Il ritorno al cinema di uno dei più grandi classici Disney ha riportato alla mente di molte di noi la domanda alla quale ogni bambina degna di questa definizione – compresa la sottoscritta, nell’imbarazzo più totale della risposta – è stata sottoposta: “Qual è la tua principessa preferita?”. Se nasci femminuccia, infatti, sebbene non sia necessariamente così, è del tutto naturale immaginare che almeno una delle protagoniste delle pellicole firmate Walt Disney sia il tuo personaggio ideale, nonché l’esempio da seguire e a cui aspirare, che dà vita a una vera e propria campagna acquisti in ogni occasione valida per svaligiare i sempreverdi Disney Store.
Da venerdì scorso, dicevamo, il quesito è tornato insistente. Le sale cinematografiche italiane, infatti, sono state prese d’assalto da grandi e piccini per il remake in live-action del probabilmente più grande capolavoro Disney: La Bella e la Bestia, diretto da Bill Condon e interpretato da Emma Watson e Dan Stevens. L’indimenticata e indimenticabile Belle, quindi, ha ripreso a essere la risposta. E a chi scrive non dispiace affatto.
La dolce e – nell’aspetto quanto nei modi – semplice ragazza che fa innamorare la Bestia, a differenza di alcune sue coetanee “principesse”, appare un modello positivo da proporre alle giovani fanciulle. Ancor prima di Mulan, Jasmine e Pocahontas, infatti, Belle si dimostra indipendente e moderna, portatrice di valori sani e all’avanguardia. Intelligente, forte, seria ma, soprattutto, colta, ci propone un personaggio fino a quel momento unico nel suo genere: una donna il cui scopo non è la ricerca di un marito, ma il raggiungimento del sapere. Per la prima volta, in un cartone animato, la protagonista sa e ama leggere. La sua prerogativa non sono le faccende di casa, ma il nutrimento dell’anima.
Belle: “Buongiorno! Sono venuta a restituirle il suo libro.”
Bibliotecario: “Lo hai già finito?”
Belle: “L’ho letto tutto d’un fiato. Ha niente di nuovo?”
Bibliotecario: “Sei venuta solo ieri!”
Belle: “Non fa niente! Allora se permette… Mi prenderò questo!”
Bibliotecario: “Vuoi questo? Ma lo hai già letto due volte!”
Belle: “È il mio preferito! Posti esotici, intrepidi duelli, incantesimi, un principe misterioso!”
Bibliotecario: “Se ti piace così tanto, allora te lo regalo.”
Belle: “Ma signore…”
Bibliotecario: “Insisto!”
Belle: “Beh, la ringrazio. La ringrazio con tutto il cuore!”
La giovane, infatti, trascorre le sue giornate dividendosi tra il padre, di cui si prende amorevolmente cura, e i libri che risultano non essere mai abbastanza. Rifiuta – con arguzia e ironia – il bello ma anche bullo, arrogante ed egocentrico del paese, Gaston, così come rifiuta ogni ruolo stereotipato che le si prova ad affidare.
Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee e comincia a pensare.
Sceglie per sé e non ha timore di farlo. Decide persino di recarsi di sua volontà dalla Bestia e offrirsi come prigioniera per salvare il genitore, dimostrando quel coraggio e quell’amore tipici delle donne. Caratteristiche che ritroviamo, poi, anche nel rapporto con colui che diverrà il principe.
Belle non ha paura della creatura mostruosa che la tiene segregata, quasi la sfida, non teme il confronto-scontro, piuttosto lo cerca, e con caparbietà, dolcezza e tanta intelligenza lo sostiene fino a riavvicinare il rapitore alla sua vera natura. Non siamo, come qualcuno potrebbe sostenere, dinanzi a un esempio lampante del “complesso di Stoccolma”. Il sentimento che nasce tra i due è puro, lontano dal disagio psicologico che porta allo sviluppo di un rapporto morboso tra sequestrato e sequestratore. In questo caso, la purezza della giovane scalfisce una corazza solida dietro la quale si cela una sensibilità messa a dura prova da una realtà ricca di pregiudizi difficile da affrontare.
Risulta evidente, dunque, come la giovane sia di gran lunga preferibile alle sue “cugine” Cenerentola, Biancaneve o la Bella addormentata nel bosco, troppo ingenue e vittime della necessità di un uomo che le emancipi – ma solo apparentemente – dalla loro condizione di scarsa libertà o sottomissione. In tal senso, la fanciulla dormiente in attesa di un bacio da parte di un salvatore a cavallo ci sconforta come poche altre. È per questo, dunque, che riponiamo le nostre speranze e preferenze nella lettrice disneyana. Belle è una donna autosufficiente che non si affida a un sentimento per affrancarsi. Ci dimostra, invece, come quel sentimento, anzi il sentimento, l’Amore, se ascoltato e coltivato, sia in grado di avvicinarci non solo all’altro ma, soprattutto, a noi stessi, superando limiti e pregiudizi che l’ignoranza genera. Proprio come succede tra lei e la Bestia.
E, allora, memori della sua emancipazione e della prima forma di rivoluzionarismo da lei proposta, non possiamo che condividere a pieno la scelta del regista dell’ultima riproposizione cinematografica che vede Emma Watson al centro della pellicola. L’attrice, nominata Goodwill Ambassador – ambasciatrice di buona volontà – dall’UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della parità di genere e del pari ruolo delle donne nel mondo, infatti, proprio per il suo impegno politico e sociale ci appare la persona più giusta a rivestire i panni della protagonista della favola. Così che anche le bambine, per una volta, possano tornare ad avere esempi validi.
Non ci resta, quindi, che prenderle per mano, armarci di popcorn e prenotare una poltrona in sala. La domanda, quella classica, può aspettare la fine del film.