La Chiesa monumentale di San Giovanni a Carbonara si trova nell’omonima strada del centro storico di Napoli. La sua costruzione ebbe inizio nel 1339 – poi completata nel 1343 con l’adiacente convento agostiniano – grazie alle donazioni di Gualtiero Galeota, patrizio napoletano, che donò all’ordine religioso alcuni dei suoi lotti di terra. All’inizio del Quattrocento, invece, la chiesa venne ampliata per volere del re Ladislao che, volendo esservi sepolto, fece costruire un nuovo chiostro e aggiungere all’interno dei marmi pregiati che abbellirono ancora di più l’intero edificio.
Fu nel periodo rinascimentale, però, che la Chiesa di San Giovanni a Carbonara visse il suo periodo di massima espansione artistica e culturale in quanto divenne anche luogo d’incontro per gli uomini di cultura del panorama napoletano. Tra questi Giovanni Pontano, Jacopo Sannazaro e Chariteo. In seguito, grazie alla famiglia Caracciolo, furono aggiunte due cappelle absidali. Agli inizi del Cinquecento, invece, risale la donazione di Ciancia Caracciolo, grazie alla quale fu costruito un secondo chiostro monumentale, quello della Porteria, mentre a metà del secolo venne eretta la cappella Somma, alle spalle della controfacciata, che costrinse la chiesa a privarsi della facciata principale. L’ingresso primario fu quindi chiuso, con un nuovo punto di accesso che venne organizzato dall’arco monumentale laterale alla navata.
Intorno al 1570, per volontà del cardinale Girolamo Seripando, furono costruiti il terzo e il quarto, nonché l’ultimo chiostro, il Nuovo, e la biblioteca del convento che durerà fino alla soppressione dell’ordine. Poi, nel 1688, il terremoto danneggiò l’intera struttura della chiesa. Successivamente i lavori di restauro e di rimaneggiamento – che si rivelarono molto costosi – permisero di completare alcuni ambienti previsti nel progetto originario, creando anche un educandato e un noviziato. La Chiesa di San Giovanni a Carbonara divenne così una delle scuole più frequentate dalla nobiltà di Napoli, tra il XVII e il XVIII secolo.
Nel Settecento Ferdinando Sanfelice ridisegnò lo scalone monumentale principale, rendendo possibile la risoluzione del problema di accesso alla chiesa e a due cappelle. Lo scalone monumentale eliminò, infatti, il dislivello con la strada e permise di raggiungere dallo stesso ingresso tutti i luoghi del convento.
Nel 1729, durante il periodo austriaco, l’ordine agostiniano fu soppresso e gli ambienti del convento furono destinati all’uso militare: la chiesa divenne scuola militare nel periodo borbonico, accolse il Reggimento Real Marina e, anche dopo l’Unità d’Italia, divenne la caserma Garibaldi. Il primo restauro avvenne nel 1856 da Federico Travaglini, ma i bombardamenti del 1943 danneggiarono gravemente – e nuovamente – la struttura.
La Chiesa di San Giovanni a Carbonara ha una grande ricchezza storico-artistica. Al suo interno, infatti, sono presenti statue di Annibale Caccavello, il monumento funebre a re Ladislao di Andrea da Firenze, una tavola della Crocefissione del Vasari, ma anche opere di Giovanni da Nola, Girolamo Santacroce, Perinetto, Antonio de Fabriano e tanti altri. Un vero e proprio tesoro di arte e bellezza del centro storico di Napoli.
Oggi, con grande gioia del popolo napoletano, la chiesa è stata restituita alla città, grazie al restauro a cura del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche. La cerimonia inaugurale si è tenuta stamattina, 11 novembre, alle 10, ed è stata introdotta dal parroco don Ciro Riccardi. Sono intervenuti l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, il Sindaco Gaetano Manfredi, l’Assessore Comunale Edoardo Cosenza, il direttore generale del Ministero della Cultura Luigi La Rocca, il soprintendente Salvatore Buonomo, il direttore regionale del Demanio Mario Parlagreco e il provveditore alle Opere Pubbliche Placido Migliorino.
«La Chiesa di San Giovanni a Carbonara è una delle chiese più importanti della città e ha un grande richiamo turistico, oltre che un grande valore storico. Si sono conclusi rapidamente i lavori di restauro, di messa in sicurezza, di impermeabilizzazione. Quindi la chiesa riapre e il Comune si impegnerà per garantire anche una vigilanza che può prolungare i tempi di apertura. Insieme alla Municipalità stiamo lavorando sul parco Re Ladislao, che è proprio in prossimità della chiesa e che presenta delle criticità su cui sono state già stanziate risorse per un intervento di recupero, di restauro e di manutenzione. Si sta lavorando su quest’altro pezzo della città perché è necessario che ci sia anche un decoro quotidiano e che sia ulteriormente valorizzato» ha dichiarato il Sindaco Gaetano Manfredi.
L’arcivescovo Mimmo Battaglia, invece, ha affermato: «Non c’è nulla di più delicato della bellezza di questi luoghi, quindi è necessario prendersene cura. È un luogo di bellezza e di incontro. Questa chiesa è un invito: venite, perché qui non sarete mai soli». Per l’occasione è intervenuto anche l’Assessore Comunale Edoardo Cosenza che ha dichiarato: «È una chiesa meravigliosa poco conosciuta, ma certamente tra le più belle di Napoli. Ci sono opere del periodo angioino, opere marmoree bellissime. Un altro nucleo importante di riqualificazione dell’area. Solo così può riqualificarsi un quartiere storico come questo».