Il 2021, così come quello precedente, è stato un anno difficile per la cultura. Tuttavia, la percezione sociale del settore culturale e di come questo influisca così tanto nelle nostre vite è sicuramente cambiata dopo la pandemia: le persone, infatti, non hanno soltanto bisogni materiali, ma anche valori da condividere e vivere. In questo biennio, dunque, la cultura, che ha spesso ricevuto sgambetti dai quali non faticava a rialzarsi, ha avuto un ruolo fondamentale: è diventata il fattore che ha scatenato il cambiamento, si è evoluta velocemente affinché potesse essere necessario costruire nuovi immaginari e, come sempre, si è rivelata il mezzo ideale per facilitare i processi di inclusione sociale.
Finalmente, verso questo settore tanto colpito sta crescendo una maggiore consapevolezza e i numeri che si possono leggere nella Legge di Bilancio per il 2022 approvata di recente ne sono una prima dimostrazione. «La cultura è centrale nell’azione di politica economica del governo. Dal potenziamento dei fondi per il cinema e l’audiovisivo, alle nuove risorse per contrastare lo spopolamento dei borghi e dei piccoli centri delle aree interne, alle norme per biblioteche, archivi e librerie, ai fondi per la tutela del patrimonio culturale, al sostegno al reddito per i lavoratori dello spettacolo fino alla proroga del bonus facciate, seppur rimodulato al 60% per il 2022, tutti i settori culturali vedono crescere l’investimento e l’intervento dello Stato» ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini, ringraziando il Parlamento che ha ampliato le misure a favore dei settori di competenza del suo Ministero.
Per quanto riguarda il cinema e l’audiovisivo l’investimento approvato è di 110 milioni di euro. L’importo minimo annuale del fondo, nel 2016 di 400 milioni di euro, ora partirà da 750 milioni di euro. Il progressivo aumento […] ha permesso di stabilizzare il tax credit cinema al 40%, una misura fiscale estremamente vantaggiosa che sta attraendo in Italia numerose produzioni internazionali. Numeri che fanno ben sperare dopo un disastroso 2021 che ha visto il mercato del cinema irrimediabilmente condizionato dall’emergenza sanitaria, con la chiusura delle sale – da inizio gennaio a fine aprile – e con il nuovo aggravarsi del numero di contagi che ha inevitabilmente impattato sui risultati di box office durante le festività di fine anno.
I dati legati al periodo maggio-dicembre, purtroppo, parlano chiaro: il mercato ha registrato rispettivamente il 51% (incassi) e il 53% (presenze) in meno rispetto alla media del periodo 2017-2018-2019. Il presidente di CINETEL, Davide Novelli, ha però dichiarato: «La misurazione dei risultati di un settore durante una fase così complicata, specialmente in un comparto come quello cinematografico tra i più colpiti dallo scenario pandemico, richiede molta attenzione nell’interpretazione dei dati: sono numeri che segnalano la gravità e lo stress economico e sociale subito dalle sale e dalle distribuzioni cinematografiche, ma che al tempo stesso sottolineano la vitalità e la capacità di reagire dell’intera filiera».
18APP, il bonus cultura da cinquecento euro per i neo diciottenni, con la nuova Legge di Bilancio viene stabilizzato e reso permanente. L’investimento ammonta a 230 milioni di euro. Attraverso 18APP è possibile spendere il bonus in cinema, concerti, musica, eventi culturali, libri, musei, monumenti, parchi, teatro, danza, corsi di musica, di recitazione, di lingua straniera, prodotti dell’editoria audiovisiva e abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale. Legate a questa iniziativa, però, ci sono tante perplessità: nonostante un incremento degli iscritti già nelle prime settimane del 2022, gli utenti registrati al bonus sono ancora pochi. L’aver reso permanente tale offerta economica potrebbe essere un buon primo passo ma, fino a quando proposte come questa non avranno una giusta diffusione, a godere dei frutti saranno sempre in pochissimi. La comunicazione è un’arma potente se ben gestita e, ancora una volta, il Ministero non riesce a fare quel passo in più.
Per l’anno corrente e per il 2023 è stato rifinanziato anche il Fondo Cultura, istituito dal Decreto Rilancio nel maggio del 2020 per promuovere gli investimenti sul patrimonio culturale materiale e immateriale, aperto anche alla partecipazione di soggetti privati. Il Fondo Cultura è una delle poche decisioni interessanti prese dal Ministero guidato da Dario Franceschini che prevede, attraverso il cofinanziamento pubblico-privato, di sostenere investimenti e altri interventi che vanno dalla tutela alla conservazione, dal restauro alla fruizione, dalla valorizzazione alla digitalizzazione del patrimonio culturale del Paese. Una lama a doppio taglio se si pensa che questi interventi dovranno riguardare soltanto “nuove” realizzazioni e non progetti già avviati o già finanziati ad altro titolo dal Ministero della Cultura. Sicuramente è un passo avanti per far sì che nuove realtà prendano forma, ma mettere altra carne a cuocere quando quella vecchia, in diverse realtà, traballa, può aiutare davvero il settore?
Con 100 milioni di euro viene incrementato il fondo per la tutela del patrimonio culturale. Questo strumento, in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, intende assicurare risorse stabili permettendo di pianificare con largo anticipo tutti gli interventi considerati prioritari. Investimenti simili, dunque, sono confortanti perché sembra che col tempo inizi a crescere la consapevolezza di quanto il patrimonio culturale italiano sia importante per l’economia e non solo. Se supportati da un progetto ben costruito all’interno del quale coinvolgere le giuste personalità, dotate della giusta competenza e sensibilità, una differenza di passo sembra allora possibile.
Un altro tema delicato è quello degli archivi: al fine di assicurare la conservazione e la fruizione del patrimonio archivistico è stata autorizzata la spesa di 100 milioni di euro fino al 2025 per acquistare immobili destinati agli Archivi di Stato e per realizzare interventi di adeguamento antincendio e sismico degli istituti archivistici. Da quest’anno inoltre è autorizzata anche la spesa di 5 milioni di euro annui per la locazione di immobili destinati a questi istituti. Anche in questo caso la spesa era necessaria, ma troppo spesso si tralascia che investimenti importanti devono riguardare anche il personale: troppi libri sono stati rubati nel corso degli anni, testi di grandissimo valore che purtroppo sono spesso conservati in luoghi dove la sorveglianza quasi non esiste.
Rafforzare la cultura, renderla una base estremamente solida per questo Paese è sicuramente una scommessa difficile e comunque di lunga realizzazione. In un mondo che vuole includere etica, vita quotidiana, benessere non soltanto economico, ma anche sociale, conoscenza, lavoro, essa può essere la risposta affinché sia possibile produrre valore e ricchezza. Una conoscenza che possa diventare strumento di coesione, ma anche di partecipazione.
Sta diventando via via sempre più chiaro quanto la cultura possa diventare il motore del cambiamento dell’atteggiamento umano. Le parole che Marcella Natale, assessore di Caltanissetta, ha pronunciato in un’intervista a Il Fatto Nisseno sono una sacrosanta verità: «Sono convinta che le sinergie e la condivisione siano il motore propulsore di una politica culturale che deve necessariamente essere inclusiva. Il fallimento di molti progetti culturali, io credo, sia da attribuire proprio a una concezione elitaria di cultura: una cultura per pochi, per chi può. La cultura della casta. L’ascolto, nel senso più alto e nobile del termine, è pertanto un passaggio imprescindibile per qualunque azione culturale che abbia una base democratica ed egualitaria».