Il 2021 si è concluso con la speranza di lasciarci presto alle spalle l’orribile pandemia da Covid-19, esattamente così come era iniziato. Tra varianti e complottismi, vaccini e green pass, tamponi e quarantene, lo spiraglio di luce è ancora lì. Un anno in cui di tempo da spendere sul divano ne abbiamo avuto eccome e chi ha trionfato, ovviamente, sono loro: le piattaforme streaming. In questi mesi, abbiamo avuto l’opportunità di vedere distribuite numerose serie tv. Alcune le abbiamo adorate, altre detestate. Ecco quali sono i nostri consigli in merito a quelle che vi tocca recuperare se non le avete ancora viste e a quelle che, magari, potete tranquillamente evitare.
Togliamoci subito il pensiero, tanto sappiamo bene che sul podio ci sarà lei: Squid Game. Qualcuno avrebbe mai immaginato che una serie sudcoreana entrata in sordina su Netflix (senza neppure un doppiaggio italiano) sarebbe arrivata alle nomination dei Golden Globe 2022? Eppure è così, il gioiellino di Hwang Dong-hyuk si è confermato in breve tempo uno dei prodotti più virali a livello mondiale, con una seconda stagione confermata e tre candidature come miglior serie drammatica, miglior attore protagonista a Lee Jung-jae e non protagonista a Oh Yeong-su. Nove episodi che raccontano di un gruppo di persone alle prese con alcuni giochi mortali dal taglio infantile. La cura estetica, le musiche, le tematiche sociali e una sceneggiatura sul genere Battle Royale, ma in maniera abilmente rielaborata, hanno reso Squid Game il fenomeno che è tutt’oggi. Una serie che si è attirata addosso anche pesanti polemiche, proprio a causa della sua affascinante violenza.
Approdiamo poi al fantasy con la seconda stagione di The Witcher, serie Netflix creata da Lauren Schmidt Hissrich e basata sulla Saga di Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski. Una prima stagione che aveva entusiasmato ma anche confuso, forse a causa di una narrazione non lineare e la presenza di numerosi personaggi. Le avventure del witcher Geralt (un affascinante Henri Cavill), mutante cacciatore di mostri, della maga Yennefer, della principessa Cirilla e del bardo Ranuncolo, proseguono alzando notevolmente il livello, non solo per effetti speciali ma anche per narrazione e psicologia dei personaggi. Tra insidie che rimandano allo stile di Game of Thrones, magia, mostri e ambientazioni mozzafiato, The Witcher riesce ad appassionare anche i non estimatori del genere. Il rapporto tra Geralt e Ciri è senza dubbio la carta vincente. Attendiamo con trepidazione la terza stagione.
Ted Lasso stagione 2: la serie statunitense firmata Bill Lawrence (non a caso il creatore di Scrubs) e Jason Sudeikis, quest’ultimo nei panni del protagonista, si conferma vincente. Aveva sbaragliato ogni cosa agli Emmy Awards 2021 e prosegue la sua escalation candidandosi ai prossimi Golden Globe come miglior serie commedia o musicale, miglior attore a Jason Sudeikis e miglior attore non protagonista a Brett Goldstein. È la storia di un allenatore di football americano costretto a trasferirsi per allenare una squadra di calcio britannica. Ted Lasso riesce a coniugare perfettamente risata ed emozione, utilizzando lo sport come metafora della vita e un umorismo leggero in grado, però, di generare profonde riflessioni. Distribuita da Apple TV+, è una delle serie comedy del momento, decisamente da non perdere.
Un altro prodotto diventato vero e proprio fenomeno mediatico in Italia (e non solo) è Strappare lungo i bordi, la prima serie animata del fumettista Zerocalcare, sempre su Netflix. Sei brevissimi episodi incentrati sul viaggio verso Biella di Zero, Sarah e Secco, accompagnati dall’ormai iconico Armadillo, la coscienza dell’autore. La forza della serie è quella di essere riuscita a raccontare la vita, permettendo allo spettatore di immedesimarsi in tutti quei piccoli e grandi drammi quotidiani. Di essere riuscita, inoltre, a mettere in scena la filosofia dell’autore, in un racconto estremamente intimo, specchio dell’intera generazione dei millennials. Al diavolo le critiche sul dialetto troppo romanesco: Zerocalcare doveva essere se stesso perché l’onestà e l’umorismo sono alla base della sua poetica. Preparatevi a restare spiazzati per la velocità con cui le vostre emozioni si susseguiranno, muteranno, si capovolgeranno. Sì, è una serie che non dimenticherete tanto facilmente.
