«Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si è compromesso a spendere il 2% del PIL per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi! La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali».
Chi parla così, utilizzando il cervello e l’anima, non è il Presidente degli Stati Uniti in cerca di nuove basi da installare in Europa e affari da concludere a beneficio del proprio Paese, non è il Capo del governo dei migliori in vena di imprudenti invettive nei confronti di un Putin fuori controllo e neanche il nostro discutibile Ministro degli Esteri, ma chi del mondo ha una visione ben precisa sui rapporti internazionali e sul tema della pace, quella disarmata e non quella delle due mani, una macchiata di sangue e l’altra della colomba bianca con il ramoscello d’ulivo nel becco. È Papa Francesco, un gigante vestito di bianco che sovrasta esseri piccoli e mediocri, falsi e bugiardi, in nome del dio danaro, della pace invocata a chiacchiere e del sostegno armato, del traffico d’armi comunque praticato. Peggio quello legalizzato e criminale dai proventi difficile, quasi impossibile da quantificare.
Stimato e apprezzato maggiormente dal mondo ateo che in casa propria, anche al di là del Tevere, dove ipocrisia e ignoranza fanno a gara per confonderlo con infime figure di un mondo che nulla ha a che fare con la sua statura morale e umana, perfettamente identificato e coerente al nome scelto per il pontificato.
Bergoglio non ha fatto mai mistero delle trame contro la sua persona in atto all’interno delle mura vaticane: «Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene»: è la dichiarazione fatta al rientro da un delicato intervento chirurgico subito lo scorso luglio al Gemelli di Roma, dopo indiscrezioni circolate di una riunione segreta tra prelati per parlare del prossimo conclave. E non è stata di certo l’unica occasione per denunciare le lotte di potere e le avversità alle sue aperture.
Contrasto alle povertà vecchie e nuove, all’indifferenza, all’inquinamento, alla privatizzazione dell’acqua, alle vivisezioni e alle coltivazioni di cereali transgenici, alla cultura dello scarto, alla necessità di cambiamento degli stili di vita: «Farlo sarà necessario, cambiare stili di vita, modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società. Senza fare questo, non farete nulla. Abbiamo bisogno di gruppi dirigenti comunitari e istituzionali che possano farsi carico dei problemi senza restare prigionieri di essi e delle proprie insoddisfazioni, e così sfidare la sottomissione – spesso inconsapevole – a certe logiche (ideologiche) che finiscono per giustificare e paralizzare ogni azione di fronte alle ingiustizie». È sempre lui, Papa Bergoglio, nel pieno della pandemia sanitaria a mettere in guardia il mondo sulla necessità di una vera rivoluzione, termine troppo abusato ma che in questo caso è più che pertinente. Ciò che sta accadendo è la prova provata di quanto previsto.
La sua enciclica Laudato Si’ è stata un autentico grido di allarme sulle condizioni in cui è ridotto il pianeta – Abbiamo depredato la terra, messo in pericolo la nostra vita – sulla necessità urgente di politiche adeguate finché si è in tempo. Encicliche, come Fratelli tutti, stimolate anche da esponenti di altre confessioni religiose come il Patriarca ortodosso Bartolomeo, il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, le vaste problematiche da affrontare assieme quali la pandemia, la speculazione finanziaria, i muri, il mercato, il populismo, il debito estero.
Una critica aperta e coraggiosa al sistema capitalistico che sembra non aver sfiorato minimamente ciò che resta della sinistra in Italia e in Europa, il Papa comunista, come ama definirlo la parte più integralista e conservatrice dei cattolici, di quel cristianesimo per tradizione, segno evidente non solo di un linguaggio nuovo, aperto, in contrasto con quello ipocrita e formalista di una Chiesa anti-conciliare, lontana dai problemi e dalle necessità reali della gente, strumentalizzata dalla peggiore politica di casa nostra e non solo, che in questi anni cerca di rimpossessarsi di pratiche e ridicole ostentazioni di simboli, testimonianza concreta del vuoto ideologico e priva dell’indispensabile onestà intellettuale e morale.
Criticato da quegli ambienti che lo vorrebbero sempre consenziente e lontano dai valori fondanti della dottrina sui temi etici ma sempre con estrema chiarezza, in occasione dell’incontro con il Comitato nazionale di bioetica avvenuto tre anni dopo la sua elezione il Papa ebbe a chiarire la posizione della Chiesa: «È noto a tutti quanto la Chiesa sia sensibile alle tematiche etiche, ma forse non a tutti è altrettanto chiaro che la Chiesa non rivendica alcuno spazio privilegiato in questo campo, anzi, è soddisfatta quando la coscienza civile, ai vari livelli, è in grado di riflettere, di discernere e di operare sulla base della libera e aperta razionalità e dei valori costitutivi della persona e della società».
Unico leader mondiale a invocare la pace con le mai pulite, non sporche di sangue, non colpevoli di aver contribuito a fornire strumenti di morte in nome di una pace armata, di un disarmo totale mai invocato, unico faro in un mondo senza riferimenti autorevoli e credibili, una voce che grida nel deserto che nel corso della cerimonia liturgica di pochi giorni fa ha detto: «Un’umanità che ha smarrito l’umanità, ha smarrito la via della pace, ha dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali, ha disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni, si è rinchiusa in interessi nazionalisti e ha scelto di sopprimere vite e accumulare armi».
Per un Ministro della Repubblica italiana che parla del Presidente russo come di un animale, di un Presidente americano che lo definisce un macellaio, parole che certamente non favoriscono la pace, neanche quella armata, «la guerra è un atto barbaro e sacrilego, dove i potenti decidono e i poveri muoiono». Ancora una volta, Papa Francesco, l’unico a utilizzare cervello e anima.