«Come amministrazione ci rattrista vedere la nostra città, che sa essere accogliente e inclusiva, tornare a essere raccontata, come nel passato, violenta e razzista. Episodi come questi sembrano riportarci indietro a una città che siamo convinti di poterci lasciare alle spalle» così ha commentato Jacopo Buffolo, Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Verona, le violente aggressioni ai danni di cittadini che festeggiavano per la vittoria della squadra del Marocco ai Mondiali di calcio in Qatar. Una spedizione squadrista a opera di militanti nazifascisti di CasaPound e Forza Nuova individuati dalle forze dell’ordine che fa seguito ad altre aggressioni avvenute lo scorso febbraio.
Alle parole di condanna dell’Assessore non risulta ci siano state reazioni della città, atteggiamento certamente non nuovo come in altre analoghe situazioni. Sempre in Veneto, in provincia di Padova, come riportato dal sito del Comune di Montagnana, splendido borgo medioevale, la gioia dei tifosi del Marocco esultanti con piccoli caroselli di auto è stata condannata dall’Amministrazione Comunale e, peggio, da commenti di cittadini che hanno sfogato tutta la loro acredine e il loro profondo razzismo paragonabile soltanto alle espressioni utilizzate dal Ministro e leader della Lega Matteo Salvini per analoga manifestazione a Milano.
Parlare di vergogna verso quanti della stessa hanno fatta strategia politica e, peggio, seguiti e osannati da una parte del Paese, anche al Sud Italia (seppur in minima parte), purtroppo evidenzia una sottocultura ancora molto viva che ha partorito un’ideologia dell’odio e dell’esclusione di chiunque risulti diverso per colore, nazionalità o religione, nonché gravi responsabilità politiche di chi ha sdoganato e fatto crescere realtà inaccettabili in un Paese civile e contrarie a qualsiasi principio costituzionale.
Liquidare fatti come quelli accennati con superficialità e atteggiamenti sprezzanti che non ammettono ragione alcuna ricordano ancora una volta l’esigenza di porre fuori legge quelle organizzazioni notoriamente antidemocratiche e violente, ma non basta: occorre che uno Stato davvero credibile richiami le amministrazioni locali di qualsiasi colore politico al rispetto della Costituzione e dei più elementari principi democratici. Non lo farà l’attuale esecutivo, come non si sono preoccupati mai di farlo i governi di centrosinistra. Nessuno può sentirsi in diritto di alzare le mani per proclamarsi innocente.
Bene ha fatto il Comune di Verona nel condannare senza mezzi termini la vile aggressione a cittadini a tutti gli effetti veronesi, ma occorre che quella parte di città storicamente avversa alle disuguaglianze si svegli da un torpore atavico e guardi la realtà con occhi diversi, accettando i cambiamenti in atto in Veneto, in Italia e in tutto il mondo. Ascoltino gli imprenditori del Nord Est che di recente hanno punito la Lega: «Servono immigrati, non il contante» come riportato dal settimanale L’Espresso.
Le ridicole schermaglie delle tifoserie contro i napoletani, Vesuvio lavali col fuoco, e le risposte di tono offensivo-culturale su Giulietta sono la prova evidente di uno strisciante odio razziale difficile da estirpare stante il degrado culturale, civile e politico che alimenta un clima di intolleranza verso qualsiasi forma di diversità che mini il proprio orticello personale.
Quando si affronta questo tema non posso fare a meno di ricordare, nel mio lungo periodo vissuto proprio nella bella città scaligera, un episodio accaduto nei primissimi tempi: un pomeriggio di quelli freddi, invernali, una famiglia di immigrati brasiliani, una bella coppia con uno splendido bambino, stava scaricando le proprie modeste masserizie per riporle in un piccolo appartamento al piano terra di un fabbricato al centro della città dove ho abitato per alcuni anni al primo piano. Avvicinatomi alla coppia, mi presentai dandole il benvenuto e le chiesi se avesse bisogno di qualcosa. Al mio gesto aveva assistito un coinquilino che mi guardò con aria di disgusto. Il giorno successivo mi informai sullo strano personaggio: era nativo della provincia di Avellino e Veronese da circa vent’anni. Quando si dice che l’erba cattiva cresce e si alimenta ovunque.