Ti volevo portare il saluto di tutti i pugliesi con grande affetto e rispetto, perché apprezzo lo sforzo che stai facendo per trovare una lettura di questo Paese, che si avvicina alle persone. Abbiamo ancora idee diverse su alcuni temi, ma la collaborazione generale, anche della Regione Puglia, sia una cosa che tu ti puoi legittimamente aspettare. […] Sta facendo un grande sforzo per delineare una visione di Paese, ed è uno sforzo che ha dei costi politici. Salvini è un politico che ha una sua onestà intellettuale. A pronunciare il pubblico elogio non è quel Raffaele Fitto ex Presidente della Regione Puglia passato da Berlusconi a Giorgia Meloni dopo vari passaggi in altri gruppi, ma Michele Emiliano (PD), non nuovo a esternazioni controcorrente al punto da spingersi fino a un vero e proprio endorsement in favore del Sindaco di Nardò, figura notoriamente vicina a CasaPound.
Una visione del Paese, quella di Matteo Salvini – portato agli onori del Viminale grazie alla felice intuizione del M5S del 32%, per la quale ha pagato presto un prezzo molto alto in termini di consensi –, che trova apprezzamento anche nel magistrato in aspettativa (mai dimessosi) candidato a Napoli, che evidentemente già dà segni di perdita di memoria riguardo a tutto l’impegno antimeridionale condito di epiteti e campagne di odio del leader di quella Lega razzista che, a quanto pare, Emiliano già immagina riappropriarsi nuovamente del governo del Paese e quindi da tenere in ottimi rapporti.
L’attuale Presidente della Regione Puglia, da buon esponente di quel Partito Democratico da tempo allo sbando, dove ciascuno si muove in ordine sparso, va per la sua strada come, del resto, il suo collega campano, ormai partito nel partito, nel silenzio prima di Nicola Zingaretti e oggi del Segretario Enrico Letta che non mostra, in occasione della propria candidatura a Siena, neanche il simbolo della sua forza politica. Continua a tacere, il nipote dello zio, conservando un atteggiamento distaccato di scuola di casa Letta. Meglio lasciar fare, va bene il partito uno e trino di Napoli purché, poi, al ballottaggio il candidato calato dall’alto Gaetano Manfredi sia sostenuto anche da quel Bassolino messo alla porta dal partito ufficiale ma difficilmente disponibile a farsi da parte.
Ovviamente, tutte ipotesi e nulla di scontato. Le due più recenti Amministrative sappiamo bene come sono andate a finire, ma questa volta il Partito Democratico non intende restare ancora a guardare, la posta in gioco è troppo alta e, allora, ben vengano le quattordici liste di sostegno all’ex rettore, ben vengano i fuggiaschi, perché tutto fa brodo, un’illusione non si nega mai.
L’arca del PD è tanto grande da non lasciare a terra nessuno e il caso Napoli è davvero emblematico: c’è di tutto, persino esponenti di Forza Italia, con molta probabilità anche i potenti Cesaro e addirittura l’ex coordinatore cittadino che guiderà la lista azzurra. Non poteva mancare, poi, la sinistra (?) con i fuggiaschi dell’attuale Amministrazione, tra i quali qualche assessore fino a qualche giorno fa al lavoro a Palazzo San Giacomo a difendersi dall’odiato PD, d’un tratto divenuto casa amorevole e accogliente… E se non ti accoglie? Ecco che parte l’immancabile appello sottoscritto da una parte dell’intellighenzia della città.
Poteva non salire, poi, sull’arca del candidato PD-M5S l’immancabile Sindaco di Benevento Clemente Mastella? Giammai! Ci sarà – eccome! – con la lista Noi Campani e, giusto per chiudere il cerchio, anche il partitino sempre più ridotto di Matteo Renzi. Una vera e propria accoglienza dalle braccia larghe, quella del PD, che questa volta non intende perdere nuovamente il governo della città in una fase unica mai accaduta dal dopoguerra a oggi. Un fiume di risorse che metterà tutti d’amore e d’accordo, soprattutto con la complicità del movimento pentastellato.
Non a caso, il Presidente della Camera Roberto Fico si è affrettato a sottolineare che si tratta di un’operazione più che necessaria per il bene della città. Quando si dice avere il senso delle istituzioni, quello stesso smarrito quando si lottava per l’abolizione del debito ingiusto che ha messo in ginocchio le finanze comunali. Dov’erano, allora, i rivoluzionari a quattro stelle? Dov’erano il Presidente Fico, il superministro Luigi Di Maio e gli esponenti campani fantasma? Troppo impegnati, da una parte a contrastare Vincenzo De Luca e, dall’altra, ad accaparrarsi la poltrona della vicepresidenza regionale. Questa volta, invece, l’operazione arca è stata avallata anche con la benedizione dell’ex Presidente Conte, che comincia a preoccupare – pure lui – per la perdita di memoria, accusando Salvini per i vergognosi Decreti Sicurezza che portano anche la sua firma.
Della baraonda della solita politica piccola e mediocre scriviamo da tempo. Abbiamo sperato che la catastrofe pandemica avesse in qualche modo dato una sterzata a una realtà che da oltre un ventennio ha visto soltanto degrado e degenerazione umana, sociale e istituzionale. Credevamo che una presa di coscienza collettiva aiutasse a uscire dai soliti schemi di quella politica affaristica e di convenienza. Alcune forze che si sono proposte come alternativa al sistema hanno avuto la fiducia di molti cittadini, fiducia mal riposta in quei tanti che hanno prevalentemente attuato il contrario di tutto quanto detto e ridetto in ogni salsa.
Ricostruirsi una verginità è operazione impossibile, la credibilità non si recupera tanto facilmente. Taluni comportamenti, le omissioni sul piano politico e amministrativo sono espressione della volontà precisa di non fare gli interessi della collettività. Contrariamente, è soltanto incapacità e il momento non consente di avere tra i banchi consiliari mezze cartucce o nemici della comunità.
L’elettorato faccia anche questa volta la sua parte, respinga le operazioni piovute dal cielo, mandi a casa transfughi, voltagabbana, opportunisti, affaristi e dia un segnale di discontinuità con la mediocrità della politica e del consociativismo opportunistico, del PD ma non solo, che aggiunge soltanto danni su danni, facendo pagare ancora una volta ai cittadini un ritorno agli anni bui delle mani sulla città.
ma davvero ha parlato, lui un magistrato, in modo così sgammaticato? sembrava fantozzi e filini alla partita di tennis. una vergogna!!!