Restituiamo Nisida ai napoletani: questo lo slogan che troneggia su una delle locandine che il candidato a Sindaco Catello Maresca utilizza per la sua campagna elettorale, al grido di Con il cuore, senza paura. E così, senza paura, propone di restituire Nisida ai napoletani e ai turisti. Insomma, della bellissima isola dovrebbero godere tutti, purché non si tratti di giovani delinquentelli che non la meritano. È questo quello che si legge anche tra gli innumerevoli commenti dei suoi sostenitori, che parlano di un luogo che è ostaggio di operatori e assistenti sociali.
Eppure, Nisida appartiene già a dei napoletani. Peccato che si tratti di quelli che non piacciono a nessuno. Il carcere minorile ha rappresentato in molte occasioni un esempio di come sia possibile costruire un penitenziario che assomigli a comunità che si faccia carico dei suoi consociati e, in particolare, della loro gioventù. Ci sarebbero sicuramente moltissime riflessioni da fare sul modo di concepire la pena per persone così giovani, eppure nessuna di tali problematiche ci sembra possa essere risolta escludendo dalla città la comunità carceraria.
L’ex pm ha avuto modo di precisare che da aspirante sindaco trova assurdo negare a uno dei luoghi più belli al mondo una prospettiva turistica, da magistrato crede che l’istituto di Nisida vada sostituito con un polo rieducativo, dislocato altrove, che assicuri formazione e un immediato sbocco lavorativo. Per quanto concordiamo sulla priorità rieducativa rivolta ai giovani in area penale, non capiamo come la collocazione sull’isola di Nisida possa escluderla aprioristicamente, soprattutto perché si tratta di un istituto in cui gli operatori quotidianamente si sforzano di offrire ai minori e ai giovani adulti quelle opportunità che troppo spesso non hanno avuto.
Al di là dell’indeterminatezza di queste affermazioni, che si dimostrano mere dichiarazioni propagandistiche che tornano ciclicamente, tali propositi ci dicono molto di più sul modo di intendere l’intera comunità. Al candidato Maresca sfugge, forse, che si candida a essere Sindaco anche di coloro i quali vivono l’istituto di Nisida e, in generale, le carceri napoletane, per quanto il più delle volte ci si dimentichi che le persone detenute sono cittadini che hanno – o dovrebbero avere – pari dignità per l’amministrazione comunale.
Le stesse risposte sono state fornite dall’ex magistrato in numerose interviste riguardanti la zona di Bagnoli e il progetto di costruire lì un nuovo istituto penitenziario, progetto che ha definito follia. Concordiamo nel ritenere che si tratti di un proposito folle per innumerevoli ragioni, ma nessuna di queste è il turismo né la necessità di delocalizzare al di fuori dei centri urbani tali realtà. Soprattutto dopo che gli istituti penitenziari sono stati completamente impermeabili alla società esterna per decenni e flebili aperture sono state conquistate solo di recente. I motivi per cui non è utile costruire nuove carceri sono ben altri, primo tra tutti il fine stesso della pena, che Maresca da ex pm dovrebbe avere ben a mente.
L’elettorato prescelto sembra essere allora quello che spende e che ha voglia di vedere solo la parte più bella di Napoli, dove la criminalità e la marginalità non possano davvero scorgersi. Senza voler sminuire il valore del turismo per la città partenopea, che trova in esso una fondamentale risorsa, non bisogna dimenticare che non basta – per essere un buon Sindaco – puntare sull’aumento dei visitatori, rendendo la città appetibile soltanto a occhi esterni. Il primo passo fondamentale è renderla vivibile per chi la frequenta quotidianamente che, spesso, non trova più un posto da abitare o in cui vivere la propria socialità che sia realmente accessibile.
Mettere al centro il profitto significa avere in mente una gestione non pubblica dei beni comuni. Come Maresca ha dichiarato in più occasioni, ritiene che la gestione pubblica si sia dimostrata inefficiente e per questo la coalizione di destra si aprirà all’affidamento del territorio ai privati, senza criminalizzare chi legittimamente cerca un profitto. A noi sembra, infatti, che anzi questi siano i suoi interlocutori prescelti e che con tali promesse intenda proprio conquistare soltanto questa fascia dell’elettorato.
Mentre domenica si avvicina, e la corsa alle urne è impellente, ci piace sottolineare che Nisida non va restituita perché essa è già dei napoletani. Non solo perché dei cittadini vi abitano, ma anche perché è l’intera comunità a doversi fare carico di coloro che, soprattutto se giovani, intraprendono un percorso di rieducazione. Per quanto non sembri, questo confermerebbe la nostra identità di Stato sociale e non penale. Dunque, caro Maresca, con il cuore, senza paura, ma con un po’ di consapevolezza in più.