Keith Haring nasce il 4 maggio del 1958 a Reading, in Pennsylvania. Sin da bambino sviluppa un grandissimo amore per il disegno e, grazie al padre, fa sue le abilità di base del fumetto, ovviamente influenzato anche dalla cultura popolare del tempo: su tutti, Dr. Seuss e Walt Disney. Nel 1978, si trasferisce a New York dove inizia a studiare presso la SVA, School of Visual Arts. Nella Grande Mela, trova una comunità artistica alternativa, che si sta sviluppando al di fuori del “circuito” museale e delle gallerie d’arte, che prende vita invece nelle strade del centro, nelle metropolitane, negli spazi dei club e in quelle delle ex sale da ballo.
È proprio qui che Keith Haring fa amicizia con i colleghi artisti Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat, ma a dare forma a questa comunità sono anche musicisti, artisti di performance e scrittori di graffiti. L’artista americano, completamente travolto da questa incredibile energia, comincia così a organizzare e partecipare a diverse mostre e spettacoli al Club 57 e in tanti altri posti alternativi. L’energia dell’arte contemporanea è l’unica a influenzarlo: Haring, infatti, è ispirato dal lavoro di Jean Dubuffet, Pierre Alechinsky, William Burroughs, Brion Gysin e dal manifesto di Robert Henri The Art Spirit, nel quale afferma la fondamentale indipendenza dell’artista.
Tutti questi stimoli portano Keith Haring verso un’espressione grafica, davvero unica, basata sul primato della linea. Ad attrarlo sono poi la natura pubblica e partecipativa del lavoro di Christo e la fusione unica tra espressione artistica e vita di Andy Warhol: decide, così, di dedicare la sua carriera alla creazione di un’arte che sia davvero pubblica.
Keith Haring sperimenta performance, video, installazioni e collage. Ma è nel 1980 che l’artista americano riesce a trovare un mezzo davvero efficace che gli permette di raggiungere un pubblico molto più ampio ed è nel momento in cui nota i pannelli pubblicitari inutilizzati ricoperti di carta nera opaca in una stazione della metropolitana, sui quali disegna con il gesso bianco. Fino al 1985, Haring realizza centinaia di disegni pubblici, a volte creando anche quaranta opere in un solo giorno. Un flusso di immagini diventato familiare per i pendolari di New York. Tra il 1980 e il 1989, Keith Haring ottiene riconoscimenti internazionali e partecipa a tantissime mostre collettive e personali.
La sua arte sarà protagonista della mostra Dalla Napoli di Keith Haring ai giorni nostri che si terrà al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, dal 2 dicembre al 28 febbraio 2022. Si tratta di un racconto che ingloba Napoli, la street art e la cultura pop a partire dagli anni Ottanta a oggi. Una grande mostra dedicata interamente al movimento che – grazie all’arrivo sul territorio napoletano di artisti di fama internazionale – si è affermato anche nella città partenopea.
L’idea nasce dal curatore Andrea Ingenito che, dopo aver visionato gli scatti fotografici inediti del celebre fotografo Luciano Ferrara, particolarmente attivo in quegli anni, ha ben pensato di creare un fil rouge che collegasse la Napoli del dopo terremoto, centro artistico per eccellenza, e la Napoli odierna, città sempre in continua evoluzione sociale e artistica.
La mostra, che vuole celebrare anche la scomparsa (trentuno anni fa) di Keith Haring, sarà un itinerario che parte proprio dal periodo napoletano dell’artista americano e dell’evoluzione della street art e della cultura pop. Tra le sue opere ci saranno Randi 88, la serie complete White Icon, Radiant Baby e tanto altro proveniente da importanti collezioni private che saranno intervallate da una sala dedicata esclusivamente agli scatti – esposti per la prima volta – di Luciano Ferrara che in quegli anni ha importato il fermento artistico della città. Immagini che diventano testimonianza della Napoli del City Hall, locale notturno storico, della Trattoria dell’Oca, della pizzeria Dante e Beatrice, luoghi attivi della vita culturale partenopea, ma anche teatro d’incontro di artisti quali Andy Warhol e Joseph Beuys, grazie al celebre gallerista Lucio Amelio.
Perfettamente inseriti nella mostra sono i lavori della pop artist napoletana Roxy in the Box – che racconta Napoli con occhio critico e vigile, ma anche i rumori, gli odori, la Napoli popolare fatta di mostri, di santi protettori in formato maxi. Infine, la mostra si concluderà con i lavori dello street artist partenopeo Trallallà, che dipinge con grande sensibilità rivisitando l’immagine della figura femminile nella tradizionale Sirena Partenope, ma anche con un linguaggio semplice e sensuale leggibile nelle sue Ciacione napoletane. Fuori progetto è stata inoltre inserita una delle opere più rappresentative di Banksy, Choose Your Weapon.
È possibile visitare la mostra tutti i giorni dalle 10 alle 19. Per info su biglietti e contatti è possibile chiamare a questi numeri: +39 081 0490829 / +39 348 6003820 / +39 081 7958601 oppure scrivere un’e-mail a info@arcadiarte.it.
Una mostra animata da suoni, video, colori che coinvolgerà completamente il visitatore all’interno di questo fenomeno artistico che dura da più di quarant’anni.