Su TimVision, la quarta stagione di The Handmaid’s Tale non ha lasciato dubbi sugli altissimi livelli di regia e sceneggiatura di questa serie creata da Bruce Miller e basata sull’omonimo romanzo del 1985 di Margaret Atwood. Continuiamo a seguire ansiosi le vicende di June, un’ancella – una donna ancora in grado di procreare – ribelle all’interno del mondo distopico e patriarcale di Gilead, dove le donne sono brutalmente oggettificate. Una sempre più straordinaria Elisabeth Moss, agguerrita, spietata, motivata dai suoi affetti ma quasi, ancor di più, da un desiderio di vendetta a causa dei soprusi subiti. Costumi, colonna sonora ed estetica da brivido, la potenza di questa serie non sembra calare nonostante gli anni. Speriamo solo che non subisca l’effetto Game of Thrones, diventando infinita e con un finale per molti deludente.
Altro prodotto impossibile da non citare è Maid, anch’essa candidata ai Golden Globe per miglior miniserie, miglior attrice a Margaret Qualley, miglior attrice non protagonista a Andie MacDowell. Creata da Molly Smith Metzler e distribuita da Netflix, è la storia di Alex, una giovane madre in fuga da una relazione violenta e in lotta per la sopravvivenza di sé e della sua bimba. Grazie a soli dieci episodi e a un racconto crudo e coinvolgente, tratto da una storia vera, Maid ci porta alla scoperta della difficile vita di una collaboratrice domestica, in un’America disillusa e spietata. E di come la forza e il coraggio di una donna, una madre, possano diventare inarrestabili, nonostante le avversità.
Sebbene la terza stagione risulti meno potente delle precedenti, Sex Education si riconferma un prodotto importante e di qualità. Siamo di nuovo al liceo Moordale, con Otis, Maeve, Eric, Adam e tutti gli altri, compresa una Gillian Anderson sempre al top. Al centro di tutto c’è ancora il sesso, le relazioni, le problematiche adolescenziali e non solo. Sex Education è infatti forse uno dei pochi prodotti in grado di trattare il sesso in modo non convenzionale, senza tabù, libero, esattamente come dovrebbe essere nella realtà. Mette alla luce le difficoltà, ancora oggi, dell’affrontare l’argomento nella giusta maniera e lo fa con personaggi a volte sopra le righe e una leggerezza che non scade (quasi) mai nel ridicolo. Spesso commovente e forte, questa serie britannica creata da Laurie Nunn per Netflix è un piccolo gioiello.
Sebbene potremmo star qui a consigliarvene molte altre, come WandaVision, Them, Midnight Mass o Arcane, è giusto spendere qualche parola per i flop. E chi se non La casa di carta? Inizialmente anche un discreto prodotto di intrattenimento, poi è cominciata la discesa infinita, fino ad arrivare a questa quinta e per fortuna ultima stagione. La nota serie spagnola ideata da Álex Pina e disponibile su Netflix, sulle assurde rapine guidate da Il Professore, ha ormai una storia completamente alla deriva. I personaggi sono uno più stupido e odioso dell’altro, con buchi di trama e scenette da telenovela scadente. Abbondano incoerenze e reazioni umane senza né capo né coda. Per non parlare dell’espediente finale, buttato lì quasi fossero gli stessi autori a non poterne più.
Altro flop, sempre targato Netflix, è Zero, serie italiana a tema supereroistico, ispirata al romanzo Non ho mai avuto la mia età di Antonio Dikele Distefano. È ambientata nelle periferie di Milano e ha come protagonista Omar, ragazzo di origini senegalesi che scopre di avere un superpotere: l’invisibilità. Che dire, la serie è stata cancellata dopo la prima stagione e i problemi sono tanti, da una pessima scrittura a personaggi mal caratterizzati e una recitazione terrificante, seppur di ragazzini. Forse la scelta di impelagarsi nel fantasy quando si hanno pochi mezzi ed esperienza non è stata forse la migliore degli autori. Risparmiatevela, se potete.
Nell’attesa di prodotti quali The Boys, Stranger Things o Peaky Blinders, insomma, vale molto più la pena recuperare quelle serie che hanno reso le serate del 2021 un po’ meno malinconiche. Le altre lasciatele perdere.