Non soltanto Avatar 2. Tra i film più attesi del periodo natalizio rientra anche Glass Onion – A Knives Out Mystery, ultima fatica del regista e sceneggiatore statunitense Rian Johnson. Distribuita in tutto il mondo su Netflix a partire dal 23 dicembre 2022 (è stata in sala solo per una settimana) e presentata in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 10 settembre scorso, la pellicola è il sequel del film del 2019 Cena con delitto – Knives Out, entrambi tasselli di una trilogia che vede Netflix in pole position per l’acquisto dei diritti, vincendo l’asta contro Amazon Studios e Apple TV+.
Trattandosi di un sequel, vediamo il ritorno non solo di Johnson ma anche di tutto il brillante comparto tecnico: Bob Ducsay al montaggio, Steve Yedlin per la fotografia e Nathan Johnson per le musiche. E, nemmeno a dirlo, il ritorno del grandioso, iconico protagonista, il detective Benoit Blanc, il cui volto è quello di Daniel Craig.
Sul genere delle avventure di Sherlock Holmes o Hercule Poirot, Benoit Blanc è il classico detective solitario ed eccentrico, geniale sopra ogni limite ed estremamente intuitivo, il quale si ritrova, a volte suo malgrado, a risolvere arzigogolati casi di omicidio. È evidente l’ispirazione ai già citati predecessori, tuttavia resta salda in Blanc una propria identità, atta a renderlo un personaggio carismatico e amatissimo dal pubblico. Nonostante la struttura sia sempre la solita – il detective, un mistero da risolvere, una serie di dubbi personaggi uno più sospetto dell’altro – Johnson riesce comunque a donare nuova linfa a questo secondo capitolo e a far risultare la storia originale e decisamente avvincente.
Knives Out 2 – questo il titolo più commerciale – è un sequel molto diverso dal primo film e non bisogna lasciarsi ingannare dall’incertezza di trovarsi di fronte alla stessa solfa mistery che già conosciamo. Stavolta approdiamo su un’isola nel Mar Egeo, dove il multimiliardario Miles Bron, proprietario della Alpha Industries, organizza con i suoi amici una cena con delitto presso la propria straordinaria residenza soprannominata Glass Onion per via della forma a cipolla di una delle strutture centrali. Abbiamo lo scienziato Lionel Toussaint, la governatrice del Connecticut Claire Debella, lo youtuber e twitcher Duke Cody, la stilista Birdie Jay e, a sorpresa di tutti, anche l’ex socia in affari di Bron, Cassandra Brand. Per qualche ragione ignota, anche Benoit Blanc ha ricevuto la complessa scatola degli enigmi contenente l’invito alla cena, forse chiamato apposta da qualcuno, magari per risolvere un mistero non ancora bene identificato. E Blanc è intenzionato a scoprire cosa sta succedendo.
Come per il primo capitolo, anche qui parliamo di film corale, con la presenza di un ennesimo cast da pelle d’oca. Troneggiano nomi altisonanti quali Edward Norton, Kate Hudson, Dave Bautista, Janelle Monáe, Leslie Odom Jr., Kathryn Hahn, Jessica Henwick e Madelyn Cline, inclusi alcuni camei assolutamente incredibili come quelli di Ethan Hawke, Hugh Grant, Serena Williams e persino un omaggio ad Angela Lansbury. Personaggi forse ancora più sfaccettati dei precedenti, abilmente costruiti uno per uno per tutta la prima parte del film, mettendo in piedi un castello di ipocrisie tipiche della società attuale.
Norton impersona nient’altro che il classico miliardario pieno di sé, crogiolante nel lusso sfrenato e circondato da quelli che vede un po’ come sudditi dinanzi a un dio (pare che l’attore non abbia dovuto faticare poi così tanto per interpretare la parte, visto il suo temperamento ormai noto sui set). Grandissima la Hudson nei panni dell’eccentrica stilista e anche Janelle Monáe, la quale interpreta un ruolo piuttosto complesso rispetto agli altri. Bautista è un altro degli ex wrestler, come Dwayne Johnson, poi datosi alla carriera attoriale, una carriera veramente buona diremmo poiché riesce a risultare versatile e convincente. Come qui, nelle vesti di un influencer sessista e di estrema destra, che detiene comunque un certo successo sul web. Inutile (o forse no) spendere altre lodi a favore di Daniel Craig e del suo detective Blanc, sebbene stavolta risulti lievemente diverso nella caratterizzazione, ma anche questa scelta ha la sua motivazione narrativa.
Grazie alla superba regia e scrittura di Johnson, infatti, nulla è lasciato al caso, neanche il minimo dettaglio e, se lo storytelling resta il più grande pregio della serie Knives Out, questo sequel si differenzia dal primo film per l’abile decostruzione della struttura, specie nel secondo tempo, dove le dinamiche di svolgimento sono differenti e apparentemente confuse, tanto da far domandare allo spettatore quale sia davvero il caso da risolvere. Questo perché non siamo di fronte alle classiche dinamiche di delitto a porte chiuse tipiche del primo film, che a sua volta rimandava alle soluzioni in stile Agatha Christie, e il reale colpo di scena non sarà, come ci si aspetta, la scoperta del colpevole.
Un film a strati, proprio come ci suggerisce la cipolla del titolo, che conserva una certa autorialità ma si protende verso toni più goliardici. Il motivo è senza ombra di dubbio papà Netflix che mantiene le redini e che avrà optato per un prodotto leggermente più commerciale ma comunque di valore. Divertente al punto giusto e con svariati riferimenti alla cultura pop e alla società contemporanea, in particolare strizza l’occhio nei confronti del tipo di figure più popolari al momento (mass media, politica, web) nonché della corruzione, del potere e di quanto sia facile e pericoloso che possa finire in mani sbagliate. Interessante anche la scelta di attualizzare la pellicola e ambientarla nel 2020, in piena pandemia Covid.
Peccato sia finito in sala per una settimana soltanto ma, anche su piattaforma, consigliamo di non perdere questo ottimo prodotto. Con i diritti del terzo capitolo, Knives Out si conferma un vincente franchise a tutti effetti su cui, siamo certi, una major come Netflix investirà non poco. E, se il risultato assomiglia a questo Glass Onion, ci sono buone probabilità che ne vedremo delle belle.