Ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi… Inizia così il monologo di Roy Batty, appropriato quanto mai per riassumere quella che non è una normale campagna elettorale in vista delle Amministrative che si svolgeranno nel fine settimana a Napoli e in altri Comuni italiani. Un film inedito, il peggiore mai visto, con vecchi e nuovi attori interpreti di una trama per la quale persino il protagonista del fantascientifico Blade Runner avrebbe utilizzato le stesse parole.
Non è bastato assistere alla formazione della grande ammucchiata a sostegno del candidato del centrosinistra con parte del centrodestra e rivoluzionari pentiti dell’attuale Amministrazione saltati sul carro di Gaetano Manfredi. Non è bastata nemmeno la confusione in casa del candidato Catello Maresca tra liste bocciate e Piano Marshall annunciato niente di meno che per le buche stradali. Occorreva la ciliegina esplosiva sulla torta a opera dell’uomo che ha guidato le sorti del Comune e della Regione per circa vent’anni, Antonio Bassolino, il candidato outsider che al comizio per l’inaugurazione della sua campagna elettorale ha salutato gli intervenuti con compagne e compagni, per ritrovarsi al termine della stessa in una riunione che avrebbe dovuto restare segreta con i camerati dell’ex MSI e AN.
Il compagno Antonio Bassolino – come riferiscono le cronache per niente smentite – avrebbe stretto un patto in vista di un eventuale ballottaggio con coloro che non si sono riconosciuti nella candidatura del pm in aspettativa sostenuto con forza da Matteo Salvini, misteriosamente o forse provvidenzialmente privato della sua lista. Un’azione senza eguali in casa di ciò che ancora viene chiamata sinistra e di un personaggio politico con precedenti molto singolari non proprio riconducibili all’ortodossia dell’uomo a rappresentanza di quei valori.
Ministro nel terzo Governo Berlusconi, segretario nazionale del Nuovo Partito Socialista, forza politica componente del PdL, deputato nel 2008: un curriculum che per certi versi non dovrebbe meravigliare stando alle sue frequentazioni di ambienti e personaggi dell’estrema destra cui non interessa affatto il disastro ancora in atto delle balle eternamente presenti nelle terre martoriate tra Napoli e Caserta, dove le conseguenze sulla salute di bambini, donne e uomini ampiamente accertati continuano a far contare vittime innocenti di un’irresponsabilità per la quale neanche l’attuale Presidente della Regione – così attento a prorogare l’uso delle mascherine all’aperto – sembra aver indicato un piano effettivo di smaltimento già promesso nei suoi primi cinque anni di gestione.
Impossibile, per quanti hanno l’onestà intellettuale di fare memoria, non ricordare le scellerate fasi commissariali che hanno prosciugato risorse pubbliche senza giungere a un risultato positivo o le montagne di rifiuti, nel centro città come nei quartieri periferici, che letteralmente lambivano i primi piani delle abitazioni. Non possono le assoluzioni cancellare una mancata gestione ordinaria protrattasi anche nel corso della sindacatura di Rosa Russo Iervolino e che – piaccia o non piaccia, ma è storia – soltanto con l’avvento della prima Amministrazione de Magistris ha visto gradualmente scomparire quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo, compromettendo soprattutto la salute dei napoletani. Far finta di non ricordare per meschini calcoli politici è pura disonestà da parte di chi si ripropone giocando sulla scarsa memoria o, peggio, su giudizi preconcetti su chi ha ereditato una situazione disastrosa e una montagna di debiti.
Sarebbe utile sfogliare l’album dell’indecenza, le foto della vergogna di quegli anni, dare uno sguardo ai numeri dell’astensionismo, alla sfiducia generalizzata, alla voragine sempre più marcata tra cittadini e politica. C’è da chiedersi se quei numeri, quelle percentuali torneranno a farsi sentire, se la memoria avrà ancora la meglio sui risultati e sulle facili e non sempre veritiere previsioni. Se certe alleanze contro natura e talune forze politiche riusciranno nuovamente a trarre in inganno onesti cittadini il cui fine è il bene della città.
Troppo semplice occupare la poltrona di Palazzo San Giacomo sicuri dei favori del governo centrale e di quello regionale, delle ingenti risorse in arrivo nelle casse comunali tenute per dieci anni sotto scacco di un sistema e di un’informazione per niente compiacenti, neanche di fronte all’evidenza dei debiti non di pertinenza cittadina. La memoria, purtroppo, può fare brutti scherzi – quasi sempre in malafede – non solo ai tanti che si resero responsabili di quegli anni, ma anche a quanti hanno partecipato al perverso gioco dei boicottaggi di un sistema che ha ricattato, per il solo gusto di mettere nell’angolo, chi dello stesso sistema ha fatto a meno.
L’ultima parola passa ora ai cittadini e anche a quegli elettori dell’astensionismo che oggi hanno la possibilità democratica di dare una spallata definitiva a un modo di fare politica che ha mortificato una città la quale, nonostante tutto, è uscita dal coma e dalle fasi emergenziali di comodo che tanta fortuna hanno probabilmente portato nelle casse, ma non in quelle della comunità. Occorre che Napoli si ribelli ai senza vergogna e sappia tracciare un cammino possibile per il bene comune. In caso contrario, il ritorno agli anni bui e ai rifiuti di ogni genere sarà purtroppo la soluzione senza alternativa.