Sin dall’inizio, abbiamo sostenuto che il fantomatico Terzo Polo non avrebbe mai visto la luce date le ben note caratteristiche di due personaggi apparentemente diversi ma sostanzialmente più simili di quanto si possa credere.
Entrambi gli esponenti politici, tra i maggiori assenteisti in Parlamento in questa legislatura – con presenze del 41,7% il senatore Matteo Renzi e dell’11,2% il deputato Carlo Calenda –, hanno fatto prevalere infatti il proprio egocentrismo, accantonato soltanto in occasione delle elezioni politiche, certi di riscuotere un consenso con percentuali a due cifre e, non ultimo, per godere dei finanziamenti sia pubblici che dei grandi gruppi imprenditoriali quali Prada, Zegna, Loro Piana, Technit, Humanitas, Bombassei, Arvedi e Salini.
Che l’ex Presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito Democratico, figura ben nota per la capacità di elaborare subdole strategie finalizzate sempre a perseguire un obiettivo che rispondesse ai suoi diabolici piani personali, prima o poi avrebbe buttato tutto all’aria era sicuro, ma questa volta il senatore sembra aver puntato a qualcosa in più, a quel centro occupato da oltre un ventennio dall’ex cavaliere la cui forza politica è ora attaccata a un filo sottile dal destino già scritto. Che in questi giorni, con un cinismo senza uguali da più parti, in presenza di un ricovero a ragion veduta di Silvio Berlusconi, in tanti si siano già dati da fare per dividersi le vesti è la rappresentazione ancora una volta di un quadro squallido della politica piccola e becera.
E proprio l’interesse del senatore Renzi al probabile vuoto che potrebbe verificarsi in assenza del leader storico di FI è una delle ipotesi non tanto fantasiose relative a colui che ha sempre dato l’impressione di apparire come il clone dell’immortale, di chi comunque ancora detiene il controllo di parte del Paese. Un’ipotesi, certamente non la sola, che ha dettato condizioni irricevibili al suo compagno di avventura, seppur breve. La fusione tra Italia Viva e Azione da concretizzarsi a data da destinarsi, continuando a essere realtà autonome fino alle elezioni europee, alle quali presentarsi in maniera separata come da richiesta del leader di IV, la dice lunga sui buoni propositi inizialmente proclamati e avvalora i sospetti sull’improvvisa virata.
Davvero ingenuo quel Carlo Calenda sempre pronto a porre barriere e a escludere, certo di rappresentare il centro del mondo per poi verificare i fallimenti che fino a ora hanno decretato risultati più che deludenti per un’accoppiata a cui nessun incallito scommettitore avrebbe dato credito, considerata l’arroganza di entrambi. Una supponenza, difficile da stabilire in chi dei due prevalga, che ha generato reazioni alquanto infantili fatte di ingiurie personali per niente superficiali, come rinfacciare di essere a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi nei confronti del leader di Italia Viva, che non migliorano il giudizio sullo stesso Calenda. Un teatrino indecente tipico di una classe dirigente che ancora avvelena il clima politico, capace di condizionare anche le sorti del Paese dando il peggio di sé.
Quale possa essere il destino delle due componenti del fantomatico ex Terzo Polo sarà tutto da verificare. Il Calenda cerca casa: il suo sguardo non del tutto disinteressato nei confronti dell’attuale esecutivo potrebbe riservare più di una sorpresa e anche il possibile ritorno delle due ex ministre di Forza Italia potrebbe costituire qualche problema ulteriore per la tenuta di Azione uscita dalle recenti elezioni in Friuli con le ossa rotte. Il senatore filo-arabo continuerà, invece, nella sua eterna corsa personale, seduto in attesa sulla riva del fiume o magari in giro per il mondo e, non ultimo, anche in una presenza che si farà sentire sulle prime pagine de Il Riformista, quella vetrina che gli consentirà di togliersi più di qualche sassolino dalle scarpe e di fare la sua campagna elettorale a costo zero.
Così naufraga il Terzo Polo mai esistito, in un quadro politico generale non proprio confortante, con un governo di destra che si trova a combattere una realtà immigratoria superficialmente giudicata quando era all’opposizione e che oggi registra numeri ben più significativi, il rischio reale di perdere risorse europee distraendo l’opinione pubblica su un ponte che creerà soltanto altri debiti e l’ennesimo nulla di fatto, e un’opposizione frammentata con PD e M5S che sembrano volersi scambiare nuovamente messaggi d’amore ma che già nel breve tempo di una segreteria fino a ora soltanto dei proclami non sembra attirare i consensi sperati.
La tornata elettorale delle europee del prossimo anno, guerra permettendo, sarà il vero banco di prova che peserà ciascuna forza, le rispettive capacità di poter incidere nel panorama politico italiano e le remote possibilità di ribaltare un governo a cui non solo il Terzo Polo inesistente ma l’opposizione tutta non appare capace di costituire una valida alternativa. Un esecutivo che può tirare a campare con tranquillità.