L’Illuminismo, il movimento filosofico e politico che ha cambiato totalmente la faccia dell’Europa. Come una lanterna, ha rischiarato la cupa notte del misticismo e dell’ignoranza medioevale, riportando l’Occidente sulla giusta strada: quella della scienza e della razionalità. Il secolo del disincanto, l’inizio della secolarizzazione: la separazione tra politica e religione, tra scienza e magia, tra superstizione e progresso. O, almeno, così ce lo raccontano alle medie.
Erica Lagalisse, antropologa e saggista, nel suo primo libro, Anarcoccultismo, ha sfatato questa idea: in realtà, l’Illuminismo è stato il secolo della magia. Questa, infatti, non solo non venne mai screditata, ma cominciò a essere molto più accettata rispetto al Medioevo. Al contrario, in quello che da sempre è raffigurato come il secolo dell’occulto per eccellenza, la magia veniva vista in maniera fortemente negativa: l’uomo non doveva manipolare e modificare il mondo, ma osservarlo con spirito contemplativo. Ogni tipo di iniziativa differente veniva attribuita a un’ispirazione demoniaca.
Nel Secolo dei Lumi, il desiderio umano di manipolare la realtà divenne la spinta per il progresso. Molta di quella che oggi viene definita magia, infatti, non era altro che chimica, matematica, conoscenze affini sfruttabili per applicazioni pratiche. Anarcoccultismo dimostra come gli storici europei si siano divertiti a posteriori a classificare certe modificazioni del mondo come magia e altre come scientifiche. Ma anche che si tratta in realtà di una classificazione totalmente arbitraria.
Un esempio pratico è quello dell’alchimia. Questa pratica è fiorita nel Secolo dei Lumi ed è considerata rispettabile e accettata negli ambienti intellettuali. Gli uomini che la praticavano erano considerati padri della scienza, dotti saggi che avrebbero portato l’umanità alla ricchezza e al controllo delle forze della natura. Dall’altra parte, invece, c’erano le streghe. Donne stupide, ignoranti e superstiziose. Portatrici di una mentalità retrograda e contadina che doveva essere estirpata. In realtà, le streghe non erano altro che guaritrici, sagge o ostetriche.
Quindi, mentre le cosiddette streghe studiavano l’anatomia umana, i benefici di droghe ed erbe, gli uomini erano ancora lì a cercare la pietra filosofale. Eppure, la magia praticata dalle prime era inutile e infondata, costantemente individuata come eresia, mentre la magia praticata dai secondi era legittima. La Chiesa e i demonologi chiudevano tranquillamente un occhio di fronte agli alchimisti, forse perché l’idea di trasformare il piombo in oro allettava anche loro.
Va ricordato, infatti, che i tribunali dell’Inquisizione furono soppressi solo nel XIX secolo, quindi durante il Rinascimento e l’Illuminismo erano ancora attivi. Il discrimine tra superstizione e scienza, dunque, era il genere: con la scusa di squarciare il buio dell’occultismo col lume della scienza, l’élite maschile di studiosi del tempo ha semplicemente strappato dalle mani delle donne contadine il campo della guarigione e della scienza.
Come è scritto nel Malleus Malleficarum, se una donna osa offrire cure senza aver studiato, è una strega, e per questo deve morire. Frase abbastanza ridicola, dato che alle contadine non era concesso avvicinarsi agli studi scientifici. Dunque, ogni donna colta era una strega. E la lotta alla superstizione e alla magia non era altro che una lotta di classe contro le donne.
Un fatto interessante è che nell’immaginario collettivo, le persecuzioni alle streghe sono sempre opera dei contadini ignoranti dei loro paesini, rei di non essere istruiti alla razionalità. In realtà, la caccia alle streghe è stato un fenomeno organizzato dall’alto, sulla base dell’alleanza tra la Chiesa e gli Stati che si avviavano alla modernità. Ci vollero molti decenni di propaganda prima di riuscire a istituire una solida complicità tra inquisitori e classi popolari. Un elemento fondamentale di questa propaganda era il concetto di infanticidio. Nonostante ami Hocus Pocus e le sorelle Sanderson che cercano di cuocere ragazzini sulla graticola, questa immagine delle streghe origina dal fatto che la magia contadina era spesso legata alla contraccezione.
Per dei contadini poveri le bocche da sfamare non potevano essere tante, e in mancanza di preservativi le donne andavano dalle streghe. Tra studio delle erbe e dell’anatomia, queste trovavano modi per tenere sotto controllo le nascite. Ancora oggi i contraccettivi vengono visti dalla Chiesa come cose malvagie che ammazzano bambini, figuriamoci allora. Il panico si diffuse velocemente, e fece il gioco delle Inquisizioni. Cosa ne ricavarono gli Stati? Il crollo demografico rappresentava la perdita della forza lavoro, e l’autonomia riproduttiva delle donne delle classi meno abbienti non era conveniente. Per questo fu operato un processo mirato di privatizzazione femminile: la sociologa e filosofa Silvia Federici rintraccia nella caccia alle streghe uno degli strumenti principali di affermazione del sistema capitalista. Le donne, infatti, dovevano essere utilizzate solo ed esclusivamente per la riproduzione, meri corpi che dovevano sfornare forza lavoro. La contraccezione e lo studio costituivano una minaccia a questa configurazione del femminile come proprietà privata, pertanto dovevano essere proibiti. Al concetto di magia contadina, dunque, è stato abbinato quello di superstizione, alla stregoneria l’infanticidio.
L’Illuminismo è stato un movimento fondamentale per la storia dell’Europa. Ma non è privo di ombre. L’idea di mascolinità moderna – vista come razionalità, rigore e intraprendenza – si è affermata proprio con la secolarizzazione. Due sistemi di valori che si sono evoluti parallelamente, come se si compenetrassero a vicenda. In quel periodo storico, la femminilità è stata legata indissolubilmente all’irrazionalità, all’emotività e alla superstizione. La donna è diventata magia, l’uomo è diventato scienza. A questo punto, la necessità più impellente che abbiamo non è quella di disincantare il mondo, ma di reincantarlo. Ben vengano le streghe, allora, ben venga l’irrazionalità, lasciamole tornare.