Non sapremo mai quante donne, uomini e bambini hanno raggiunto le migliaia di vite nel grande cimitero del Mediterraneo quel 26 febbraio sulla costa calabrese in una tragedia sporca di sangue, in una giornata piena di omissioni, bugie e scarico di responsabilità mentre il mare restituiva parte di quel residuo umano carico di speranze.
Con il passare dei giorni, le acque continuano a restituire piccoli e grandi corpi che Papa Francesco da sempre indica come scarto di un’umanità indifferente. Il 2 marzo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rende omaggio alle decine di bare tra le quali quelle bianche, una visita particolarmente apprezzata anche in considerazione dell’assenza di esponenti del governo e particolarmente della Presidente del Consiglio che, con un lampo di genio, decide di indire la ventiquattresima seduta del Consiglio dei Ministri a Cutro il 9 marzo alle 16:29 presso l’aula consiliare del Comune.
Accolti dalla popolazione locale con un significativo lancio di peluche al passaggio del corteo delle auto blu, al tavolo della presidenza Giorgia Meloni siedono anche i due vice Tajani e Salvini, impegnati per tutta la durata della riunione con i cellulari giustificati forse da un imbarazzo davvero comprensibile. Il tempo di proclamare guerra agli scafisti sul globo terracqueo e l’ennesimo, inutile, decreto migranti e poi via a Roma. Questa in breve la cronaca di quella che è stata e non sarà purtroppo l’ultima tragedia del mare e di una brutta pagina scritta consapevolmente da un governo che appare sempre più orientato in un’unica direzione: una guerra ai poveri dovunque essi siano, in Italia o provenienti da terre martoriate.
Una fuga, quella successiva alla seduta del Consiglio dei Ministri, che getta discredito e vergogna senza eguali in particolare sulla figura della responsabile dell’esecutivo che non rende omaggio alle decine di salme poste in fila e che nessun esponente del governo ha inteso neanche guardare. Ma con quale coraggio, quale faccia, passare in rassegna vite spezzate che se la sono cercata? Il pensiero del Ministro dell’Interno deve essere stato integralmente assimilato, tanto da evitare una sfilata ipocrita. Pensiero ancor più convinto da rifiutare l’incontro con i parenti che se vorranno dovranno strisciare fino a Roma.
Il giorno seguente alla sceneggiata di Cutro, la Presidente del Consiglio ha incontrato il Primo Ministro d’Israele Benjamin Netanyahu al quale oltre, ovviamente, a non fare menzione alcuna sulla condizione dei palestinesi, ha palesato l’urgenza di affrettare l’invito per altri impegni istituzionali. «So che la Presidente deve prendere un aereo…» e via di corsa, questa volta a Uggiate-Trevano a circa quindici chilometri da Como, per una festa a sorpresa al suo vice Matteo Salvini in occasione del compimento dei cinquant’anni.
Un evento reso subito noto ed esibito come lo scoop dell’anno dal vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro, anch’egli tra i cento privilegiati presenti alla festa che, per rendere ancora più evidente le sue capacità giornalistiche, pubblica il video del trio Berlusconi-Meloni-Salvini accanto al pianoforte, festosi e gaudenti cantando una melodia di Fabrizio de André che, a dire del grande professionista, dimostra la coesione della compagine di governo, una coesione di mutua difesa degli indifendibili e di un cinismo perverso da far rabbrividire anche i più incalliti amanti dei film horror.
Grazie allo scoop dell’anno, che ha mostrato come un trofeo, il vice di Sallusti ha aggiunto un altro tassello al mosaico della vergogna evidenziando tutto il cinismo, la disumanità e la compattezza della maggioranza sulla scia di quanto già precedentemente dichiarato dal Ministro Piantedosi nei confronti di quel carico residuale di irresponsabili. Un linguaggio inaccettabile che non è solo questione di termini adoperati ma di una idea precisa di società a cui tutto il governo si è stretto in una gara di solidarietà a difesa del Prefetto nominato da Minniti e uomo di fiducia di Salvini nel governo Conte, un curriculum ineccepibile per far parte della squadra.
Questa ennesima tragedia, a seguito di una catastrofe umanitaria che non potrà che continuare a causa delle condizioni di estrema povertà e di guerre che pesano sulla coscienza anche delle grandi potenze e dei Paesi che alimentano un traffico di armi ancora peggiore di quello di esseri umani, certamente non vedrà la fine per decreto o per l’inasprimento delle pene per i manovali dei viaggi della speranza a cui nessuno rinuncerà per tentare di salvare se stessi e i propri figli; per un’incomprensibile e inumana lotta alle organizzazioni che hanno come unico obiettivo di preservare vite. Decreti sicurezza che pesano anche sulla coscienza di quella parte politica oggi all’opposizione.
Pretendere la condivisione dell’Europa in materia di politiche migratorie presuppone avere credibilità sufficiente, fare scelte adeguate e non scellerate, come le ingenti risorse ancora garantite alle autorità libiche e la dubbia sorveglianza del Mediterraneo con forniture di motovedette ed eterni corsi di formazione.
Sarebbe interessante, oltre che doverosa, una linea chiara da parte dei partiti dell’opposizione sul tema migranti, anche da parte di chi da pochi giorni è alla guida del Partito Democratico che non sembra, al momento, aver fatto marcia indietro, come i pentastellati, sul ruolo dell’Italia nel conflitto Russia-Ucraina, sulle forniture e sugli aiuti che la stessa neo Segretaria ha assicurato anche con il suo voto in Parlamento. Ci auguriamo che la svolta annunciata non sia soltanto un mero proclama.