Il tempo è galantuomo. Ho sentito tante volte, negli anni, questa frase legata al destino di Luigi de Magistris, come se godere dei propri meriti nel tempo in cui si producono non gli fosse concesso a prescindere. Dapprima, questa espressione ha accompagnato la sua storia di magistrato, con le inchieste su cui operava in Calabria strappategli da giochi di potere solo recentemente dimostratisi tali. Oggigiorno, invece, viene tirata in ballo per rivolgersi a quanti gli voltano le spalle e stilano della sua esperienza a Palazzo San Giacomo un bilancio negativo e – a mio avviso – fazioso.
Luigi de Magistris è stato il miglior Sindaco che Napoli potesse accogliere. Nel 2011, anno della sua prima elezione, ha ereditato una città impossibile da amministrare, un Comune in dissesto finanziario e un dramma sociale senza precedenti. La crisi che aveva costretto il governo Berlusconi a cedere il passo a Mario Monti e alle politiche dell’austerità, unita all’emergenza rifiuti di cui il mondo intero rimandava le immagini sui giornali, facevano del capoluogo campano qualcosa di molto più simile all’inferno, anziché il paradiso di arte e cultura che, sempre, aveva ispirato artisti di ogni provenienza.
Solo una persona, in quella situazione che vedeva i turisti preferire qualsiasi altra meta e i giovani destinare le proprie energie altrove in Italia e in Europa, ha creduto di poter far leva sull’orgoglio della gente di Napoli, sul riscetamento delle coscienze, sul coinvolgimento del popolo nella cosa pubblica: Luigi de Magistris. Così, appena eletto, ha messo in campo tutte le iniziative atte a ripristinare, innanzitutto, l’immagine perduta della città, in particolar modo per ciò che riguardava i rifiuti. Ha internalizzato i servizi gestiti di raccolta e smaltimento riconsegnandoli all’azienda comunale, la Asìa, sottraendoli alla camorra e accordandosi con l’Olanda per il trasferimento di tonnellate di balle, il problema è andato così risolvendosi.
Luigi de Magistris è stato l’unico Sindaco delle grandi città d’Italia ad aver mantenuto l’acqua come bene pubblico (come da quesito referendario), ha assunto trecento maestre e aperto quindici asili comunali quando il bilancio non lo avrebbe permesso, ha combattuto contro un debito ingiusto contratto negli anni Ottanta che bloccava la macchina amministrativa, ha governato per dieci anni per e contro tutti, un amministratore locale senza neppure il supporto dei suoi giornali, attenti a salvaguardare gli affari delle famiglie avverse. Eppure, l’unico merito che la città sembra ancora riconoscergli è quello legato al turismo.
E, forse, l’analisi – seppur stilata con superficialità da chi ne vuol proporre una critica – non è poi sbagliata. Turismo, per Napoli, è stato il sinonimo di una serie di azioni messe in campo per la cittadinanza che raramente si sono registrate. L’ex magistrato aveva capito che per mettere mano alle criticità del posto c’era bisogno di cambiarne il sentire. Così, attraverso la promozione di eventi sportivi (e non solo) dalla portata mediatica mondiale, de Magistris ha mostrato al mondo che i sacchetti di spazzatura erano spariti e la città tornata godibile: prima l’America’s Cup di vela, poi la Coppa Davis di tennis, infine il Giro d’Italia, le telecamere dello sport inquadravano una Napoli nuova.
A questi hanno fatto seguito le aperture di numerosi b&b e ristoranti in ogni quartiere, un’offerta di ospitalità che ha invaso anche i quartieri cosiddetti difficili, costringendoli a un cambio di prospettiva: dalla Sanità ai Quartieri Spagnoli, Napoli non ha più fatto paura ma generato stupore. Sono nate, negli anni, centinaia di associazioni culturali, si è levata una partecipazione spontanea popolare senza precedenti, Napoli ha favorito gli artisti di strada e gli eventi della moda internazionale, come la celebre sfilata tra i vicoli del centro storico di Dolce & Gabbana.
Tutto questo, e non solo, è stato il riverbero del ritrovato turismo partenopeo, una eco che ha trasformato il quartiere di Scampia nel prossimo polo della Città Metropolitana e che ha convinto la Apple a scegliere il capoluogo campano come sede del suo centro di formazione. Napoli è stata la prima città d’Italia a dotarsi di un registro delle unioni civili.
Se ciò basta a considerarsi un’esperienza vincente è un’analisi assai complessa da completare in un solo articolo, ma provo ugualmente a darvi risposta. Ciò che viene imputato – per la maggiore – al Sindaco Luigi de Magistris è di non essere riuscito a incidere sui servizi essenziali, in particolar modo per ciò che riguarda i trasporti. Va premesso che l’ex magistrato non ha mai avuto bisogno di sotterrare i problemi sotto il tappeto e di essersi espresso in prima persona nei riguardi del problema con rammarico.
Eppure, nonostante il parere negativo in proposito mi trovi d’accordo, non posso – per onestà – non ricordare come de Magistris si sia trovato a combattere l’ostracismo della Regione (fondamentale per ciò che riguarda il tema) ed essere riuscito comunque a salvare l’azienda di trasporto pubblico ANM dal fallimento, scongiurando il relativo licenziamento dei suoi dipendenti. Negli anni, sono stati acquistati centinaia di nuovi autobus e dieci nuovi treni, sono state aperte le stazioni della Metro 1 di Toledo (definita dai più la più bella del mondo), Municipio, Università, Garibaldi e, recentemente, Duomo.
Ciò che, a mio avviso, va imputato a Luigi de Magistris è di non essere riuscito a costruire un movimento, demA, che potesse dare continuità al suo operato anche al termine del secondo mandato. La grande presenza caratteriale ne è stata croce e delizia, il suo spirito vittima di entusiasmi si è alimentato delle grandi passioni napoletane così come ne è rimasto schiacciato. Dopo gli audio pubblicati dal quotidiano La Repubblica, il Sindaco non è stato più lo stesso – forse resosi conto di non poter nulla contro i franchi tiratori ormai in numero sempre crescente – e la pandemia ne ha definitivamente sbiadito lo smalto. Per quanto riguarda la mia disamina, la più grande sconfitta di de Magistris si lega alle scorse elezioni regionali in Campania, quando non è stato capace di proporre un’alternativa a Vincenzo De Luca, quasi disinteressandosi della tornata elettorale.
Tutto questo, e tanto altro, è stato Luigi de Magistris Sindaco per Napoli, un uomo perbene, accogliente, mai incline ad alcun inciucio, ad alcun espediente che potesse minarne la figura onesta e fedele a quei dettami a cui rispondeva già con la toga indosso, un politico mai sostenuto da alcun grande partito e per questo osteggiato da ogni fronte istituzionale, locale o nazionale, ma amato oltremodo dalla sua gente, la marea arancione.
Luigi de Magistris lascia una Napoli migliore di quella presa in consegna dieci anni fa, una città più facile. Luigi de Magistris ha restituito a questa città una condizione che al Sud e ai vicoli di Napoli sembra dover essere preclusa per definizione: la speranza.
Grazie, Luigi!