Lo scorso maggio abbiamo assistito ancora una volta a bombe, razzi e violenze in Medio Oriente. E i media, soprattutto i nostri, si sono accorti che in quell’area c’è ancora un conflitto. Immagini e parole hanno continuato a narrare sempre la stessa storia, le stesse dinamiche. Nell’ultimo caso, una questione di espropri di case palestinesi a Sheikh Jarrah, un piano di sgomberi, la protesta degli abitanti, il lancio di razzi da Gaza contro Israele e i pesantissimi bombardamenti della Striscia di Gaza. La parola occupazione è stata, come di consueto, bandita e con essa tutti gli innumerevoli soprusi e violenze che in Palestina sono costretti a subire ogni giorno.
La gran parte dell’opinione pubblica italiana sposa con facilità questa versione dei fatti confezionata e ben rodata da anni, tanto più che lo Stato di Israele viene costantemente considerato paese democratico e amico dell’Italia ed esponenti di quella che una volta era una forza di sinistra non hanno esitato ad avvolgersi nella bandiera israeliana insieme a tutti i dirigenti della politica nostrana.
Cosa importa davvero di quello che avviene in quei lontani territori? Sappiamo poco o niente e, per i più, va bene così. Ridotte al minimo storico le forze di sinistra, manca il terreno fertile per la crescita di una coscienza internazionalista e resta solo, per ora, l’impegno costante di piccole associazioni, gruppi, qualche sito e singoli che continuano a informare e a sollecitare azioni a favore della popolazione palestinese e delle forze di pace in Israele.
Da maggio a oggi, a Gaza, la situazione resta tragica: il meccanismo sulle trattative per la ricostruzione rende difficile l’arrivo degli aiuti e l’ingresso del materiale. Se le macerie sono state rimosse, i danni restano, i morti, i feriti e tutte le misure disumane imposte a una popolazione che vive in una vera e propria prigione a cielo aperto. Il nuovo governo di Israele, guidato da Naftali Bennet, un imprenditore milionario, ultranazionalista religioso, vicino ai coloni, non lascia certo speranze di un cambio di politica nei confronti dei palestinesi.
Nel mondo vi sono state molte manifestazioni contro la politica di apartheid di Israele ai danni della popolazione palestinese e in molte città italiane centinaia di giovani sono scesi a protestare. Quello che possiamo fare è continuare a tenere viva l’attenzione sulla questione, informando e promuovendo iniziative di solidarietà.
Nel Salento, per il 15 luglio, a Corigliano d’Otranto, presso Lu Mbroia, abbiamo promosso una giornata di informazione con interventi, interviste, una mostra fotografica, un banchetto di prodotti palestinesi e musica.
Tanti sono gli artisti che hanno aderito e chi non poteva esserci si è prenotato per una prossima occasione. E speriamo davvero che di altre iniziative ce ne siano ovunque e sempre più numerose. I proventi raccolti andranno a GAZZELLA ONLUS, un’associazione senza fini di lucro che si occupa di assistenza, cura e riabilitazione dei bambini palestinesi feriti da armi da guerra, essenzialmente nel territorio di Gaza e soprattutto attraverso l’attivazione di adozioni a distanza dei bambini feriti.
Per info e prenotazioni: 3381200398
Contributo a cura di Marisa Manno, Rete per Gaza Salento
Marisa Manno è nata in Belgio, seconda di sei figli di una famiglia originaria del Salento. Ha fatto politica da giovanissima, poi all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, dove si è laureata, e successivamente nelle organizzazioni politiche internazionaliste. Dal dicembre 1989 è cittadina onoraria palestinese, impegna tutte le sue energie nelle iniziative politiche e umanitarie a sostegno della causa del popolo palestinese, fa parte della rete internazionale delle Donne in nero contro la Guerra e dell’Associazione per la Pace in Palestina.