Essere immobilizzati da un laccio, come se fossimo nel Far West e lo sceriffo ci acciuffasse al volo: sembra uno scherzo, ma – salvo che per i cowboy – potrebbe essere la verità che i cittadini si troveranno ad affrontare in alcune città italiane (come Parma, Genova, Bolzano e Brembate), dove la polizia locale è stata dotata del cosiddetto BolaWrap. Si tratta di uno strumento utile ad avvolgere e immobilizzare una persona a distanza, ispirandosi alle Bolas argentine, funi utilizzate nella caccia e dunque solitamente non usate per le persone.
L’azienda produttrice specifica che si tratta di un’arma non lethal che non dovrebbe provocare alcun danno fisico se non quelli eventualmente conseguenti a una caduta. La “cattura” avviene grazie ai quattro uncini di cui è dotata la fune e che si agganceranno ai vestiti purché il puntamento del laser avvenga a una distanza adeguata. È però opportuno, per utilizzare lo strumento in sicurezza, rivolgersi a parti del corpo meno rischiose, come gambe o braccia, evitando invece parti che possano comportare più pericoli. Questo, come è chiaro, lascia però molte responsabilità nelle mani degli operatori.
Il dispositivo di contenimento da remoto – come è stato definito il BolaWrap dal Comune di Parma dove è stata appena avviata la sperimentazione – entra a far parte dell’equipaggiamento dei reparti territoriali di pronto intervento impiegati nei servizi di sicurezza urbana e nel caso di TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Eppure, l’utilizzo è sconsigliato dalla stessa azienda produttrice – così come per il taser – nei confronti di persone affette da disagio psichico o particolarmente vulnerabili. Dunque, come sottolineato da numerose associazioni che si occupano di diritti umani e assistenza a persone in condizione di disagio psichico, è impensabile prevedere il suo utilizzo proprio nel caso di TSO o addirittura nei confronti di senzatetto o persone con problemi psichici, che si troverebbero legati come bestie solo perché incapaci di comunicare in quel momento. Basti pensare, inoltre, che più il soggetto si trova in stato di agitazione o comunque prova a divincolarsi, maggiore sarà la stretta cui è sottoposto.
Il BolaWrap è utilizzato in numerose città americane e l’intenzione è quella di evitare, con la sua dotazione, l’uso del taser, considerato ben più pericoloso. È innegabile che gli effetti della pistola a impulsi elettrici – il cui utilizzo abbiamo biasimato in più occasioni – rischiano di essere molto più gravi di quelli derivanti dal lazo argentino, tuttavia anche per quest’ultimo sono emerse alcune criticità e il rischio è che si abusi di tale strumento. La discrezionalità attribuita alla polizia locale risulta anche in questo caso eccessiva, soprattutto se trattasi di operatori che hanno svolto solo una superficiale formazione e che potrebbero essere spinti a farne uso anche nei casi in cui i disordini o le situazioni potenziali di pericolo siano affrontabili in altro modo, magari comunicando e senza l’utilizzo di minacce o forza. Molte valutazioni risultano poi difficili da compiere in pochi istanti, in cui è pressoché impossibile verificare gli eventuali disturbi psichici di chi ci sta di fronte o le conseguenze di una caduta se ci sono sporgenze pericolose nei dintorni. Ricordiamo, inoltre, che risulta spesso molto difficile, come per il taser, ottenere informazioni trasparenti e imparziali su quanto emerso in sede di sperimentazione e così i cittadini rimangono sempre di più all’oscuro sulle modalità con cui viene pianificata la gestione dei territori che abitano e a cui dovrebbero partecipare.
Ciò che risulta chiaro è che quando si parla di sicurezza e ordine pubblico, nelle città italiane si fa sempre più ricorso a strumenti di coercizione e metodi violenti, riconducendo dunque la sicurezza alla repressione, senza indagare le cause più profonde che possono condurre a disordini o alla presenza di situazioni di marginalità, a cui si guarda solo per garantire un falso decoro. A riprova di ciò, basta prendere in considerazione le parole dell’Assessore alla Sicurezza del Comune di Parma, che ha anticipato che a breve gli agenti saranno dotati anche dei bastoni estensibili, a ulteriore difesa personale. Dunque, si aggiungono all’equipaggiamento – di un corpo che non dovrebbe essere coinvolto, se non raramente, in scontri – sempre più dispositivi coercitivi, nella convinzione di aumentare così la percezione di sicurezza dei cittadini.
È proprio questo il punto: quando si andrà oltre la percezione e si garantirà una sicurezza che non dipende dalle armi ma dalle politiche sociali, dalla presenza costante sui territori per prevenire anziché reprimere le condizioni di disagio?