera e propria piaga e incide su tutte le fasi del cancro. L’Italia sembra soffrirne meno rispetto agli altri Paesi europei poiché vi è un tipo di assistenza che garantisce l’accesso alle cure a tutti i cittadini. Almeno per il momento. Il fatto che le liste d’attesa per servizi sanitari siano sempre più lunghe genera, tuttavia, disuguaglianze. Chi può permettersi di pagare sceglie di curarsi prima nel settore privato.
Importante ribadire che il nostro sistema sanitario nazionale copre gran parte delle spese, anche quelle dei nuovi e costosissimi farmaci antitumorali, e consente ai pazienti di accedere alle procedure necessarie per diagnosticare la malattia. In Italia il 92% della spesa per i farmaci oncologici è coperta dal SSN. Se nessuno pagasse più il pizzo di Stato, così definito recentemente dal Premier Meloni riferendosi alle tasse, che cosa succederebbe?
Pensiamo all’immunoterapia, terapia che rappresenta la svolta in campo oncologico. L’Ipilimumab (un farmaco per melanomi avanzati) ha un prezzo ufficiale di 71.400 euro, scontato arriva a 45.107 euro. Capite che cosa significherebbe perdere il principio di universalità? Capite perché è importante pagare il pizzo di Stato?
Torniamo a parlare di discrepanze. Vi sono alcuni tipi di tumore, come quello al polmone, sui quali incidono in maniera importante, nella mortalità, le disuguaglianze nella distribuzione del fattore di rischio. Stessa situazione è legata al consumo di alcool che è associato al cancro del fegato, colon retto e mammella. Per altri tipi di tumore sono invece le disuguaglianze socioeconomiche nell’accesso all’assistenza sanitaria a esacerbare le differenze nella mortalità per cancro.
Il ruolo del contesto (paese in cui si vive, cultura, sistema sanitario, politiche sociali e sanitarie) è determinante. Ad esempio, nel tumore della cervice uterina per le donne con alto livello socioeconomico è quasi irrilevante il paese in cui vivono: il loro rischio è piuttosto basso ovunque (molto probabilmente hanno la possibilità, economica, logistica e conoscitiva, di usufruire di screening della cervice di tipo opportunistico e a pagamento).
I mezzi per difendersi e prendersi cura della propria salute, anche se non in tutti i casi bastano, sono quelli economici, l’alfabetizzazione sanitaria, la capacità e la volontà di preservare la salute e investire per la sua salvaguardia. Per gli altri sono determinanti le politiche di salute sostenute anche dal famoso pizzo di Stato. Per ridurre il fardello del cancro è opportuno e necessario ridurre le disuguaglianze sociali. Importante comprendere dunque che gli interventi di prevenzione devono essere estesi, in maniera maggiore e più forte, verso le classi sociali più deboli.