Va dato atto, al governo dei migliori, di voler giungere all’approvazione del decreto che, in base anche a quanto sollecitato dall’Europa e dal Consiglio di Stato, prevede la messa in gara delle concessioni balneari che consentono ai privati la gestione delle spiagge di proprietà pubblica.
Come consuetudine tutta italiana, però, al progetto iniziale, che fissava il termine per la fine 2023, è prevista la proroga di un anno. Eppure, sempre per lo stesso vizio tutto nostrano, il nocciolo della questione – quello che interessa maggiormente la categoria – è il tema degli indennizzi relativi alle opere di miglioria, realizzate perlopiù abusivamente o, peggio, con regolari autorizzazioni dei Comuni. Indennizzi a soggetti che da decenni godono di privilegi non da poco e che hanno fatturato circa 15 miliardi a fronte di 80 milioni incassati dallo Stato, come affermato di recente dal Prof. Boeri.
A dare man forte alle folli pretese le forze politiche che fanno riferimento alla Meloni nazionale, a Salvini, all’ex Cavaliere e a singoli parlamentari che per convenienze elettorali si uniscono a una battaglia i cui esiti sono facilmente immaginabili, con compromessi che costeranno alle casse pubbliche ma metteranno d’accordo la grande alleanza, nonché la triade con un piede al governo e l’altro all’opposizione.
Secondo il Centro Studi Nomisma, il giro di affari dei circa 27mila concessionari è pressappoco di 15 miliardi con un pagamento allo Stato di appena 115 milioni di euro (qualcuno in più rispetto a quanto calcolato dal Prof. Boeri, ma che conferma comunque l’ampia forbice). Concessioni che sono aumentate soltanto lo scorso anno – come precisa Legambiente nel rapporto Spiagge 2021 – del 12.5%, a discapito dei sempre minori tratti liberi di costa, con la Campania tra le regioni maggiormente rapinate.
Realtà, queste, ben note a quanti comprensibilmente si recano in vacanza cercando spiagge libere inesistenti o piccole porzioni concesse come contentino per evitare gli esosi prezzi per due sdraio e un ombrellone che, in media, non sono mai inferiori a trenta euro, in particolare nel fine settimana, a cui vanno aggiunti almeno altri dieci per il parcheggio. Impossibile per una famiglia normale che vive di stipendio, figurarsi per un pensionato.
A Napoli il rifugio di chi non può permettersi neanche il costo del posto auto da sempre è la piccola spiaggia sul lungomare – un tempo liberato – chiamata Lido Mappatella (il telo, asciugamani che quasi sempre avvolge una gran bella colazione e, all’occorrenza, utile per distendersi al sole) che la precedente Amministrazione ha attrezzato con docce e che il Sindaco Luigi de Magistris inaugurò tuffandosi assieme ai cittadini. Liberata anche la piccola spiaggia denominata delle Monache, per decenni gestita abusivamente, grazie al lavoro della delegata al mare Daniela Villani, il cui utilizzo ancora oggi è consentito con prenotazione attraverso un’app. Piccoli esempi di buona volontà politica come anche l’operazione spiagge libere condotta con coraggio dal giovane e battagliero Sindaco di Bacoli Josi Della Ragione, che ha provveduto a far demolire manufatti abusivi e recuperare un bel tratto di territorio godibile gratuitamente.
Spiagge a pagamento, piccoli spazi liberi e sovraffollati lungo gli oltre ottomila chilometri di costa del nostro bel Paese, balneazione senza limiti per benestanti, parti residuali per chi non ha alcuna possibilità. Ma cosa accade a pochi passi dall’Italia, in Francia? Lo spiega in maniera molto articolata e puntuale Patrizia Bedori della lista civica Milano in Comune che in questi giorni, in occasione del dibattito parlamentare in corso sulle concessioni, ha ricordato: «In Francia rispetto alla superficie dell’area demaniale interessata, un minimo dell’80% della lunghezza del litorale e della spiaggia deve rimanere libero da qualunque struttura, equipaggiamento o installazione, il che significa che le concessioni agli stabilimenti balneari francesi sono rilasciate per un massimo del 20% della superficie. L’80% delle spiagge è libero (art. 2 del Code de l’environnement). Sono concessi solamente equipaggiamenti e strutture amovibili, trasportabili, nessuna struttura in cemento e dopo sei mesi ritorno dell’area allo stato iniziale».
Spiagge libere attrezzate con docce e servizi a disposizione dei bagnanti, come più volte verificato anche dal sottoscritto, da oltre trentacinque anni in vacanza lungo quelle coste dove chi vuole può usufruire degli stabilimenti a un costo persino doppio rispetto a quanto normalmente richiesto in Italia, ma inferiore alla ormai celebre dependance del Viminale, il Papeete caro all’ex Ministro degli Interni Matteo Salvini, che per gratitudine ha reso possibile l’elezione del suo proprietario al Parlamento Europeo in quota Lega. Ma questa è un’altra vergogna italiana.
A tal proposito, altro argomento che il Parlamento sta affrontando in questi giorni è l’accesso libero alle spiagge che, almeno secondo i buoni propositi, dovrebbe garantire la possibilità di usufruire della battigia. Come ha ricordato opportunamente in un post sui social il mio amico Giancarlo Cosentino, infatti: Oltre all’articolo 11 della legge n. 217 del 2011 che prevede il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione, la legge n. 296 del 2006 stabilisce “l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”.
Quindi basta muretti, staccionate, reti, accessi chiusi e tutti potranno accedere al mare senza impedimenti. Personalmente resto piuttosto perplesso perché come sempre varrà la legge del più forte, in barba ai cittadini, ai volutamente mancati controlli e alle protezioni di certa politica che guarda come al solito al proprio ritorno elettorale. Non a caso, anche in questi giorni i soliti nomi noti si stanno affannando a tutelare non i cittadini ma le lobby, così come accade per molte categorie che hanno i loro referenti seduti in Parlamento.
Buona estate, certi che un Lido Mappatella con fatica si riuscirà a trovare.