“Rispettabili cittadini italiani, la Danimarca ha bisogno di voi. Noi danesi amiamo il vostro Paese, ma abbiamo un problema. Il sole forte danneggia la nostra pelle delicata e ogni giorno un danese muore di cancro per la pelle. Sappiamo che siete molto indaffarati, ma chiediamo rispettosamente il vostro aiuto. Aiutate un danese sotto il sole. Decine di migliaia di danesi passano dal buio e freddo Nord alle vostre spiagge chilometriche. Quando vediamo un raggio di sole, gettiamo al vento la prudenza e ci scottiamo ora dopo ora. Insegnateci a fare come voi, ricordateci che sotto il sole italiano conta ogni minuto, che ci si trovi in spiaggia, sulla terrazza di una pizzeria o nelle vostre splendide piazze. Ricordateci dell’ombra, del cappellino e della crema solare. Fatti avanti e aiuta un danese. A nome di tutta la Danimarca, grazie di cuore e arrivederci.”
Probabilmente molti di voi riconosceranno queste parole. Sono tratte dal video virale Help a Dane, una geniale proposta pubblicitaria nata per esporre il problema dell’insufficiente prevenzione dei tumori della pelle da parte del popolo danese.
In Danimarca la percentuale di persone colpite da questa particolare tipologia di cancro è notevole. A causa di una minore quantità di melanina nelle cellule epiteliali, infatti, la delicata pelle della popolazione nordica ha bisogno di maggiori tutele per evitare di incorrere in pericolose conseguenze.
Per tale motivo, la Danish Cancer Society – affermato centro di ricerca danese – ha deciso di portare all’attenzione del suo Paese, e non solo, il tema della necessità di difendersi dai raggi UV durante le vacanze estive, ossia quando i danesi, rilassandosi e inebriandosi per la bellezza dei luoghi in cui si trovano, non prestano attenzione alla pericolosità dei raggi solari e non si proteggono in modo adeguato dall’esposizione prolungata al sole. Sono stati realizzati cinque video, destinati rispettivamente a Grecia, Italia, Spagna, Francia e Thailandia, in ognuno dei quali il presentatore Mikael Bertelsen ha recitato lo stesso discorso nella lingua del Paese destinatario, invitando i rispettivi cittadini a prendersi cura dei suoi connazionali in ferie, sprovveduti o distratti rispetto alla cura del proprio corpo.
È risultato spiazzante e, per alcuni versi, ridicolo l’invito della DCS agli Stati di riferimento. In molti hanno riso dinanzi alla schiera di uomini e donne arrossati, presenti nel video, intenti a cantare un motivo angosciante, mentre il presentatore recita il suo discorso. La situazione, di per sé, è apparsa paradossale e ha generato un interrogativo piuttosto divertente: i danesi hanno davvero bisogno che qualcuno li aiuti a proteggersi dal sole?
Se si accede al sito www.helpadane.com è realmente possibile compilare un modulo per iscriversi alle newsletter e arruolarsi come volontario, ma questo non basta per spezzare l’incredulità dello spettatore, basito di fronte alla possibilità che il senso di responsabilità di una delle popolazioni considerate tra le più civili al mondo non sia bastevole per salvarla dalle scottature e dalle insolazioni.
Risulta evidente come l’operazione del centro di ricerca sia spiccatamente ironica. Potremmo dire che sia stata attuata, sul piano retorico, un’antifrasi, ossia il capovolgimento del senso del discorso, ai fini dell’efficacia espressiva del testo. Spostare il senso di responsabilità dalla popolazione interessata a quella ospitante ha prodotto un effetto boomerang e ha moltiplicato esponenzialmente la validità comunicativa del messaggio, il cui unico scopo è quello di sensibilizzare il popolo danese e rendergli note le possibili conseguenze di comportamenti, appunto, irresponsabili.
Da un punto di vista strategico, le scelte stilistiche della campagna sono state strabilianti. Hanno raggiunto un pubblico sterminato, invadendo la rete e soggiogandola con gli effetti paradossali di un punto di vista narrativo inusuale.
Il popolo danese, ovviamente, non ha davvero bisogno che un italiano lo rincorra per mettergli il cappellino o che un greco gli spalmi la crema solare, ma forse aveva bisogno di un video in cui questa prospettiva si rendesse possibile, adoperando il surreale per evidenziare un reale al quale non era stata data la giusta attenzione.
La pragmaticità, probabilmente, non ha ancora estinto il suo debito con l’immaginazione.