Alcuni anni fa, all’indomani del terremoto di Mani Pulite, quando ancora l’informazione prevaleva sul cartaceo, discutendo con un autorevole collega sull’impostazione delle pagine dei quotidiani quasi del tutto simile per le varie testate, egli affermò scherzosamente che era necessario organizzare una rubrica delle notizie del malaffare pubblicando in ordine alfabetico i nomi degli indagati e dei condannati in modo da non far torto a nessuno.
Altro che rubrica, i giornali sono ormai prevalentemente colmi di notizie di malaffare e corruzione con il coinvolgimento costante di esponenti della politica nazionale e locale.
Quelli che seguono sono soltanto alcuni dei fatti relativi a questi ultimi giorni e, se non mi affretto a scrivere, rischio di ometterne qualcuno.
È del 16 marzo il rapporto della Guardia di Finanza relativo allo scorso anno con appalti pubblici irregolari triplicati per un importo di circa 3.4 miliardi, e di sprechi e truffe su fondi pubblici per 5.3 miliardi.
Da tener presente che tra i ventotto paesi membri della Comunità Europea l’Italia è al penultimo posto e tra i 168 paesi censiti a livello internazionale è sessantunesima per corruzione.
Il nostro Paese, così ben piazzato in queste classifiche, è governato da una coalizione sostenuta anche da una piccola ma necessaria formazione politica capeggiata dal senatore Verdini che, dopo la condanna a due anni per corruzione in merito alla ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze nel 2016, giorni fa è stato condannato a sette anni per il crac del Credito fiorentino e a due per truffa ai danni dello Stato nell’ambito dei fondi dell’editoria.
Intanto, il ministro Lotti, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio nello scandalo Consip – nel quale è coinvolto anche il padre dell’ex Presidente del Consiglio e segretario del PD Matteo Renzi – è stato appena salvato dal voto di sfiducia che ha ricambiato ventiquattro ore dopo con il salvataggio del senatore Minzolini, condannato a due anni e mezzo in via definitiva dalla Corte di Cassazione per peculato.
Appena in tempo per terminare questo mini-elenco dei fatti più eclatanti, arriva il rinvio a giudizio dell’aspirante deputato Piero De Luca, figlio del Presidente della Regione Campania, per il fallimento dell’Ifil.
Prima di chiudere, ho anche dato un’occhiata all’ANSA che informa sulla conferma della Cassazione per quanto riguarda la custodia in carcere per l’ex capo del personale del Comune di Roma, Raffaele Marra, per corruzione.
Seppur a fatica, questa volta devo dare ragione al candidato Presidente del Consiglio Luigi Di Maio che, di fronte allo scandaloso baratto di cortesie per gli ultimi salvataggi di Stato, ha affermato che non bisogna poi meravigliarsi delle manifestazioni violente fuori dal Parlamento. Ma Di Maio non è lo stesso che assieme al suo Movimento ha taciuto sui fatti di Napoli, forse per uno scambio di favori con Salvini e la sua Lega?