Io sono un prete e per quanto abbia letto e studiato, e mi sforzi ancora di farlo, tutto il voluminoso dossier, così elegantemente rivestito di formule e di titoli affascinanti, che da mani a mani, dall’Europa è giunto fino a noi, avverto la sensazione che manchi ancora qualcosa, come prete e come uomo del Sud sento – vorrei tanto sbagliarmi – che a questo Piano “nazional-europeo manchi il Sud. Manchi il Sud nella sua specificità di questione morale e politica e, quindi, democratica. E se manca il Sud in quanto tale, mancano anche i poveri nella loro drammatica peculiarità.
Il prete in questione è don Mimmo Battaglia, come ama essere chiamato l’Arcivescovo di Napoli. C’è voluto lui, un prete appunto, per denunciare con una lettera aperta alla politica l’ennesima rapina al Sud Italia.
Ho visto, e vedo, le ingiustizie inflittegli anche da chi – a causa di un antico e reiterato preconcetto – considera il Sud una zavorra e non una risorsa, credendo di poter agganciare il treno dell’Europa abbandonando sul binario morto quella parte del Paese che in più di mezzo secolo gli ha offerto non soltanto le braccia per le industrie, ma anche le intelligenze.
Una lettera che ha fatto commuovere la Ministra per il Sud Mara Carfagna proprio mentre due politici meridionali, ex sottosegretari nel Governo Berlusconi, andavano ad aggiungersi alla lunga lista di parlamentari indagati e condannati: Nicola Cosentino, condannato in appello a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa e accusato di essere stato il referente politico del clan dei Casalesi, e Antonio D’Alì, condannato in appello per concorso esterno a sei anni, ritenuto a disposizione dei Messina Denaro.
Ma le coincidenze non finiscono qui nei giorni del G20 sull’ambiente nella città e nella regione della Terra dei Fuochi, nel triangolo della morte dove don Patriciello, un altro prete di periferia, da anni denuncia i roghi abusivi e lo sversamento illegale di rifiuti industriali. Non finiscono qui nella regione delle balle mai smaltite che lo sceriffo di Palazzo Santa Lucia aveva assicurato di far sparire mentre tumori e malformazioni congenite continuano a provocare la morte di donne, uomini e bambini, come certificato anche dall’Istituto Superiore di Sanità nel rapporto conclusivo frutto dell’accordo siglato nel giugno del 2016 con la Procura di Napoli Nord.
Ai parlamentari del Sud impegnati in tutt’altri affari risponde, infatti, un ex Ministro del Nord, leader della forza politica che per anni ha vomitato quanto di peggio su Napoli e l’intero Meridione, che nelle stesse ore ha presentato il proprio simbolo per la lista della Lega a sostegno del magistrato in aspettativa candidato a Sindaco, con la scritta prima Napoli, come ieri la Padania, il Nord, gli italiani e prima chi conviene. Il magistrato anticamorra dal curriculum ineccepibile in quanto al contrasto alle attività criminali sembra, tuttavia, soddisfatto che la sua candidatura – che assicura essere civica (almeno su carta) – sia sostenuta dalla forza politica dei Cosentino e dei D’Alì e dall’odiatore seriale di meridionali e immigrati che da tempo semina odio prendendosi soltanto qualche pausa da Ministro dell’Interno al Papeete di Milano Marittima.
Dove finirà l’accorato appello di don Mimmo Battaglia alla politica capace soltanto di commuovere la Ministra per il Sud, ben consapevole dell’ennesima rapina che anche il Sindaco de Magistris, in occasione dell’incontro dei cinquecento Primi Cittadini meridionali, ha denunciato? «Il Governo Draghi, sotto la spinta di una componente fortemente settentrionale, rivede i criteri assegnando al Mezzogiorno solo il 40% dei 200 miliardi del Recovery». Sarà il rinsavito Matteo Salvini impegnato a sostenere Catello Maresca, in compagnia di Forza Italia e dei suoi parlamentari del Sud, a fare da garante del Mezzogiorno, a lottare per una ripartizione più equa dei fondi del Recovery e, magari, a sottrarre risorse ai territori padani?
Un marasma senza fine dove tutto può accadere, dove la politica del bene comune è stata travolta da quella degli interessi particolari, territoriali, degli ambienti che contano. Un marasma dove a far da garante è un nugolo di cani sciolti di quella politica piccola e mediocre i cui tentacoli ormai hanno letteralmente invaso grandi metropoli e piccoli Comuni, attenti come sono a preservare l’immagine dei partiti o movimenti di riferimento utili a occupare tasselli ancora scoperti per allargare la maglia del potere, persino rinunciando ai propri simboli. Importante è esserci per contare domani in caso di vittoria. Tutto ha un prezzo nella logica perversa di una politica svuotata e inconsistente.
Occorre riconquistare quei territori dove, per ben dieci anni, qualche folle fuori dal sistema ha governato nonostante il boicottaggio dell’apparato senza un’accusa di malaffare, di ruberia, di vicinanza alla criminalità organizzata, e pure senza mai aver trovato un solo scheletro nei tanti armadi e armadietti del Palazzo. Occorre chiudere quelle finestre dello stesso Palazzo spalancate nel 2011 e amministrare la città ripulita dei debiti – almeno secondo gli impegni presi per convincere gli interessati a candidarsi –, attendere la pioggia di risorse e cominciare la narrazione sull’incapacità di chi li ha preceduti, narrazione cui contribuiranno voltagabbana e opportunisti, attori indispensabili della politica del nulla.
Cadrà nel vuoto l’accorata lettera alla politica di don Mimmo Battaglia o segnerà l’inizio di una consapevolezza, di una vera e propria presa di coscienza che potrà venire soltanto dal basso, da quelle comunità dove la politica è vissuta giorno dopo giorno affrontando i bisogni della gente, dando risposte concrete e perseguendo obiettivi a breve e lungo termine?