Alla notizia dell’elezione di Elly Schlein come nuovo segretario del PD, il riformista-cattolico Giuseppe Fioroni ha prontamente rassegnato le sue dimissioni dal partito, disegnando – di fatto – la manovra più audace, estrema, di sinistra che i dem siano stati in grado di promuovere negli ultimi vent’anni.
Una rondine non fa primavera, è vero, ma la nuova stagione renderà la misura del cambio di rotta a cui gli elettori hanno chiamato il partito ora nelle mani della deputata già Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Basta ambiguità: la svolta sociale del PD non è più negoziabile e, magari, qualche altro pennuto di vecchia data prenderà il volo. Renzi e Calenda già scaldano il nido.
È ciò che si augurano gli elettori che, nella giornata di domenica scorsa, hanno ribaltato il risultato degli iscritti al partito che avevano, invece, accordato le proprie preferenze a Stefano Bonaccini; è ciò che temono i centristi come Piero Fassino o Giorgio Gori, che nelle ore subito successive all’affermazione di Schlein domandava: «Terrà la linea Letta sull’Ucraina o no?». Ecco, se il risultato delle primarie dovrà essere investito di un reale significato, la linea Letta è tutto quanto non dovrà mai più essere associato al PD.
Dunque, è Elly Schlein la persona più adatta a guidare quella che potrebbe essere una transazione storica del partito? Schlein ha vinto, ma le correnti a lei avverse sono quasi la metà e non renderanno i lavori necessari di facile attuazione. A dirla tutta, neppure i grandi nomi che si sono spesi proprio in favore della candidatura della deputata classe 1985 lasciano credere in questa nuova, ritrovata spinta sociale del PD: Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Goffredo Bettini e Giuseppe Provenzano. Altro che rivoluzione!
Elly Schlein, dal suo canto, sembra avere le idee piuttosto chiare. Sa di dover collocare il PD dove tutti idealmente ancora lo immaginano, a sinistra, e lo dice senza mezzi termini: «La colpa è di chi per anni ha inseguito il centro, perdendo la sinistra e un intero blocco sociale». Come si coniugano, però, questi intenti con il proprio spirito dichiaratamente federalista, e dunque al pensiero per cui la UE debba assumere una maggiore quota di poteri a discapito delle autonomie nazionali, è un aspetto che non riesce a generare gli stessi grandi entusiasmi in chi scrive. La fiducia a prescindere è un qualcosa di cui tanti, troppi, hanno già goduto in questo Paese ed è ora il caso che il sostegno alle urne torni a fare riferimento ai fatti.
Durante il suo discorso di insediamento, però, Elly Schlein ha parlato anche di lavoro e precarietà, diritti, giustizia sociale e lotta ai cambiamenti climatici, forse il suo vero cavallo di battaglia, quello che più ha fatto presa sui giovani. La neo Segretaria ha chiarito il proprio pensiero in termini di diritti civili – lì dove ci si aspetta la vera svolta del PD – una visione sociale per quanto concerne la cura del territorio, di congedo paritario per i genitori, di beni comuni da sottrarre alla logica del mercato. Tutto quanto, insomma, ha fatto traballare il partito negli anni scorsi, troppo impegnato a seguire la destra sul proprio territorio di caccia, dando più retta ai sondaggi proposti dalle TV che alle voci provenienti dalle strade e le scuole.
A dare la misura dell’elezione della deputata nativa di Lugano, tuttavia, non sono gli attacchi subiti già in queste prime ore dalle fazioni avverse, come i banchi della maggioranza di governo – ampiamente prevedibili – ma le parole spese per la neo Segretaria dall’informazione generalista. Premerà sulla ricerca della pace in Ucraina, proposito di per sé lodevole, ma dovrà fare i conti con il rischio di scivolare in una deriva putiniana, in contrasto con l’Europa e gli Stati Uniti, si affretta a scrivere il principale giornale d’Italia, continuando nella criminalizzazione del pensiero pacifista, nell’assurda associazione tra ricerca della pace e deriva putiniana.
Se questi saranno gli effetti anche dopo i titoli dei primi giorni, allora la strada sarà quella giusta. Il nostro augurio è che Elly Schlein abbia il coraggio di percorrerla fino in fondo. E allora in tanti saranno con lei. La sua passione – e quella che è in grado di generare nelle giovani generazioni – è un’opportunità che il PD e la sinistra non possono permettersi di sprecare.